19 dicembre 2006

fino al 5.I.2007 Fabio Viale Torino, Gas Art gallery

 
Il condizionamento delle masse. Attraverso l’allucinazione ed il miraggio, ovvero il culto dell’immagine. Una personale composita che, con eleganza e discrezione, spazia dalla videoarte alla scultura…

di

Ciò che appare, che si palesa con ingannevole immediatezza, codifica e regolamenta la percezione della realtà. Guida i desideri e i bisogni dell’individuo medio, sia esso consumatore di prodotti commerciali, oppure di valori etici, culturali o religiosi. Molto di quello che seduce diviene indispensabile, irrinunciabile. La recente produzione di Fabio Viale (Cuneo, 1975; vive a Torino) rimanda appunto al culto dell’apparenza, all’inebriante potere dell’inganno, ma anche alla diffusa idolatria dell’oggetto inteso quale bene materiale.
A testimoniare l’estrema versatilità espressiva e tecnica dell’artista, le opere in mostra presentano una natura decisamente varia: si tratta di sculture, installazioni (Flat Line, 2006, putrella di marmo bianco poggiata su basi), stampe lambda e video.
I souvenirs di Viale sono le tracce rintracciabili dei condizionamenti collettivi, retaggio sociologico di input e valori costruiti su impalcature fittizie. Frammenti di miraggio che si disgiungono e rimangono a terra, insomma, concreti perché materializzati. Emblematico del concetto di condizionamento è sicuramente Ridi–Sorridi, filmato su dvd in cui un cane muove muso e bocca a comando, sulla falsa riga delle espressioni umane.
Altro aspetto pregnante, che nulla ha a che vedere con una volontà dissacratoria, è l’impulso irresistibile a sottrarre e separare virtualmente parFabio Viale, Pneuma, 2 ruote, marmo nero - 55 x 35 x 20, 2006 ticolari porzioni di opere d’arte di grande riconoscibilità. Eccezionali bottini che indirizzano su di sé l’attenzione dello spettatore e divengono punto di partenza per confronti e riflessioni. Accade con il pene ed i testicoli di un David del tutto ignaro, e con la testa di Marconi, staccata dal suo busto fiero e tenuta serenamente sotto un braccio, come si farebbe con un pallone. La mutilazione più suggestiva, probabilmente, è quella riguardante la Pietà di Michelangelo: a grandezza naturale, il Cristo marmoreo rapito alla pia stretta della Vergine Maria è deposto al centro della sala, davanti all’immagine muta della sua assenza. La stampa in bianco e nero che fa da fondale presenta, con nuda verosimiglianza, i solchi prodotti dai colpi che avrebbero consentito il distaccamento.
Conclude l’esposizione una serie di sculture raffiguranti semplici artefatti ricavati dall’incontro di pneumatici illusoriamente plasmabili, dal battistrada intagliato sulla superficie liscia e fredda, intrecciati a formare morbide legature in marmo nero (Nodo e Due ruote).

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Fabio Viale – Souvenirs – fino al 5 gennaio 2007
Torino, Gagliardi Art System Gallery, c. so Vittorio Emanuele II, 90 tel. + 39 011 197.000.31 – orari: dal martedì al sabato, dalle h 15.00 alle 20.00
ingresso: libero – per info: gallery@gasart.itwww.gasart.it


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7 Commenti

  1. sarà bravo, ma perchè questa eccessiva finitezza del marmo? Trovo molto più contemporaneo un non finito di michelangelo, no no bisogna andare oltre il perfezionismo tecnico…tutti questi significati poi!

  2. infatti per essere un bravo scalpellino è arrivato fin qui a soli trent’anni, michelangelo, con tutto il rispetto, è diventato michelangelo solo dopo essere morto già da un po!
    odio lìipocrisia e l’invidia…io sono una scultrice non mi sento inferiore a nessuno, ma se c’è qualcuno che riesce a trasmettere delle emozioni con il solo uso di un banalissimo pezzo di marmo che venga pure!!l’arte è bella perchè è un mondo fantasticamente misterioso nessuno di noi sa cosa sia, quindi smettila di fare il saputello e di dire che l’arte e tutt’altro!

  3. Se la valutazione di un artista o presunto tale, si basa esclusivamente su questioni tecniche allora siamo fuori strada.
    E non è una questione di invidia o ipocrisia.
    Qualsiasi bravo artigiano della versilia è in grado di fare quello che fa Viale.
    La cosa che urta è che simili manufatti, di buona fattura artigianale appunto, vengano presentati come opere d’arte.
    Non vi si trova mistero, tensione, sentimento, poesia…bellezza, solo freddo mestiere di pantografo. Poi il tentativo di trasportare il tutto su un piano concettuale risulta francamente ridicolo.
    Comunque se vi piace… ci mancherebbe altro… ma non si facciano paragoni col Buonarroti, perchè così dimostrate di non aver capito proprio niente.

  4. lollo ti trovo alquanto impertinente !
    riesci a comprendere l’equilibrio delle sculture di Viale, la loro fragilita’ , hai mai sofferto quanto lui per un ‘opera , come credo sia accaduto, andata in frantumi ……?
    cio’ che e ‘ effimero E’ARTE , CIO CHE STA IN PRECARIO EQUILIBRIO TRA SPAZIO E TEMPO LO E’ ,se poi consideri che Viale
    ci mette anche il cuore e i polmoni ed e’ piu’ che sufficiente per definirla ARTE ;

    dammi retta Lollo riponi le enciclopedie

  5. Caro Buro se gli si rompono le aggiusta o le rifà; la pena e la fatica dello scolpire son fatti suoi.Possibile che tutto si esaurisca su dettagli tecnici e fatica muscolare? Siamo a livello di fiere strapaesane.
    Si esprime un giudizio su quello che si vede; e per me c’è solo superficie, tutta forma, niente sostanza.

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