08 maggio 2001

Fino al 29.V.2001 Tre d’Amore Padova, Estro Arte

 
L’amore secondo tre giovani artisti si risolve non verso un romanticismo esasperato o una passione sfrenata, ma verso cose talmente semplici e ovvie, da incuriosire...

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Alla Galleria Estro ci sono tre teste con tutto un proprio mondo da esprimere e ci sono tre cuori con un intero universo da scoprire: sono quelli di Carlo Dalcielo, Giovanna Melliconi e Boris Ruencic. Tre giovanissimi artisti che operano in modo assai diverso e tentano di manifestare attraverso le proprie opere le passioni che più riempiono loro la vita. L’ amore di questa mostra non è quello verso altre persone, se non indirettamente, ma piuttosto è rivolto verso ciò che gli artisti ritengono degni di tale sentimento, a favore di quelle cose che in qualche modo li coinvolgono emozionalmente.Ove Nudrito Fui A prima vista sembra difficile comprendere il motivo del titolo, troppe opere disomogenee e indirizzate a tematiche differenti, ma poi, col passare dei minuti ci si accorge che effettivamente il riunire le opere sotto il medesimo titolo, e di siffatta sostanza, è quanto di meglio i curatori della mostra potessero fare. Ruencic propone una installazione “Ove nudrito fui si dolcemente” in ferro e carta che rappresenta un carrello porta cartoline: immagini dai paesi dell’est (dall’ex-Juogoslavia), di quei paesaggi, delle architetture, della vita semplice, di quelle tradizioni e culture…ahimè tradotte in sofferenza, in politica errata, in guerra e dramma.disposizione sala L’impatto dell’opera è risultato forte e discreto: girare il carrello per poter vedere tutte le cartoline, proprio come se si fosse dinnanzi ad un normalissimo negozio di souvenir e si cercasse l’immagine giusta da inviare ad amici e cari, coinvolgeva lo spettatore (buffo trovarsi in più persone ad aspettare per poter visionare le foto!) e lo rimandava immediatamente alla particolarità di ciò che ritraevano: scene di guerra, di miseria, di lutto. Ruencic dona “storie” della sua terra, del suo paese e ci introduce l’altra sua opera “Crepacuore” che in una sorta di tappeto in plastica-gomma riproduce topograficamente un territorio di confine. Si tratta della pianta di Mostar, città segnata dal culto di due religioni differenti (musulmana e cristiana) e dall’immaginaria linea di confine che le divide. Giovanna Melliconi invece sembra sorridere alle cose proponendo la leggerezza di palloncini colorati, ancorati a romanzi rosa (Harmony). Il best seller da supermercato allora tende a far volare la fantasia, denudato dai retaggi filosofici su quanto possano essere “cultura” , assolve pienamente alla funzione di svago e rilassamento, senza pretenziosi meccanismi di pensiero, ma semplicemente amandoli per il piacere momentaneo che sanno donare, il sogno di cento pagine. E se dalla consuetudine del romanzo estivo si passa al più trash degli elettrodomestici cosa ci sarà poi di pericoloso? Niente.
Melliconi Assolutamente niente se la TV è spenta ed invece di essere un concentrato di circuiti e pixel la si scopre fatta di sapone. Anche in questo caso Melliconi gioca con gli oggetti del quotidiano, soffermando l’attenzione nella loro essenza innocua e, in dose ancora maggiore, nella costante presenza che da anni garantiscono. Gli oggetti comuni (da sempre fortemente criticati) assolvono al ruolo ludico che l’artista assegna loro, mostrando una facciata sorridente e in qualche modo spensierata della loro utilità. Di carattere molto più incisivo sembra al contrario essere l’opera proposta da Carlo Dalcielo che con una lunga serie di scatti polaroid illustra le meraviglie del cielo. “Diario dal Cielo” rappresenta la visione altra, quella particolare e privata che ognuno di noi rivolge a qualcosa in particolare, per l’artista il soggetto è il cielo, e tutto il misterioso fascino che lo avvolge. Non più soffermarsi con atteggiamenti naturali come guardare dove si mette i piedi, o ammirare paesaggi con prospettiva ortogonale, ma appunto stravolgere il gesto comune per crearne uno originale e quanto mai intimo: guardare in alto. Come i palloncini della Melliconi, gli scatti di Dal cielo sembrano proiezioni di fantasie immortalate in quel mare di nuvole da sempre ispiratore di sogni. Le numerose foto testimoniano viaggi dell’artista, sia mentali che fisici, ed è interessante notare come nell’evolversi del “diario” compaiano nell’inquadratura anche riferimenti a oggetti ancorati al terreno: pali della luce, spezzoni di cavi elettrici ecc…L’artista sembra voler decantare le gioie del viaggio tra le nuvole, del sognare ad occhi aperti, ma tuttavia non dimentica di ancorare il pensiero alla realtà, al concreto. Bruno Lorini e Giulio Mozzi in qualità di curatori della mostra hanno saputo riunire le poetiche diverse di tre artisti giovanissimi (sono tutti del 1980, tranne Ruencic che è del 1981) sotto il tema dell’amore: l’amore per qualcosa in cui ognuno di noi si identifica, sia esso la propria terra, il proprio quotidiano o il personale viaggio interiore. L’amore di questi tre è quindi caratterizzato dalla passione verso ciò che più li coinvolge. Trovo piuttosto interessante il confronto di plurimi metodi creativi in rapporto a diverse tematiche tuttavia inglobate nel medesimo topic: l’amore. Ancora più promettente sembra essere il fatto che siano dei giovani artisti a scrivere pagine di valori e speranze, quando da tempo si sentono voci sulla loro incapacità di ancorarsi ai “valori” o alla “tradizione”. A riassumere il tema di fondo di questa mostra sembrano essere proprio le parole di Dalcielo che in uno scritto diviso in punti “Trentadue Propositi” al proposito 32 scrive: – Il punto è che, come dice Philip Winter, le Polaroid mi piacciono – . Diario dal CieloCon questa frase si comprende che gli artisti si sono espressi per qualcosa in cui credono e con le modalità che più gli piacciono. Per quanto possa sembrare banale la cosa, ritengo sia un interessante atto di coraggio da parte di giovani artisti che incuranti di trend e mode varie creano per il piacere di farlo, e su argomenti che loro stessi AMANO.

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“Tre d’Amore”
dal 28 Aprile al 29 Maggio
apertura: dal martedì al sabato
orario: dalle 16.30 alle 19.30
Galleria Estro – Padova –
Via S. Prosdocimo 30, 35139
Tel e fax ++39 049 8725487
E-mail: estroarte@libero.it
Mostra a cura di Bruno Lorini e Giulio Mozzi
Catalogo con testi di Giulio Mozzi



[exibart]

4 Commenti

  1. cari amici di Exibart, mi spiegate come faccio a leggere un articolo cosi lungo? Mi sembra un’assurdità. Ciao e grazie lo stesso.

  2. Caro Rasputin, è vero l’articolo è lungo ma non credo spaventi così tanto. Se l’argomento è di tuo interesse puoi sempre stampare l’articolo e leggerlo in seguito. A volte con poche parole sintetiche non si è in grado di spiegare al meglio la mostra visitata per VOI. Ancora più difficile quando incontra il favore del giornalista. Mi scuso se ho spaventato con un articolo prolisso, rimedierò in altra occasione.

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