09 maggio 2001

Gli artisti del PADIGLIONE SLOVENIA: Vuk Cosic

 
Questo artista, un cosmopolita con radici balcaniche, è molto noto per la sua opera coraggiosa e innovativa di pioniere della net.art...

di

VUK IN GENERAL

Sandra Fauconnier
VUK COSIC – No Land’s Man, o l’uomo di nessuna terra.
arteleportacia.org
Questo artista, un cosmopolita con radici balcaniche, è molto noto per la sua opera coraggiosa e innovativa di pioniere della net.art. L’opus di Cosic è in continua evoluzione, ed è caratterizzato da un interessante miscuglio di temi filosofici, politici e concettuali tra loro interrelati, cui fa da contraltare una sensibilità innovativa nei confronti della moderna estetica urbana e underground.
L’anno scorso sbalordì il mondo dell’arte rubando il sito di Documenta X, la prossima volta (con ogni probabilità, data l’interessantissima evoluzione della sua carriera artistica) lo ritroveremo come insider della manifestazione. L’acquisto, oggi, di una delle sue opere si rivelerà entro pochi anni un ottimo investimento.
L’opera intitolata Metablink (www.vuk.org/metablink/metablon.htm) è – ingiustamente – una delle meno note nella produzione dell’artista. Dico “ingiustamente” perché Metablink non rappresenta solo una pietra miliare del periodo di Cosic detto “abstract receptionist”, ma anche per l’intero gruppo della net.art: Metablink, infatti, ha influenzato opere successive di (tra gli altri) jodi, Valőry Grancher e Jeff Koons. L’opera possiede eccellenti qualità estetiche, espresse per mezzo di una scelta cromatica ben equilibrata e stimolante e attraverso una modifica sperimentale molto efficace del linguaggio html – insieme, queste qualità sono una fonte di grande piacere visivo e di interazione. In breve: un gioiello per la vostra collezione digitale (privata o della vostra azienda). (Sandra Fauconnier)
Quest’opera è attualmente in vendita per 2000 $
Collegatevi alla sede di ART.TELEPORTACIA per dettagli e contratti

Chi scrive la storia di Internet
Cahiers du Cinema
http://www.cahiersducinema.com/rubriques/netart/archives_net-art/netart1_ang.html
Se cerchiamo storie nuove che illustrino le pratiche artistiche basate su Internet, troviamo un ottimo esempio di questo processo di naturalizzazione sulle pagine di Artforum, che un tempo era il massimo dell’avanguardia critica (www.artforum.com). Rachel Greene – un esempio perfetto della figura ibrida di professionista della net.art (ex direttrice del sito di Rhizome.org, docente universitaria e critico d’arte) – ha composto un’analisi critica dell’ultimo decennio di net.art. L’articolo di Greene, intitolato “Web Work: A History of Internet Art” [opera del Web: una storia della Internet Art], vorrebbe essere un semplice resoconto ma si rivela una dichiarazione decisamente partigiana. Parlando dell’unico termine usato per definire tutte le attività che si basano su Internet, cioè net.art, Greene non solo riporta un aneddoto sulla nascita casuale di questo termine, ma carica questa invenzione con pesanti strati di ideologia. Attribuendo l’invenzione di questo termine all’artista sloveno Vuk Cosic – già noto per aver esteso il linguaggio ASCII (American Standard Code for Information Interchange) ad animazioni in Java script sui più svariati argomenti, da una storia dell’arte per i non vedenti (http://www.ljudmila.org/~vuk/ascii/blind/) a un remake del film porno Gola profonda (http://www1.zkm.de/~wvdc/ascii/java/) – contribuisce a perpetuare il mito online secondo cui il termine è stato il risultato casuale di un messaggio e-mail storpiato, adottato successivamente da Cosic e diffuso in tutta la comunità artistica di Internet. A parte il fatto che si potrebbe discutere sulla veridicità di questa versione, sarebbe molto più interessante analizzare il pesante bagaglio che questo termine porta con sé.




VUK INTERVIEW


Vuk Cosic sulla net.art:
Partecipo alle conferenze. La net.art è questo, in realtà. È una pratica artistica che ha molto a che fare con la rete. Si partecipa alla conferenza, un centinaio di persone di vari paesi che si incontrano. È una rete. Arte non significa solo la realizzazione di un prodotto che successivamente può essere venduto sul mercato dell’arte e ammirato dal critico e dal mediatore. Significa anche performance. Divertirsi è un po’ come i momenti di creatività, quando si produce qualcosa. Quando si instaura un buon dialogo, quando ti senti stimolato a intervenire con un’argomentazione nuova, con nuove idee… secondo me questa è creatività, e quindi arte. Quando parliamo di incontri come questo, come è stato questo incontro di nettime… è questo che intendo per net.art. Anche l’intera forma di questa conferenza è definibile un’opera di net.art, come una scultura. Se volete, una scultura di net.art.


all’indirizzo http://www.ljudmila.org/~vuk/dx/
trovate l’intero sito di Documenta. Potete leggere un articolo su questo argomento a:
http://www.rewired.com

http://www.ljudmila.org/7-11/
Il sito ha recentemente attivato una mailing-list, frutto della collaborazione tra Vuk Cosic, sep97 (l’artista precedentemente noto come heath bunting), jodi e Alexei Shulgin.


· *To: “(unbekannt)”
· Subject: Interview w/ Vuk Cosic
· From: Tilman Baumgaertel
· Date: Mon, 30 Jun 1997 08:45:46 -0400
· Content-Disposition: inline
Ciao!

Accludo una mia intervista a Vuk Cosic raccolta a Lubiana in occasione dell’incontro “Beauty and the East”. Spero vi piaccia.


?: Ho letto da qualche parte che la prima Bibbia in sloveno fu pubblicata a Wittenberg, in Germania. Mi domandavo se secondo te Internet ci mette in una situazione simile, se hai l’impressione che, essendo stata inventata altrove, la rete sia vista con sospetto da molti abitanti dell’Europa occidentale…

Vuk Cosic: No, in realtà la Slovenia è molto ben collegata. Case e uffici sono dotati di un alto numero di computer, e il numero di hosts pro capite è più alto che in molti altri paesi europei, per esempio Italia o Spagna. A Ljudmila abbiamo una connessione da 256k, che è quanto di meglio puoi avere in Slovenia. La situazione, dunque, non è tanto male. Abbiamo real audio e real video live-stream, e una larghezza di banda più che sufficiente.

?: Raccontami del tuo ingresso “in rete”…

Cosic: Il mio primo incontro con il WorldWideWeb avvenne nella seconda metà del 1994. Pensai: “Wow, che cosa sexy.” Sai, il momento in cui vedi delle parole sullo schermo del computer, parole scritte da qualcun altro da qualche altra parte, è come un’esperienza religiosa, molto emotiva in un certo senso. Ho ancora il ricordo fotografico di ciò che vidi collegandomi la prima volta, i vari siti che visitai. Insomma, mi dissi: “Che figata” e decisi di cambiare mestiere.
Prima lavoravo come art manager. Seguivo progetti di art-exchange tra paesi in guerra tra loro, per esempio Slovenia e Serbia. Il 4 aprile 1995 fu l’ultimo giorno del mio lavoro come art manager. Avevo appena portato a termine un bel progetto, e quel giorno mi dissi: “Ok, da adesso in poi mi occuperò di Internet, in un modo o nell’altro.” Non sapevo se sarei finito a vendere modem, o a insegnare informatica nelle scuole elementari. Non avevo un obiettivo preciso, piuttosto la sensazione istintiva che quella fosse la direzione da prendere, quello che faceva per me. Poi mi invitarono al primo incontro di nettime a Venezia e… beh, il resto è storia.

?: Avevi già lavorato come artista?

Cosic: Prima avevo fatto dei collage e qualche altra cosa in ambito artistico. In realtà, avevo solo scoperto una nuova piattaforma per la mia creatività.

?: Ho notato che alcuni pezzi sulla tua homepage hanno un che di molto letterario. Hai una formazione come scrittore?

Cosic: Ho cominciato scrivendo, ma poi ho sviluppato un atteggiamento molto strano nei confronti della piattaforma che avrei voluto usare. Prima mi viene un’idea, poi decido quale medium è adatto alla particolare circostanza. Ho fatto land art, mostre… per la verità ho tre biografie diverse. Sono stato molto attivo in politica, insieme con alcuni amici sono stato candidato al Nobel per la Pace, in quanto leader delle manifestazioni studentesche di Belgrado.
Originariamente, la mia formazione è quella di archeologo. Non ho mai veramente abbandonato la mia tesi di Dottorato, ma non ho proseguito la carriera di archeologo. So già che la prossima domanda sarà: “Come mai un archeologo lavora su Internet?” Per me è lo stesso apparecchio, che è stato girato sul suo treppiede e osserva in un’altra direzione…

?: Quindi sei un archeologo del futuro?

Cosic: Già, sono su quel treppiede.

?: Tornando alla tua carriera di aspirante net artista, raccontami i tuoi esordi in questa forma d’arte – sempre che la si voglia definire una forma d’arte.

Cosic: Per una qualche ragione, non osai cimentarmi con il HTML per un bel po’ di tempo. Non volevo sporcarmi le mani. Poi scoprii che era una vera cazzata e, una volta cominciato, niente poté più fermarmi. Il mio primo sito definibile come net.art risale al maggio 1996, e lo realizzai per una conferenza di Trieste intitolata “Net.art per se”.

?: Una delle pagine che hai progettato si chiamava “filmati ritrovati” ed era volutamente simile alla homepage della CNN, a parte il fatto che vi campeggiava il titolo “La net.art è possibile” e che tutti gli hotlink nascosti conducevano ad altri siti artistici.

Cosic: Quella pagina fu una bella sorpresa per un mucchio di gente. Io, a mia volta, rimasi molto sorpreso nello scoprire che a quella conferenza c’era tanta gente che apprezzava il mio lavoro. È qui il bello di tutto ciò che si sviluppò a partire da quella conferenza: è come se io e Heath Bunting e Alexej Shulgin e Olia Lialina e Jodi lavorassimo in studi confinanti, potendo vedere in ogni momento cosa stanno facendo gli altri.

?: Cosa intendi con “studi confinanti”?

Cosic: Sai, come Picasso e Braque a Parigi nel 1907…

?: Ma loro erano fisicamente insieme…

Cosic: Un net.artista produce net.art, la quale è chiaramente (viste le caratteristiche di Internet) accessibile a tutti. E io riesco a vedere ciò che gli altri fanno nel momento in cui lo stanno facendo. Di solito funziona così: Jodi fanno qualcosa di nuovo – quelli sono dei pazzi, dei maniaci, creano qualcosa di nuovo un giorno sì e uno no – e mi spediscono l’URL chiedendomi cosa ne penso. Si sviluppano collaborazioni su tutta la rete, progetti di gruppo. Rubiamo molto gli uni dagli altri, nel senso che ci prendiamo parte dei codici – ammiriamo molto i trucchi reciproci.

Jodi esplora la tecnologia in maniera molto interessante, ma Heath ha una straordinaria coscienza sociale e un egotismo glorioso. Poi c’è Alexej, col suo temperamento russo – qualcuno lo chiama il Cyber-Majakovskij… Ho la sensazione di conoscere le persone più interessanti del mio tempo, mentre sono ancora nel pieno delle loro potenzialità. Il sistema di comunicazione di cui ci serviamo oggi mi ricorda il modo in cui comunicavano i futuristi o, dopo di loro, i dadaisti. C’erano due tizi a Berlino, quattro a Parigi e due in Russia, ma si conoscevano tutti e avevano tutti venticinque anni. Come comunicavano? Grazie alla forza delle loro convinzioni e ai canali di comunicazione, perché qualcuno viaggiava. Oggi è lo stesso: abbiamo alcuni punti di forza, alcune qualità – anche se dovrebbero essere gli altri a dirlo – e soprattutto disponiamo di una buon sistema di comunicazione.

?: Cioè Internet?

Cosic: Oggi è Internet. Prima c’era Picabia che aveva i soldi per comprarsi una macchina di lusso e viaggiare e stampare un numero della sua rivista in ogni città dove si fermava.

?: Osservando il tuo lavoro, ma anche quello di Shulgin o Jodi, un aspetto della net.art che colpisce immediatamente è la sua autoreferenzialità.

Cosic: L’analogia più tipica è quella con la video arte, la quale era a sua volta molto autoreferenziale ai suoi esordi, negli anni sessanta. Non parlo della video arte di oggi, che ha imboccato una strana direzione. Ma se pensi alle opere di gente come Weibel, erano molto incentrate sul monitor, sui 100 Hertz, su tutti i tipi di rumore possibili, insomma sulle possibilità che improvvisamente il video metteva a disposizione degli artisti.

Ancora una volta, non è il caso di generalizzare troppo. Nessuno di noi ha fatto net.art con riferimenti concreti alle avanguardie storiche. Tra noi non c’è nessun patito del Dadaismo, anche se io sono un collezionista maniacale di libri di quel periodo. Non esiste nessun sito web dadaista, e secondo me crearlo sarebbe un errore da ogni punto di vista. Che lo facciano le persone che non hanno niente da dire. È per questo che realizzo la CNN, che pure è autoreferenziale in un certo senso. Ci piace pensare alla rete, a come è fatta, perché vogliamo capirla. E il nostro processo di comprensione si trasforma immediatamente in una forma espressiva.

?: Tra net.art e video arte esiste un’analogia molto interessante: la prima reazione degli artisti, quando scoprirono la televisione o il video, fu quella di smontare questi media e cercare di distruggerli, e ora sulla rete sembra accadere la stessa cosa.

Cosic: Proprio così! Molti miei documenti in HTML mandavano in tilt i vostri browser e, quando mi accorsi che nel mio modo di programmare doveva esserci un errore, mi chiesi se era un elemento negativo o un vantaggio. Presto mi trovai a cercare di scoprire come raggiungere quel risultato. Non mi bastava evitare l’errore, volevo capire cosa lo produceva, usando frame o GIF che danneggiavano i vecchi browser o, più tardi, con Java Script, che fa cose bellissime al tuo computer in generale.

?: Perché il primo riflesso degli artisti è quello di decostruire il nuovo medium?

Cosic: In ciò che facciamo non ci sono leggi. Come qualsiasi altra forma d’arte, è totalmente individuale. Secondo me ogni nuovo medium è la materializzazione dei sogni delle generazioni precedenti. Sembra una teoria del complotto, ma in verità se osserviamo molti strumenti concettuali messi a punto da Marcel Duchamp o Joseph Beuys o dai primi concept artists, ci accorgiamo che sono diventati normale routine. Ad ogni e-mail che spediamo, oppure ogni volta che apriamo Netscape e clicchiamo un URL a caso su Yahoo!… Ottant’anni fa queste azioni, che oggi compiamo quotidianamente trovandole assolutamente normali, sarebbero state un gesto artistico avanzatissimo, comprensibile solo a Duchamp e a un paio di suoi amici. L’idea stessa della casualità in qualunque area, figura o forma, sarebbe apparsa stranissima a quei tempi, così come l’idea di un gesto dotato di significato artistico in più luoghi contemporaneamente! Ricordi i progetti dove due artisti, uno a Tokyo e uno a New York, decidevano per telefono di compiere lo stesso gesto simultaneamente (per esempio di guardare il sole)? Con Internet lo facciamo continuamente, con le web-cam! Questo annullamento della distanza mi sembra offrire molti spunti interessanti, e forse è di per sé una piccola dimostrazione della strana tesi secondo cui Internet non è che la materializzazione dei sogni delle generazioni precedenti. A settembre terrò una conferenza in Finlandia, e sosterrò che l’arte del passato non è che un sostituto di Internet. Naturalmente è una battuta. Conosco pochissime persone che stimano quanto me il lavoro degli artisti del passato.

?: Siamo in una fase di grandi riflessioni sulla net.art. Si dice che è molto diversa dagli altri movimenti artistici dove l’artista-genio metteva della vernice sulla tela e lasciava a noi, al pubblico, di capire cosa intendeva dire…

Cosic: Già, in un certo senso siamo i figli ideali di Duchamp. Tu, io e tutti gli altri partecipanti a questa conferenza abbiamo letto molto. Non facciamo i modesti, perché ce ne vantiamo: leggiamo molto, lavoriamo molto e, allo stesso tempo, siamo creativi, perché il medium Internet ci mette in condizione di esserlo.

?: Sul tuo sito c’è una parte in cui incoraggi le persone ad aggiungere delle note a vari testi accademici. Questo è un altro aspetto della net.art che mi colpisce: il suo avere molto a che fare con la teoria.

Cosic: Già, è questo l’effetto di nettime su persone che altrimenti sarebbero normali. Purtroppo non ho avuto abbastanza energie per portare a termine questo progetto. Al momento è solo un invito a collaborare che è rimasto senza eco. C’è stata qualche reazione d parte di Heiko Idensen, Heath Bunting e Pit Schultz, ma non è bastato. Però conservo ancora i loro messaggi nella mia mail-box…

?: Il fatto che questo progetto giunga a conclusione è importante oppure no?

Cosic: No, esiste questo stato di incompletezza finale, come Duchamp disse una volta a proposito del Grande Vetro. Posso aprire quei documenti quando mi pare (li chiamo documenti, non opere d’arte) e farci ciò che voglio. È fantastico. Non voglio che finisca, a parte il fatto che quel progetto non mi interessa più molto.

?: La tua homepage è una raccolta completa di tutti i progetti che hai realizzato per la rete?

Cosic: No, la mia homepage non è un catalogo delle mie opere, infatti ci sono molte cose che ho realizzato in giro e non ho mai aggiunto al sito. Molti net.artist fanno di tutto per avere il loro link su siti importanti come “ars electronica” o “Telepolis”, così da essere visitati da molte persone ed essere riconosciuti.
Ma, a mio modo di vedere, anche questo protocollo è soggetto a riflessione artistica. Ecco perché sul mio sito mancano molti lavori. A volte fornisco URL falsi. Un tempo mi stampavo finti biglietti da visita, e oggi faccio lo stesso con la rete, anche solo per il divertimento che può derivare dalla diffusione di informazioni non corrette.

?: Uno dei pezzi più concettuali del tuo sito si chiama “Una giornata nella vita di un Internet artist”, dove registri ciò che fai ogni giorno. Altri chiamerebbero questa “cosa” una homepage, mentre nel tuo caso si tratta di un’opera d’arte. Perché?

Cosic: Quella è stata la prima volta in cui ho notato quanti milioni di modi ci sono per classificare il lavoro su Internet, e questo perché su Internet vige una meravigliosa imprecisione circa la piattaforma da utilizzare: può essere testo, video, grafica, audio… quello che vuoi. Hai senza dubbio messo il dito su un problema, e per risolverlo bisogna tornare ai concetti fondamentali. L’arte ha sempre a che fare con la soggettività, anche se cerchi di agire diversamente. E persino i peggiori esperimenti formalisti nell’era eroica della video arte riflettono il carattere individuale dell’autore. Io cerco di giocare/lavorare con questo.

?: Quindi affronti il genere artistico storico dell’autoritratto?

Cosic: Più o meno. In questo sito ho cercato di vivisezionare la mia comunicazione quotidiana con l’ambiente Internet. Una parte del sito si occupa dei miei progetti artistici, una parte della mia scrittura, una è intitolata “arte lavorativa”.

? Perché, è arte avere un lavoro?

Cosic: Il termine “arte” mi confonde. Non perché io intenda rifiutare l’epiteto di artista – è carino, e piace alle ragazze. Piuttosto, mi preoccupa la capacità di questo termine di relegarti in un angolo specifico. Invece di cancellare l’etichetta di “arte” da ciò che faccio, preferisco chiamare “arte” tutto ciò che faccio.

?: Come ha detto Yves Klein: “Tutto è arte”…

Cosic: Sì, ma io cerco di farlo in modo molto pratico, quotidiano, senza parlarne troppo. Questo sito web non è accompagnato da un saggio o da altri scritti teorici (qui con me ho, effettivamente un saggio con lo stesso titolo, ma non ha nulla a che fare con il sito, è solo un altro dei miei tentativi di confondere il pubblico).

?: Sul tuo sito c’è anche un pezzo di Nicholas Negroponte. Di cosa si tratta?

Cosic: Quando Negroponte venne a Lubiana, io e lui litigammo furiosamente, e il suo discorso venne interrotto. Io e Luka Frelih tappezzammo la città di scritte “Wired = Pravda”, spacciandole per l’opera di un’organizzazione segreta di cyber-terroristi. Sul sito lo abbiamo paragonato a Tito, ma lo abbiamo fatto senza fanatismo.

?: Oggi alla conferenza hai proposto un progetto intitolato “Ljudmila West”. Ce ne parleresti un po’?

Cosic: Ljudmila West è una fondazione nata allo scopo di aiutare gli artisti dell’Europa occidentale a comunicare e conoscere le nuove tecnologie multimediali, oltre che per contribuire all’integrazione europea, dato che esiste un’evidentissima carenza di informazioni in questo campo. Non possiamo starcene seduti a braccia conserte, dovremmo fare qualcosa. È sicuramente l’ultimo momento in cui gli europei possono recuperare il ritardo accumulato, altrimenti rimarranno all’interno dei rispettivi sistemi chiusi o nelle rispettive società chiuse, per citare Popper e Soros.

?: È una parodia della retorica impiegata in manifestazioni come il festival V2 di Rotterdam – “gli europei dell’ovest che aiutano i poveri europei dell’est a uscire dai loro casini”, solo rovesciata?

Cosic: Ho partecipato a moltissime manifestazioni artistiche occidentali dove l’apprendimento non avveniva nella direzione prevista. Erano più spesso quelli di Belgrado e Mosca ad insegnare a francesi, inglesi e tedeschi qualcosa sulla vita. Naturalmente il progetto virtuale di Ljudmila West è solo un innocuo scherzetto, ma ha in sé un elemento serissimo, e nasce da una frustrazione molto profonda. Personalmente non mi sento facilmente frustrato, ma tra gli europei dell’est ho notato che la frustrazione è in crescita, così reagisco offrendo un progetto artistico – in questo caso la storia di Ljudmila West. Tra l’altro, sembra il nome di un’attrice cinematografica.

Intervista: Tilman Baumgärtel

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Chi ha tracciato la linea?
Da: Vuk Cosic
Data: venerdì 17 maggio 1996 19:38:50 CET
Chi ha tracciato la linea?
Vuk Cosic, vuk@kud-fp.si, Ljubljana Digital Media Lab, Slovenia, http://lois.kud-fp.si/naps
Alexei Shulgin, easylife@glas.apc.org, moscow wwwart centre, Russia, http://sunsite.cs.msu.su/wwwart
Vuk Cosic:
Dimmi, come vedi la comparsa di Internet nell’arte? È possibile un’arte specifica per la rete?

Alexei Shulgin:
Sì, è la parola giusta, “specifica”.
Chiunque si rende conto che la net.art deve essere qualcosa di specifico, di diverso dalle forme artistiche più conosciute. Se parliamo di arte intesa come la macchina burocratica della società occidentale allora dobbiamo ammettere che non ha ancora mostrato completamente il suo brutto muso in rete (e neanche a Mosca, per questo sono qui). Ma sta certamente per farlo, e spero che allora troverò un’ulteriore frontiera… se parliamo di attività definibili come “artistiche” ma che non rientrano nelle forme d’arte tradizionali, monopolizzate dalla sopra citata belva, allora sono abbastanza convinto. Credo sia molto importante allargare i confini mentali delle persone, infrangere l’atteggiamento conservatore e tradizionalista nei confronti della cosiddetta arte e di ciò che la gente si aspetta di trovare in gallerie/musei/riviste d’arte. Falliremo senza dubbio – la macchina artistica è molto potente, ha alle spalle enormi quantità di denaro e protettori potenti, ma concorderai che è molto seducente anche solo tentare di mettere in piedi qualcosa di diverso… perché l’alternativa è quella di essere un burattino obbediente nelle mani di avidi curatori e di altri mediatori. È una sfida, e per me è fonte di grande ispirazione anche se sono preparato alla sconfitta. Al “wwwart centre” di Mosca abbiamo istituito un premio speciale, la “wwwart medal”, che consegniamo “alle pagine web che non sono state create come opere d’arte ma ci hanno dato una precisa sensazione di arte” (http://sunsite.cs.msu.su/wwwart/award/). Per citare ancora il nostro manifesto: “Internet è uno spazio aperto entro cui i confini che separano “arte” e “non arte” sono meno precisi di quanto siano mai stati in tutto il Ventesimo secolo.”
Per questo ci sono così pochi artisti nel nostro spazio, perché qui esiste la possibilità di travisamenti, di perdita dell’identità “artistica”.
Potrebbe essere un aspetto bene accetto. Qui non ci sono istituzioni e infrastrutture artistiche conosciute. Fino ad ora la Internet art non è particolarmente ben pagata… le pari opportunità offerte a tutte presentazioni sul WWW non fanno che confondere ulteriormente i confini e le linee di demarcazione. Le gerarchie sono costruite in maniera diversa, ma quale? Cos’è la “www art” – arte pubblica? pubblicità? data noise? Ha niente a che fare con gallerie e critici? La vogliamo?

Vuk Cosic:
Sei d’accordo sul fatto che con questo nuovo medium è impossibile separare l’arte dall’impegno sociale?

Alexei Shulgin:
Perché, tu credi nell’“arte pura”? Bene, anche per me l’espressione artistica è sempre politica, a prescindere dal medium utilizzato. Il punto è mantenere il giusto equilibrio. Le opere troppo “artistiche” sono di solito ridicole, quelle troppo politiche, noiose. A molte persone Internet sembra offrire nuove possibilità di comunicare e capire – l’arte diventa più razionale, più socialmente impegnata, più dichiarativa, ma allo stesso tempo si sviluppa anche un’altra tendenza: l’arte non ha coscienza di sé come “arte”, è meno concepita e più intuitiva, spontanea, ingenua.

Vuk Cosic:
La diffusione globale influenza l’opera d’arte? In che modo questo si riflette nelle tue esperienze moscovite?

Alexei Shulgin:
Non mi pare che la “diffusione globale” sia ancora veramente globale. Naturalmente se sei un cercatore accanito puoi trovare qualsiasi cosa sulla rete (sempre che tu sappia cosa stai cercando), ma non basta farsi una bella homepage e iscriversi a Yahoo! e Lycos per essere sicuri che folle di visitatori inonderanno il tuo sito, colme di gratitudine.
La Internet art ha bisogno di sistemi di distribuzione propri. Abbiamo bisogno di curatori e critici, di tutte quelle figure che tendono a trasformarsi in parassiti e supervisori degli artisti. In alternativa, dovremo inventarci qualcosa di nuovo. Per quel che mi riguarda, non credo esista un medium capace di favorire la comprensione tra le persone, quindi il mio lavoro con Internet non è molto diverso da quello che faccio in spazi più tradizionali.

Vuk Cosic:
Quali sono, secondo te, le opere più interessanti di net.art realizzate da artisti dell’est europeo, che vorresti consigliare al navigatore occidentale?

Alexei Shulgin:
Proporrei di non usare i termini “est europeo” e “arte”. Il primo è imperialista, il secondo è totalitario. Inventiamo parole nuove! Con l’aiuto di Internet, naturalmente. Parlami della tua attività di “cyberspace and reality connector”.

Vuk Cosic:
In molti casi mi sembra di lavorare sotto ipnosi – ogni tanto mi sento come un predicatore televisivo o qualcosa del genere. Di solito l’atteggiamento degli artisti con i quali collaboro cambia molto, e questo crea nuove responsabilità per me e per l’artista. Il problema della diffusione globale immediata è molto sentito da chi realizza un web.project e non è una persona molto stabile – si rende necessaria una notevole dose di psicologia elementare.
Nella mia vita privata, fuori di ogni attivismo, i mutamenti sono profondi. Ho incontrato persone che considero le più intelligenti del pianeta e ora mi trovo a sognare insieme a loro, a livello globale e in tempo reale. Posso dirti anche un’altra cosa: quei sogni non sono solo a colori, ma anche ipertestuali, on-line e interattivi, sono sogni in progress…

Alexei Shulgin:
Come vedi il futuro dell’Underground (inteso in senso lato, includendo anche la cultura dell’Europa orientale) in rete?

Vuk Cosic:
Ohoho! Le arti si muovono costantemente verso i territori estremi dell’esplorazione umana, come si vede nel rapporto tra arti e tecnologia – dove va l’uomo, va anche l’artista. Si può dire che oggi a questa linea di avanguardia si unisce l’immenso potenziale creativo di coloro che provengono dai media visivi text-based e che stanno invadendo la rete. È difficile indicare con precisione un nucleo consistente di opere (o processi) di net.art che hanno avuto successo, del resto è proprio per questo che l’immagine caotica della rete lascia spazio all’ottimismo – perché è uno specchio dell’umanità. Tutti sono artisti, non importa se creano oppure osservano… in questo senso navigare in rete è una forma d’arte, come lo è realizzare il sito ufficiale di McDonald’s. Ogni gesto ha in sé la possibilità di simulazioni artistiche, così come abbiamo l’intera popolazione della rete che ci guarda ma nessuno che sappia dare una definizione di arte. L’Underground, dunque, è nella stessa posizione di qualsiasi altro strato del panorama artistico – è inesistente. Oggi si cerca l’umano che è dietro il lavoro, e il lavoro (nel senso meravigliosamente ampio della rete) è saldamente radicato nella comunicazione, piuttosto che nel fascino esercitato dall’affermazione sociale.



VUK
http://synreal.netbase.org/l_cosic.htm

Vuk Cosic è uno dei membri della ASCII Art Ensemble, insieme con Walter van der Cruijsen e Luka Frelih. I tre si sono incontrati ad Amsterdam per concretizzare un’idea che era nell’aria già da qualche anno alle varie conferenze e festival europei su Internet. L’ambizioso obiettivo era quello di realizzare un ASCII mobile e Internet-based. Quei progetti ricordano materiali le cui immagini non si basano sui singoli pixel (come succede normalmente in format quali i filmati Quicktime o le immagini in JPEG on-line), ma i cui valori di grigio sono rappresentati da lettere dell’alfabeto ASCII del computer. Nel complesso la “ASCII art” è vista come qualcosa di arretrato, appartenente al periodo in cui monitor e computer erano poco potenti e troppo lenti. Sulla base di questi cambiamenti di format, Vuk Cosic ha sviluppato il suo contributo al progetto SYNREAL.

Synworld | Nella tua opera di net.artist, il concetto di “ASCII art” è stato esteso in molte direzioni, a comprendere per esempio opere con immagini in movimento basate su singoli frame ASCII. Come si riflette questo sulla tua opera per il livello SYNREAL?

Vuk Cosic | Il progetto è composto di un ASCII tridimensionale in cirillico. A un livello del lavoro inventiamo da zero nuovi metodi per rappresentare oggetti tridimensionali in ASCII o in modalità “ASCII”, con l’intenzione di imbrogliare il meno possibile. Fino ad ora il nostro lavoro di texture mapping non è stato del tutto soddisfacente, ma speriamo di fare rapidi progressi. Per quel che riguarda il mio lavoro precedente con i codici ASCII, l’opera cui sto lavorando conterrà molti di quegli elementi – tra cui, probabilmente, l’immagine ASCII in movimento e l’audio ASCII.

Synworld | L’utilizzo di ASCII in ambiente 3D sembra portare in una direzione diversa da quella intrapresa dai game developers odierni. Mentre la tendenza dominante è quella di creare rendering perfetti di poligoni e strutture in tempo reale, voi sembrate fare un passo indietro, verso gli inizi della new media art. Ma l’uso di caratteri di testo al posto delle immagini ha anche altre implicazioni.

Vuk Cosic | Certo, oltre alle implicazioni estetiche, il mio livello SYNREAL si inserisce nella storia della scrittura e della rappresentazione visiva. È importante considerare la storia della poesia visiva e del lavoro tipografico, e io vorrei implementare i font vector-based all’interno delle possibilità di Unreal Level.

Synworld | Non hai paura che questi riferimenti così sottili finiscano per perdersi in un ambiente come quello di Unreal?

Vuk Cosic | Pensando al panorama attuale, cercherò di creare oggetti poetici, che siano capaci di crescere o moltiplicarsi quando sono attaccati.




VUK DOCUMENTA

Fine Arts Online
art & technology netnews
December 97 vol 11 no 12


http://www.msstate.edu/Fineart_Online/Backissues/Vol_11/faf_v11_n12/

Editoriale: Paul Brown paul_brown@siggraph.org
Nel 1997 il premio Art Forum per le arti, nella sezione per l’happening artistico più notevole dell’anno, è stato assegnato Vuk Cosic il quale, come raccontiamo qui sotto, ha copiato e rubato il sito web di Documenta X poche ore prima della sua prevista chiusura. È bello sapere che là fuori c’è qualcuno di sveglio. Congratulazioni!

Da: keiko suzuki via FringeWare
Oggetto:Hacker est-europeo si impossessa del sito web di Documenta X Web Site
L’hacker sloveno Vuk Cosic, il quale si autodefinisce un ‘net.artist’, è stato identificato come il responsabile del furto d’arte internazionale che sta provocando ondate di shock tra i navigatori della rete e in tutti gli ambienti artistici. Tutta questa confusione deriva dal fatto che questo ragazzo ha creato una copia completa del sito web di Documenta X, un’importantissima manifestazione artistica che si svolge ogni cinque anni a Kassel, in Germania. Il suo gesto, annunciato solo poche ore prima della chiusura del sito ufficiale di Documenta X, non è stato finora denunciato ufficialmente per violazione del copyright, ma è lecito chiedersi cosa intenda “l’autore” quando parla di “critica alla rete tramite un impegno costruttivo”.
La versione rubata è visitabile al seguente indirizzo:
http://www.ljudmila.org/~vuk/dx/


Net.artists: i figli ideali di Duchamp?
BA (Hons) Fine Art: Painting and Drawing
di Alison Louise Collier
School of Design Technology
The University of Huddersfield
jan 2001
http://www.duchamps-children.fsnet.co.uk/net.art/text/int.html

L’artista sloveno e “ragazzaccio della rete”, Vuk Cosic, ha definito il suo sito abusivo di Documenta come il suo “readymade”, e ha chiamato i net.artists “i figli ideali di Duchamp”. Il suo gesto e le sue affermazioni ci spingono ad analizzare le teorie di Duchamp in rapporto alla net.art, anche se non siamo certi che Cosic volesse compiere un tentativo serio di contestualizzazione della net.art. Molti net.artists, infatti, si oppongono con forza all’establishment del mondo dell’arte e a quelli che chiamano i vecchi media (per esempio stampa e televisione), e rifuggono le analisi che li pongono in relazione alle tematiche più ampie della storia dell’arte.

net_condition
http://on1.zkm.de/netCondition.root/netcondition/projects/project15/bio
Vuk Cosic

Un artista, un Art System
Tanto tempo fa, nel settembre 1997, la direzione di Documente X ordinò di togliere dalla rete il sito Web della manifestazione. Io, allora, ne feci la copia, e questa copia è tuttora la sola versione di quel sito ad essere disponibile pubblicamente. Questa azione parla sufficientemente forte.
La mia prossima idea in questo settore è quella di articolare un’iniziativa per la base degli artisti – bisognerà raccogliere il più grande numero possibile di raccolte complete di net.artists, riversarle su DVD e darle ai web masters perché le copino in rete.
Allo stesso tempo, mi sto trasformando in un artista professionista e il progetto appena descritto è impossibile.




VUK AIRPORTS

Rhizome

Dichiarazione
Sarei molto felice se il mio sito “History of Art for Airports” (Storia dell’arte per aeroporti) fosse considerato proprio come un sito web. Il sito funziona sulla base dei principi complementari di hypertext transfer protocol, hyper text markup language e universal resource locators. La sua struttura interna combina materiali grafici e visivi, organizzati attorno al principio della user interface, l’interfaccia utente. La meccanica del suo funzionamento si basa sugli hyperlink e richiede la digitazione, da parte dell’utente, dell’indirizzo giusto – poi si deve puntare con il mouse e cliccare.
“A volte penso che la gente è buona, a volte che è cattiva”.
-Vuk Cosic, 23/8/99


CIAC Magazine, 3, dic. 1997
http://www.ciac.ca/magazine/archives/no_3/artworks.html
Vuk Cosic
History of Art for Airports (Storia dell’arte per aeroporti)

1997
Un sito divertente, in cui opere d’arte sono presentate sotto forma di ideogrammi simili quelli che si trovano negli aeroporti. Una decina di opere sono schematizzate in questo modo, dai graffiti di Lascaux all’arte moderna, passando per il cinema e la Web art. I rimandi storici, uniti alla povertà esteriore delle immagini, sono una critica alla presenza dell’arte su Internet, e l’allusione agli altri artisti che producono opere d’arte per il Web ci fa sorridere. (adatto a Netscape 3.0)
Sylvie Parent

artnetweb & INTELLIGENT AGENTA
Newsletter mensile
5 febbraio 1998
vol 3.02

http://artnetweb.com/newsletter/3_02.html

Senza Vuk Cosic (il quale ci aveva già consegnato il clone delle pagine web di Documenta dopo che queste erano state “ufficialmente” eliminate) in rete ci divertiremmo molto meno. “Storia dell’arte per aeroporti” è uno studio sull’iconografia che si incontra negli aeroporti (o appartenente ad altri sistemi di trasporto): Cosic progetta icone che hanno i tratti distintivi di maestri quali Cezanne, Duchamp o Warhol, o di creature come King Kong, e il risultato è che le procedure di arrivo e partenza nei cyber-terminal sono molto più divertenti!



Britannica.com

http://search.britannica.com/search?adv&cs=igv&category=&domain=®ion=&rating=&f0=&o0=l&q0=Warhol%2C+Andy


Helia Vannucci – Per un’analisi semiotica del sito “Storia dell’arte per aeroporti” di Vuc Cosic
“In ogni tempo, gruppi umani organizzati hanno fatto ricorso a forme di espressione, di espressione e di comunicazione diverse dal linguaggio verbale (1): dai graffiti nelle grotte di Lescaux, ai rituali delle tribù ‘primitive’, alle danze, alla musica, alle cerimonie e ai giochi, fino alla costruzione di strutture architettoniche e alle forme del linguaggio della creatività che oggi vengono chiamate arte: disegni, dipinti, sculture, opere poetiche, scenografie”(2).
Questa analisi è un tentativo di riflessione sui rapporti di significato contenuti nell’opera “Storia dell’arte per aeroporti”. Vengono qui identificati gli elementi per un’analisi semiotica dell’opera e attraverso di essi vengono esposte le analisi del livello Sintattico (della sfera iconica), Semantico (della sfera indicale) e Pragmatico (della sfera simbolica).
Elementi di analisi semiotica
“Un segno è ciò che, sotto un certo aspetto e capacità, rappresenta qualcosa per qualcuno”(3). Un segno può solo rappresentare un oggetto o riferirsi a esso, senza in alcun modo stabilire rapporti di similarità o identificazione con questo oggetto.
La comprensione di un segno è connessa con la conoscenza enciclopedica personale del soggetto. Per comprendere un segno è necessario avere familiarità con il sistema di segni e convenzioni correlato a esso.
Il segno oggetto di questa analisi è il sito “Storia dell’arte per aeroporti” dell’artista sloveno Vuk Cosic, visitabile alla pagina internet: http://remote.arc.at/history
L’oggetto è ciò a cui un segno si riferisce.
L’oggetto dinamico o referente è ciò che sta fuori il segno, ciò che il segno non può esprimere ma solo indicare, in modo che un interprete porti a termine la propria attività di scoperta del significato attraverso le proprie esperienze personali.
L’oggetto dinamico del segno “Storia dell’arte per aeroporti” è una serie di opere rappresentative dei diversi momenti della storia dell’arte, scelte dall’autore, da una parte, per il loro essere opere famose assolutamente riconoscibili, e dall’altra, per appartenere a media differenti (TV, film), in modo tale da coprire un periodo che va da Lescaux alla net.art.
Plaza afferma che mentre l’oggetto dinamico è l’oggetto proprio della scienza, l’oggetto immediato ”è l’oggetto dell’arte cioè la visione dell’oggetto ‘come viene rappresentato”, e proprio in quanto tale esso risulta essere ciò che fornisce le qualità minime necessarie perché l’arte si materializzi”(4).
L’oggetto immediato è l’oggetto rappresentato attraverso il segno ; esso dipende dai materiali che lo compongono e dalle sue caratteristiche che mutano in base al supporto. Nel caso specifico dell’opera che analizzeremo, il supporto è il computer (si tratta infatti di un sito connesso con il Web) e le sue interfacce come il monitor, il mouse e i programmi di navigazione per la resa virtuale dell’opera.
Nell’opera di Cosic, l’oggetto immediato è la ripresentazione delle diverse opere, scelte dall’autore, in forma di pittogramma.
Il fondamento del segno è l’immagine dell’oggetto non in tutti i suoi aspetti, ma solo in rapporto a una determinata idea tipo. Il termine idea, deve essere qui inteso, con Peirce, “in una sorta di senso platonico, molto simile a quello usato nella conversazione quotidiana… proprio in questo senso possiamo spiegarci che un uomo riesca a recepire l’idea espressa da un altro uomo”(5).
Si può allora intendere la traduzione di linguaggi, dalle opere originali ai pittogrammi, e la schematizzazione e la uniformizzazione delle idee, come il fondamento stesso del segno in “Storia dell’arte per aeroporti”.
L’Interpretante immediato riguarda la potenzialità del segno, cioè quello che il segno è capace di produrre nella mente di ogni interprete. Consiste in pratica nei significati che un artista vuole esprimere nella sua opera, partendo dalla particolare disposizione degli elementi da lui messa in atto.
L’Interpretante Immediato nell’opera analizzata è il modo in cui Cosic riesce a trasformare gli oggetti di una cultura di massa (i pittogrammi) in oggetti di una cultura d’élite, avanzando una critica ai processi di storicizzazione dell’arte e della net.art.
L’interpretante dinamico riguarda il significato che il segno effettivamente genera in ogni singolo individuo. Tale significato sarà prodotto dal segno a secondo della natura di quest’ultimo e della sua potenzialità in quanto segno.
L’opera, se da una parte è segno convenzionale in cui l’interpretante traduce il segno precedente in un altro della stessa natura e così ad infinitum, dall’altra produce quello che Peirce chiama l’interpretante in sé stesso, vale a dire non solo il modo in cui il singolo individuo reagisce di fronte a un segno, ma il modo in cui ogni individuo dovrebbe reagire, date certe condizioni.
Ogni persona che possiede nella propria personale enciclopedia mentale, una conoscenza delle opere selezionate dall’autore (e scelte proprio per il loro essere le più riconoscibili fra quelle che possono rappresentare i diversi momenti della storia dell’arte) le riconoscerà anche nello stravolgimento operato da Cosic, che le ha parodiate, trasformandole in pittogrammi.


Analisi sintattica
A questo livello di analisi, quello della sfera iconica, saranno osservate le relazioni formali e strutturali che la configurazione del segno instaura. Ci si occuperà delle interrelazioni fra le parti che formano il tutto, muovendosi attraverso le loro caratteristiche materiali e le loro qualità concrete.
Il Supporto
Il supporto di quest’opera è il computer, più specificamente l’ambiente Web di internet, e le sue interfacce (monitor, mouse, tastiera, e programmi di navigazione attraverso il Web, chiamati navigator o browser).
La prima limitazione causata dal supporto è la grandezza dello schermo del monitor, che impone una barriera fisica alla visualizzazione, creando di fatto una sorta di ‘frame’ dell’opera.
Un’altra limitazione da considerare è il tipo e la versione di programma di navigazione utilizzato. A causa dell’evoluzione tecnologica, alcune possibilità di visualizzazione accessibili con un tipo o con una versione di un programma di navigazione possono non esserlo allo stesso modo con un altro. Alcune risorse impiegate in un sito possono essere accessibili solo con i più recenti programmi di navigazione, rendendo impossibile la loro visualizzazione ottimale alle versioni precedenti. I siti che utilizzano risorse non accessibili a tutte le versioni, di solito, riportano, nella pagina iniziale, l’indicazione delle versioni necessarie per la loro visualizzazione.
Quest’ultima dipende anche dalla risoluzione dello schermo(6), che l’utente stesso definisce, e che costituisce un’altra limitazione imposta dal supporto.
In relazione all’opera analizzata, si osserva che essa può essere visualizzata in ogni versione, dato che per la sua creazione è stato utilizzato il linguaggio HTML (Hyper Text Marquee Language), senza l’aggiunta di altre più sofisticate risorse.
La Composizione
All’interno del supporto si deve inoltre prendere in considerazione la composizione statica e dinamica delle pagine. La composizione dell’opera, sia statica che dinamica, è definita dai testi prodotti col linguaggio di programmazione HTML.
Per quanto riguarda la composizione statica, è da sottolineare che le pagine dell’opera sono chiaramente divise in due parti (frames). Il frame di sinistra, che ha una grandezza definita in 200 pixel, riporta un elenco di opere significative di storia dell’arte, selezionate dall’autore, e funziona da barra di navigazione. L’altro frame occupa lo spazio restante dello schermo ed è in quest’area che i pittogrammi, creati da Cosic, sono introdotti come rappresentazioni della sua selezione personale di opere.
Per quanto riguarda la composizione dinamica si noti che la navigazione è sviluppata in modo interno, vale a dire all’interno delle pagine stesse del sito. La navigazione attraverso le diverse pagine consiste nel selezionare un’opera la quale introduce subito, nel frame di destra, il pittogramma creato da Cosic per quell’opera. In tutto il suo lavoro, l’autore utilizza solo tre colori : rosso, nero e bianco, colori che possiedono forti contrasti e buona leggibilità(7). Rosso e nero sono presenti nella schermata iniziale e nel frame di sinistra, il nero e il bianco sono usati nel frame dove vengono rappresentati i pittogrammi.
Come un Segno di Qualità
“Una qualità non può mostrarsi e, quindi, essa non può agire come segno senza essere realizzata in qualche oggetto. Inoltre il qualisegno riguarda solo la qualità pura”(8).
Questo sito può essere letto come un qualisegno solo se noi consideriamo semplicemente la prima impressione visiva data dalle sue pagine. Le pagine che compongono il sito “Storia dell’arte per aeroporti” sono fondate sulla relazione fra il verbale (elenco delle opere) e il non verbale (immagine dei pittogrammi).
Il segno come singolarità
Il segno analizzato si presenta anche come un sinsegno, in quanto possiede una configurazione definita dell’autore in un unico, particolare modo. Data la specificità del medium, sono possibili aggiornamenti di questi particolari modi, vale a dire, diverse combinazioni di elementi create dall’autore in modo definito attraverso la programmazione in linguaggio HTML delle sue pagine.
Le immagini sono presentate in una forma pittorica e bidimensionale. Un pittogramma, per Otto Neurath, “dovrebbe rinunciare allo stile e al codice individuale per venire adeguato a un processo di schematizzazione, in modo che si possa creare una comprensione universale”(9).
Cosic quindi ricostruisce le diverse opere da lui scelte, adattandole al linguaggio dei pittogrammi, eliminando le caratteristiche stilistiche esistenti in ognuna di queste, proponendo una rapida identificazione con l’oggetto rappresentato (l’opera) a partire dalla sua schematizzazione.
La comprensione di ciascuna schermata (composta di un pittogramma) dipenderà dalla conoscenza enciclopedica personale dell’utente e risulterà indipendente dalla struttura della navigazione, dato che il pittogramma creato da Cosic può essere aggiornato solo quando l’utente lo seleziona nell’elenco contenuto nel frame di sinistra, stabilendo quindi una diretta relazione fra l’opera e la sua rappresentazione in forma di pittogramma.
Come Legi-Segno
A un primo livello, si identificano come legisegni principali dell’opera di Cosic:
-Il linguaggio di programmazione usato (HTML), responsabile dell’organizzazione delle immagini e per la trasmissione dell’opera nella rete;
-I codici di comunicazione internazionale che servono come base allo sviluppo di un pittogramma, alla ricerca di una comprensione universale.
Come segno iconico
La relazione di similarità esistente fra i pittogrammi e le opere rappresentate definisce il lavoro di Cosic come un segno iconico, come un’ipoicona, o più precisamente, dato che la relazione viene stabilita attraverso un parallelismo, come una metafora. Questa funzione, infatti, può essere perfettamente assunta dal pittogramma. Secondo Plaza “togliendo i residui non universali e stilistici dal pittogramma, esso può agire, come una metafora, in una sorta di momento istantaneo che può essere compreso immediatamente”(10).

Analisi semantica
Questo livello d’analisi, centrato nella sfera indicale, ci porta a esplorare le relazioni del segno con l’oggetto che esso rappresenta, e quindi a considerare alcuni elementi esterni al segno.
L’idea di Vuk Cosic era di criticare sia la storicizzazione della net art che era allora, nel Settembre del 1997, ai suoi esordi, sia il modo in cui la storia viene costruita sia come il mito dominante viene codificato.
Laureato in archeologia, Cosic trova un parallelo fra ciò che fa adesso e ciò che faceva come archeologo. La somiglianza sta tutta nel fatto che in entrambi i casi egli lavora per creare una narrazione (con la differenza che in archeologia sono necessarie delle basi scientifiche).
I momenti rappresentati della storia dell’arte sono stati scelti, da una parte, in modo da essere assolutamente riconoscibili e, dall’altra parte, le scelte sono state fatte in media diversi (come la TV, i film, la letteratura) in modo da poter stabilire una sorta di ponte fra Lascaux e la net.art.
Nelle immagini visive dei pittogrammi creati da Cosic è possibile identificare elementi caratteristici delle opere da lui scelte, stabilendo così una relazione indicale con esse. Quello che Cosic fa è di ricostruire ogni opera eliminandone gli aspetti stilistici, “caricaturandole”, utilizzando per l’opera le regole stabilite per l’elaborazione dei pittogrammi. Questa traduzione delle opere in pittogrammi evidenzia il loro carattere simbolico all’interno di un contesto storicizzato d’arte.
Il riferimento fatto da Cosic agli haiku (inclusi dall’autore nella serie di pittogrammi) ci permette di stabilire una relazione indicale rispetto al problema della resa sintetica dell’informazione. Solitamente, non si lavora con testi lunghi in rete e sia i pittogrammi, che traducono i messaggi in forma sintetica, sia gli haiku, come una struttura di cinque, sette e cinque parole, funzionano nello stesso modo sintetico.

Analisi pragmatica
Questo livello d’analisi è centrato sulla sfera simbolica e stabilisce le relazioni fra il segno, il suo oggetto e il suo significato.
Il legame che si stabilisce attraverso il segno fra l’opera e il suo titolo ha natura simbolica e non vi è necessariamente una relazione di somiglianza o d’analogia fra loro, sebbene, nel caso del segno in questione, una relazione d’analogia possa essere in effetti riscontrata. Tale relazione suggerisce l’idea di una presentazione sintetica delle opere cosicché la loro percezione possa avvenire immediatamente.
I pittogrammi sono largamente utilizzati negli spazi pubblici e hanno la funzione di dare rapidamente informazioni sui significati dei segni grafici universalmente riconoscibili. Essi sono segni simbolico-analogici (definiti) che, oltre ai codici primari (sintattici) e secondari (riferiti agli oggetti), possiedono codici simbolici di carattere generale (11).
Perché la relazione fra il pittogramma e l’opera possa essere stabilita, è necessaria l’interpretazione operata dall’enciclopedia personale dell’utente e dalla sua precedente conoscenza delle opere presentate.
Per l’utente che possiede nella sua enciclopedia personale una precedente conoscenza delle opere, la ‘lettura’ dei pittogrammi e la costituzione della relazione pittogramma-opera avviene immediatamente, dato che ogni pittogramma creato ha una relazione diretta con la sua origine (l’opera rappresentata). Dunque, questi eseguono efficacemente e rapidamente la loro funzione indicale, proprio come quelli utilizzati per la segnaletica.
Il carattere simbolico del lavoro analizzato può essere osservato sia per il carattere simbolico di ciascuna delle opere selezionate chiamate a rappresentare i diversi periodi della storia dell’arte compresi fra Lescaux e la net.art, sia per il fatto che l’opera di Cosic è correlata al suo oggetto (e di conseguenza ogni pittogramma creato dall’autore è correlato all’opera che lo riguarda), attraverso la presenza di ‘una mente-che-usa-il simbolo”, senza la quale la relazione non esisterebbe(12).

Conclusione
L’opera di Vuk Cosic “Storia dell’arte per aeroporti” può essere riassunta, a livello di Primità come un segno iconico, che rappresenta il suo oggetto attraverso la propria somiglianza, più specificamente attraverso una metafora, attraverso un parallelismo fra i pittogrammi creati dall’autore e le opere a cui si riferiscono.
Allorché le relazioni vengono stabilite fra i pittogrammi e i lavori rappresentati, la relazione indicale, derivata da quella di Primità, ci porta a riflettere sul livello di Secondità presente nell’opera di Cosic.
Quando questa relazione dipende da una mente che interpreta, che possiede cioè nella sua enciclopedia personale una conoscenza precedente delle opere presentate, si passa al livello della Terzità.
Questo ci porta a pensare che il segno analizzato si riveli un segno prevalentemente pragmatico.



1) Si intende qui per linguaggio ogni sistema di produzione di significazione e senso, come in Santaella…
2) SANTAELLA, Lúcia. O que é Semiótica, Col. Primeiros Passos, Ed. Brasiliense, 1st Edition, 1983, p. 11.
3)PIERCE, Charles S. Semiótica, Ed. Perspective, 2nd Edition, 1995, p. 46.
4)Plaza, Julio. Appunti raccolti durante il corso “Estetica e Semiotica dell’Arte”
5)PIERCE, Charles S. Semiótica, Ed. Perspective, 2nd Edition, 1995, p. 46.
6)Relazione fra la somma delle possibilità orizzontali e verticali dei pixel sullo schermo.
7)BLACK, Roger. Web Sites que funcionam. Ed. Quark, 1998.
8)SANTAELLA, Lúcia. O que é Semiótica, Col. Primeiros Passos, Ed. Brasiliense, 1st Edition, 1983, p. 63.
9)PLAZA, Julio. Videografia em videotexto. Ed. Hucitec, Sao Paulo, 1986, pp. 93-94.
10)PLAZA, Julio. Videografia em videotexto. Ed. Hucitec, Sao Paulo, 1986, pp. 119.
11)PLAZA, Julio. Videografia em videotexto. Ed. Hucitec, Sao Paulo, 1986, pp. 119.
12)Plaza, Julio. Appunti raccolti durante il corso “Estetica e Semiotica dell’Arte”.

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