07 ottobre 2005

exibinterviste – la giovane arte Stanislao Di Giugno

 
Studi in medicina, letture importanti e poca voglia di nascondere la propria sensibilità. Incontro con Stanislao Di Giugno: le influenze, gli interventi, il paradosso di uno studio che non c’è più. Per ripensare l’uomo e i suoi spazi…

di

Cosa consideri determinante nel percorso di un artista?
Sentirsi sempre e ovunque nel luogo sbagliato. Prendere coscienza che, indipendentemente dall’area di ricerca, se si va in profondità, allora si può trovare ogni cosa.

Parli da outsider. La tua formazione?
Liceo scientifico e studi in medicina. Ma considero la mia una formazione comunque umanistica, perché della scienza mi ha sempre affascinato il lato speculativo.

Te la senti di descrivere, in poche righe, la tua ricerca?
Mi interessa guardare alla realtà da un altro punto di vista. Mi interessa l’uomo e il suo rapporto con lo spazio e il tempo, con l’architettura sociale. E mi interessa, partendo da una realtà data, manifesta, trovare e svelare aspetti e contenuti non dati, non manifesti. In genere arrivo al risultato con sottili modificazioni formali che fanno della realtà data una meta-realtà.

Quali gli artisti che hai amato e che segui?
Hieronymus Bosch, Arnold Böcklin, Giorgio de Chirico, Francis Bacon, Gerhard Richter. Ma anche Manzoni, Boetti e tanti altri. Più di tutti, a dire il vero, sono stato influenzato da saggi e romanzi di varia natura: Borges (che è meglio di un acido), Pasolini, Marcuse, Debord.

Pregi e difetti? Tuoi, non di Borges…
Un mio pregio è sapere quello che voglio e capire quello che vogliono gli altri: credo di avere un forte sesto senso. Un difetto è quella sorta di paralisi che mi impedisce, a volte, di trasformare le idee in lavori. Un altro difetto è un certo pudore nel chiedere, limite che spesso non mi fa attraversare porte già aperte.
Stanislao Di Giugno, installazione presso il Forum Austriaco di Cultura, Roma, 2004
E nella vita?
Sono maniaco-depressivo. Mi esalto con poco e mi deprimo per niente. Ho bisogno, ogni giorno, che qualcuno mi dica che sono bravo.

E a chi tocca l’incombenza?
A Lucia. Viviamo insieme da qualche anno, e ogni giorno mi chiede con lo stesso entusiasmo cosa penso e cosa faccio.

Come va con gallerie e collezionisti?
L’Union arte contemporanea, l’associazione Zerynthia di Roma e la Dena foundation di Parigi mi hanno permesso di mettere in pratica alcuni progetti e di fare esperienze all’estero. Per quanto riguarda le vendite, non mi pare che a Roma il collezionismo di arte contemporanea sia così sviluppato. Si vendono bene lavori commerciali oppure di artisti già affermati ed internazionalmente riconosciuti.

Sei soddisfatto di come è stato interpretato finora il tuo lavoro?
È una domanda difficile. Il lavoro di un artista ha sempre diverse chiavi di lettura, e sta a lui fornire gli strumenti per accedervi. Altrimenti è facile che venga male interpretato o non capito del tutto, ed è toccato anche ad alcuni lavori miei. Tra quelli che hanno scritto su di me, cito Lorenzo Benedetti, Marcello Carriero, Robert C. Morgan e Gregory Volk.

Dov’è il tuo studio?
Non ho uno studio, da almeno tre anni. Quando lo avevo nessuno era interessato al mio lavoro. Avere limiti economici, stare senza uno studio e non avere mezzi in generale mi ha fatto progredire più di tutti gli anni trascorsi a dipingere comodamente nella casa-studio dei miei genitori.

Un bel paradosso…
Sì. In questo senso l’interesse degli ultimi anni per gli artisti dell’est europeo e dei diversi sud del mondo, e che a mio avviso non è solo un trend, è dovuto al fatto che hanno davvero qualcosa da dire ma anche pochi mezzi per dirlo.
Stanislao Di Giugno, Tappeto volante, 2005
Quanto influisce Roma, la città in cui vivi, con la tua produzione?
Vivo a Roma per comodità. Avendo la possibilità ed essendo meno pigro andrei a vivere altrove: Parigi, New York, Berlino (che adoro). Ma potrei starmene indifferentemente ovunque, semplicemente perché ci sono aspetti della realtà della civiltà dei consumi, base e stimolo per il mio lavoro, che sono rintracciabili quasi in ogni angolo del mondo.

Quale la tua esperienza più bella?
Quando ho partecipato, l’anno scorso, ad una collettiva al Forum Austriaco di Cultura, a Roma. È stato particolarmente interessante rapportarsi ad uno spazio carico di storia e fortemente caratterizzato.

In quell’occasione hai preso di mira il “carattere” nazionale…
Sì, ho modificato l’imponente scritta “AUSTRIA” che si trova sulla facciata dell’edificio all’ingresso, sovrapponendo in plexiglass i caratteri che la compongono ma rovesciati specularmente. In più, ho costruito una scala di gommapiuma con le sembianze di una vecchia scala di legno, distrattamente appoggiata al muro che separa l’istituto austriaco da quello giapponese.

Cos’è che ti ha particolarmente soddisfatto?
Sono contento del risultato perché all’aspetto comunque parziale, socio-politico, del lavoro, sono riuscito ad unire un aspetto più generale, concettuale. Esprimere, cioè, attraverso una scala che non porta da nessuna parte, inutilizzabile, il tentativo frustrato da parte dell’uomo di superare qualsiasi limite. Stessa cosa presso la galleria L’Union, dove ho sviluppato una serie di lavori legati al più generale tentativo dell’uomo –nella fattispecie di un immigrato magrebino– di emanciparsi dal proprio destino.

Giovani artisti italiani: chi può farcela e chi è, invece, sopravvalutato?
Diego Perrone, Italo Zuffi, Micol Assaël, Pietro Roccasalva. Sono i primi nomi che mi vengono in mente, un po’ perché apprezzo il loro lavoro, un po’ perché le gallerie importanti cui sono legati possono promuoverne il lavoro anche all’estero.

Non fare il diplomatico, ti sono stati chiesti anche i sopravvalutati…
Sopravvalutati? Tutti quelli che non ho citato.

exibinterviste – la giovane arte è una rubrica a cura di pericle guaglianone

bio:Stanislao Di Giugno nasce a Roma, dove vive, nel 1969. Personali: Reverse Angle, L’Union Arte Contemporanea, Roma. A cura di Lorenzo Benedetti ed Emanuela Nobile Mino (2005). Tra le collettive: USUK 2. Three Colts Gallery, Londra; ART OMI. International Artists’ Residency, New York; MASAI ART FACTORY “Honey Money? Il gusto dei soldi”, ASSAB ONE, Milano; Un suono diverso, RAM, Zerynthia, Roma (2005); 3500 cm², Poster d’artista, a cura di Lorenzo Benedetti; MACROVIdeoteca. MACRO, Museo d’Arte Contemporanea, Roma; Invocazione all’Orsa Maggiore / Anrufung des Großen Bären, Forum Austriaco di Cultura a Roma. A cura di Lorenzo Benedetti e Sthephan Schmidt-Wulffen; ON AIR: video in onda dall’Italia, a cura di Andrea Bruciati e Antonella Crippa, sedi varie; Le Signal. Incontri internazionali di videoarte, Biarritz; Scatola di montaggio. Rassegna di videoarte, La Posteria, Fondazione Mazzotta, Milano (2004); 1234567890 – Ten Young Italian Artists’ Installations About Time Lapse, Hotel Le Meridien ART + TECH, Lingotto, Torino, a cura di Raffaella Guidobono in collaborazione con Artissima 10; The VIDEO Game, Galleria Pianissimo, Milano, a cura di Antonella Crippa (2003); Autori/Tratti/Italiani, Gallerie Costiere di Pirano, Galleria Civica (Slovenia), a cura di Antonio Arèvalo e Aurora Fonda (2002).

[exibart]



6 Commenti

  1. “…un po’ perché le gallerie importanti cui sono legati possono promuoverne il lavoro anche all’estero. ”
    “…capire quello che vogliono gli altri”
    che dire, resto ammutolito di fronte a tale stratega!

  2. a. definire borges “meglio di un acido” è, tecnicamente, peccato mortale.
    b. tu non sai neanche che vuol dire maniaco-depressivo, ti piace solo il suono della parola e l’effetto che fa sulla gente. passa una settimana con me, e ti ci faccio diventare davvero schizzato.
    c. la modifica della scritta AUSTRIA entrerà sicuramente nella storia dell’arte, stai tranquillo. ha tutto: originalità, potenza e impatto visivo. proprio, sì.

  3. christopher walken, vampiro-asceta in THE ADDICTION (1996) di abel ferrara: “the first thing you’ve got to remember is that you’re not a person, you’re nothing. nothing”.

  4. e a seguire, sempre lui: “you think you understand, but you understand nothing, nothing! i’ll show you who you are. i’ll teach you WHAT HUNGER IS”.

  5. ripsondo a nameless..
    Parli di America… non conosci neppure la loro cultura e i “meccanismi” dell’arte da quelle parti!
    A me personalmente non piace moltissimo come lavorano lì gli artisti: l’unica cosa che “va” di più è “illustration” illustrazione …fanno solo quello gli artisti giovani di oggi (la maggior parte) le gallerie vogliono solo quel “genere” di lavoro appunto perchè potrebbe essere più “commericiabile” come ora qui in Italia fanno quasi solo questa “arte digitale” che solo pochi sanno fare bene ma lo fanno tutti come se glielo avesse ordinato il dottore…
    Non mi piace l’idea che se va di moda una cosa fanno tutti quello… non è arte. Anche se alcuni di loro fanno delle belle cose ma non mi piace il concetto di usare tutti la stessa identica forma d’arte senza un minimo di ricerca e di “tocco” personale.

    L’arte poi non va giudicata solo per la sua forma ma come la forma è legata al concetto.
    Come l’artista lega appunto la forma al concetto e vice versa.
    La sua capacità intellettiva nonchè la sua bravura nell’essere artista si vede da questo. Poi naturalmente dallo spessore del concetto e dalla qualità e dalla bravura della tecnica qualsiasi essa sia. Anche da come cerca di trovare forme nuove, materiali nuovi, da come ogni materiale è legato al concetto da come decontestualizza il concetto.
    Creando diversi livelli in un opera e non solo “un’opera” una “scultura” “un dipinto” una “foto” solo per la bellezza estetica.

    Come si fa a fare quello cha fanno tutti? Come fi fa a non avere delle idee proprie come si fa a definirsi artisti se poi non si sa neppure da dove si comincia a fare ricerca sia al livello concettuale che a livello di “forma” per realizzare le proprie opere.

    Per la questione dell’artista critico in America ti sbagli. Inoltre non sai neppure che significa “spaghetti e mandolino” questi luoghi comuni e frasi fatte…
    Come dicevo prima se non conosci a fondo la cultura e la mentalità di un paese (che non si “impara” nel viverci per un peiriodo ci devi proprio crescere per entrare nella loro mentalità)
    non fare perfavore l’Italiano “patetico” e complessato…

    Pensiamo invece al nostro di paese… i galleristi stanno diventando tutti dei commercianti, l’artista giovane non viene proprio considerato a priori. Perchè in Italia nessuno ha il coraggio, il coraggio di imporsi. Il coraggio di credere e di investire nell’arte vera, di concetto, di qualità dal punto di vista concettuale che formale.

    Parlo non solo a te ma in generale:
    Poi dicono che l’arte non si può definire come un commercio (io sono d’accordissimo) ma i galleristi di oggi e il sistema stanno facendo proprio questo: hanno in testa solo il commercio, e gli artisti giovani di oggi, che non difendo se assecondano questo tipo di meccanismo, vanno con l’onda cioè seguono gli schemi che i galleristi impongono.
    Se non vogliamo definire l’arte un’attività, un lavoro, un commercio non difendiamo il sistema Italiano di oggi. Gli artisti dovrebbero essere più coraggiosi e così anche i galleristi.
    Non sto facendo di tutta un’erba un fascio ci sono persone in Italia che per fortuna si comportano diversamente e ci sono artisti giovani anche che hanno una loro linea, una loro personalità, una loro arte, una loro mente che lavora bene e sono molto più forti e coraggiosi di chi banalizza l’arte. Infatti sono i più “attaccati” e rimango sempre dell’idea che è solo per invidia… di non avere i loro coraggio e la loro arte.

    Io la vedo così voi pensate, fate, agite come volete.
    Le chiacchiere stanno a zero comunque alla fine verrà premiato e vedrà i risultati che si merita nonostante il sistema o il paese dove lavora… chi lavora sodo e seriamente, chi ha le “p…le” e una buona dose di umiltà (la quale è fondamentale per un’artista e lo onora come uomo) ma da ciò che ho potuto vedere ultimamente tra voi tutti (quasi tutti) la parola umiltà manca proprio dal vostro vocabolario… specialmente a chris.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui