18 giugno 2008

BEATA GIOVENTÙ

 
Spazio all'arte emergente. Un fermo-immagine sulle esperienze più rappresentative degli ultimi vent'anni. Cento artisti per una quadriennale molto italiana. Che torna nella sua sede storica e non ha voglia di trasformarsi in operazione trendy...

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Apre oggi, nel romano Palazzo delle Esposizioni, sua sede storica, la 15esima Quadriennale. Non senza qualche polemica. Da una parte, l’eco delle schermaglie tra i vertici della Fondazione e la Regione Lazio; dall’altra, le critiche che hanno investito l’organizzazione della kermesse. In particolare, circa la scelta degli artisti invitati, giudicata troppo poco omogenea e diversamente orientata. D’altronde era inevitabile, rispecchiando la varietà dei cinque membri della commissione curatoriale -Chiara Bertola, Lorenzo Canova, Bruno Corà, Daniela Lancioni, Claudio Spadoni-, dissimili tra loro per storia professionale e per orientamento non solo politico, ma soprattutto storico-critico.
Si tratta di una rassegna molto complessa in cui abbiamo portato le nostre diverse esperienze nel settore dell’arte”, afferma Chiara Bertola, precisando che dopo i numerosi scambi di idee, “scartata l’ipotesi d’individuare un tema e un titolo generico sotto il quale forzare nomi sparsi di artisti italiani, si è deciso di circoscrivere una porzione generazionale che non varcasse la soglia dei ‘maestri’ degli anni ‘60-‘70”. Una scelta che ha focalizzato l’attenzione su artisti mid-career e giovani, apportatori di linguaggi “in movimento”, rivelatori di sviluppi nel prossimo futuro dell’arte.
Francesco Simeti
Un evento artistico, secondo Bruno Corà, senza voglia di trasformarsi in operazione trendy che imbarca i soliti noti (ma non esclude nomi come Arienti e Beecroft). Per il curatore, l’intento è piuttosto identificare una serie di personalità rappresentative della variegata situazione artistica italiana “per certi versi borderline, per altri deliberatamente avulsa dal processo di omologazione in atto a opera del mercato, dell’informazione e della comunicazione corporativa del cosiddetto sistema dell’arte”.
Obiettivo di questa 15esima edizione? Censire le molteplici coniugazioni del fare artistico negli ultimi vent’anni, nel tentativo di abbozzarne una sorta di mappatura, in confronto con l’eredità del Novecento. All’appuntamento partecipano un centinaio di artisti (ma le donne invitate sono solo un terzo). Molte le presenze italiane: una scelta in controtendenza, stando a Claudio Spadone, vista “l’endemica carenza di una politica culturale italiana sul contemporaneo”.
Ben trenta, poi, gli artisti romani o che operano a Roma, con l’auspicio che la Capitale possa assumere nel panorama artistico nazionale un ruolo di spicco. Fra gli altri, Francesco Cervelli, con la sua giungla di mangrovie mutata in labirinto; Gea Casolaro, con un´installazione sulle morti bianche; Piero Pompili, con foto che rincorrono la visione figurativa del cinema pasoliniano; Angelo Bellobono, coi suoi personaggi sdoppiati che alludono alla natura ambigua dell’essere umano.
Alice Cattaneo
Ogni artista è presente con un’opera di fresca data, in molti casi realizzata ad hoc, qualche volta in situ. Rispetto alla scorsa edizione, si registrano una forte componente video e un’elevata presenza di installazioni. Seguono a ruota pittura, scultura e disegno. Penalizzata, forse, la fotografia.
L’allestimento curato da Lucio Turchetta ha dovuto far i conti con la necessità di presentare in modo armonico lavori eterogenei tra loro, per formato, tecniche di esecuzione ed esigenze espositive. Nei tremila metri quadri del Palazzo delle Esposizioni le opere straripano, nel vero senso della parola. In antitesi, la Sala della Rotonda esibisce un’unica scultura di forte impatto emotivo: Autunno di Luciano Fabro. È un omaggio all’artista a un anno dalla sua scomparsa, e simbolicamente rievoca l’eredità teorico-critica del suo insegnamento, l’innovazione del suo linguaggio e la sua grande attenzione verso la storia e “le radici” artistico-culturali.
Flavio Favelli
Nel complesso, nonostante i giudizi discordanti, una manifestazione da non perdere. “È un momento di ricapitolazione”, sostiene Gino Agnese, Presidente della Fondazione La Quadriennale di Roma. “Un fermo-immagine offerto a chi voglia accostarsi al nuovo che si va affermando, o che s’è già affermato, nell’arte italiana”.

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lori adragna


dal 18 giugno al 14 settembre 2008
Quadriennale d’arte 2008
a cura di Chiara Bertola, Lorenzo Canova, Bruno Corà, Daniela Lancioni e Claudio Spadoni
Palazzo delle Esposizioni
Via Nazionale, 194 – 00184 Roma
Orario: domenica e da martedì a giovedì ore 11-21; venerdì e sabato ore 11-23.30
Ingresso: intero € 8; ridotto € 6,50
Info: tel. +39 06489411; fax +39 0668301087; info@palazzoesposizioni.it; www.quadriennalediroma.org

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8 Commenti

  1. scelte troppo ma troppo di poca sperimentazione.
    ma e’ pur sempre la quadriennale e viene fatta a roma quindi classicismo a palla e corsie preferenziali per pittura.

  2. ci sono molti artisti della scena palermitana finalmente ben rappresentata, era ora… visto che a Palermo si muovono molte cose anche nelle nuove generazioni,per il resto normale amministrazione…

  3. Vero: Palermo è ben rappresentata (Alessandro Bazan, Manfredi Beninati, Andrea Di Marco, Fulvio Di Piazza, Francesco Simeti..) e questo non può che farmi piacere date le mie origini.

  4. Un ricambio nella critica per questa generazione rovinata dalla precarietà ed a setaccio finalmente non c’è Pratesi a dire cose ciniche lui che ha promosso solo artisti di buona famiglia riducendo gallerie storiche a negozi di modernariato per fortuna non ci sono i soliti anacronisti ed artisti mortuari come Fogli.Si è voltata pagina, si parla delle morti bianche a Roma maglia nera dell’intolleranza con un sindaco che viene da amicizie in terza posizione.Una cosca non c’è più, quella di Rutelli e della cultura anestetizzata.Ma ancora troppa assefazione ai diciannovini, colpa di questo paese e dei suoi artisti, troppo legati alla fortuna del mercato ed alle sorti d’oltreoceano deve cambiare molto ancora

  5. e, a parte perino&vele (con un’opera vista tre anni fa da Artiaco), zero napoletani. zero di zero. e che, non ce ne sono o i curatori si sono distratti? o la ‘capitale italiana dell’arte contemporanea’ pesa zero virgola zero sulla scena nazionale? ennemila veneti, enne romani, tot siciliani… ma poi che ‘sperimentazione’ è questa? molte di queste opere sono decisamente deja vu… che senso ha far vedere lavori di tre-quattro anni fa? non capisc… so solo che questi 70 euri di treno me li potevo proprio risparmiare, se dovevo venire a vedere le stesse cose che ho visto a napoli e nelle fiere…

  6. … e così’altro ci si poteva aspettare da un’evento curato, tra gli altri, da Lorenzo Canova? nulla, se non le solite “scelte” di convenienza e, nel caso di Canova, adatte ad un repertorio di autentico MODERNARIATO.
    Poi, in merito all’inaugurazione con annessa presenza di Gianfranco Fini, cosa vogliamo dire? La risposta è semplice: dentro la Quadriennale c’è un certo signor Agnese… a buon intenditor, poche parole.

  7. Dovete acquisire il dono di ignorare coloro a cui non piacete.
    Per mia esperienza, coloro a cui non piacete si dividono in due categorie: Gli stupidi e gli invidiosi.
    Gli stupidi vi apprezzeranno tra cinque anni, gli invidiosi mai.

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