29 marzo 2005

libri_saggi Disobbedienza civile elettronica (apogeo 2004)

 
Dai manuali tecnici all’impegno politico. L’editore milanese Apogeo traduce un classico del mediattivismo per mostrare che in Rete non vince chi ci mette più denaro ma chi ha maggior fantasia e creatività. Da Indymedia a RTMark, da Etoy all’Electronic Disturbance Theater…

di

Secondo Manuel Castells, sociologo urbano e grande studioso dell’età dell’informazione, “nella coevoluzione di internet e della società, la dimensione politica della nostra vita è stata profondamente trasformata” (Galassia Internet, 2002). La rete ha rivoluzionato i modi di fare politica attiva, offrendo ai movimenti uno strumento di organizzazione, comunicazione e lotta senza precedenti. Una situazione alla cui evoluzione i collettivi che coniugano pratica artistica e attivismo politico hanno dato un contributo essenziale, come dimostra efficacemente lo studioso australiano Graham Meikle in Future Active, un lavoro del 2002 finalmente introdotto in Italia dalla casa editrice Apogeo nella traduzione di Stefano Gulmanelli.
Il merito essenziale dell’agile lavoro di Meikle sta nell’aver innestato su un paio di fondamentali direttrici teoriche, come la distinzione tra Internet Versione 1.0 e Versione 2.0, tra media alternativi e media tattici, una serie limitata ma significativa di case history esemplari.
La distinzione tra versione 1.0 e 2.0 descrive la rete, con una semplificazione forse un po’ rigida ma di indubbia efficacia, come territorio conteso, spazio di conflitto tra una concezione aperta e una chiusa, tra una visione di libertà e la volontà di controllo espressa tanto dall’autorità politica quanto dai signori dei media. Due mondi che trovano la loro rappresentazione emblematica rispettivamente nella mobilitazione di Seattle (e nella nascita del circuito degli Indipendent Media Center, ossia il network di Indymedia, nel novembre 1999) e nella colossale fusione tra America On Line (AOL) e Time-Warner.
etoy
Ai movimenti politici e attivisti, la rete (nella sua versione 1.0) offre sostanzialmente due possibilità di azione politica: quella di sviluppare strumenti di informazione alternativa, capaci di contrapporsi in maniera efficace all’informazione standardizzata dei media ufficiali (si pensi al formato open publishing di Indymedia, ma anche alla risonanza di siti di controinformazione come McSpotlight, che raccoglieva gli esiti di una battaglia giudiziaria contro McDonald’s, e alle conseguenze dell’emigrazione in rete di B92, la radio indipendente di Belgrado, durante i bombardamenti Nato in Jugoslavia); e quella di utilizzare in senso tattico le sue risorse e i suoi protocolli. È qui che l’attivismo artistico dà il suo contributo essenziale allo sviluppo delle potenzialità politiche della rete: con operazioni come il sito GWBush.com, il fake realizzato dai prankster americani di RTMark che, in piena campagna elettorale, interveniva con ironia sui contenuti del sito ufficiale lasciandone intatto il layout (facendo pronunciare alla vittima una frase che ha fatto storia, “ci dovrebbero essere dei limiti alla libertà”). Come la Toywar, guerra di informazione combattuta e vinta dal collettivo Etoy contro la multinazionale eToys.com; o come Floodnet, un’operazione di zapatismo digitale lanciata con efficacia nell’agosto del 1999, in occasione del festival Ars Electronica, dall’Electronic Disturbance Theater (EDT), coniugando un sit-in virtuale volto a bloccare il sito del presidente messicano Zedillo con tattiche di guerriglia mediatica.
Perché in Rete, conclude il libro, non vince chi ci mette più soldi ma chi ci mette più fantasia.

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domenico quaranta


Graham Meikle – Disobbedienza civile elettronica
Apogeo, Milano 2004. Traduzione di Stefano Gulmanelli
212 pagine – ISBN 88-503-2169-4 – 16,00 euro
Info: www.apogeonline.comapogeo@apogeonline.com


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