08 gennaio 2009

Vaticano dal 2011 alla Biennale di Venezia, c’è l’accordo

 

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Monsignor Gianfranco RavasiNe avevano parlato in molti – anche noi, quasi un anno fa -, ma allora si trattava di un sasso gettato in uno stagno, senza nessuna idea di fattibilità, o linea programmatica. Ora è di nuovo il presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, Monsignor Gianfranco Ravasi, a riaprire la questione della presenza dello Stato Vaticano alla Biennale di Venezia con un proprio padiglione, annunciando – via Corriere della Sera – un accordo in tal senso raggiunto con il ministro Bondi e il presidente della fondazione veneziana Paolo Baratta. “Il problema – ha dichiarato l’alto prelato – è che, mentre l’architettura sacra è riuscita ad effettuare il passaggio alle forme della modernità sin dai tempi di Le Corbusier e, poi, a quelle della contemporaneità, come mostrano le chiese di Richard Meier, Tadao Ando, Mario Botta e altri, non è stato così per l’arte figurativa”. Il debutto avverrà però con l’edizione del 2011, visto che per quest’anno non ci sarebbero i tempi per l’organizzazione. Dove sarà collocato il padiglione? “Penso che il nostro padiglione possa essere composto da pochi artisti di tutti i continenti – spiega Ravasi -. Certo non potremo aprirlo ai Giardini di Venezia di fianco a chi espone arte provocatoria. Ma il Patriarcato di Venezia ha spazi disponibili per noi…”.

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14 Commenti

  1. Troppo facile prendere artisti da tutto il mondo: dovrebbero proporre artisti del loro stato, Vatican City, come fanno tutti.

    Altrimenti si potrebbe fare anche il padiglione della Turchia che prende artisti islamici da tutto il mondo.

    Che senso avrebbe? Per par condicio ci si dovrebbe allora aspettare un padiglione Mecca per gli islamici, un padiglione Costantinopoli per gli ortodossi, un padiglione Tirana per gli atei, eccetera…

  2. BENE? Più che legittimo chiedere di partecipare, ma se non intendono essere messi vicini ad altri artisti che “espongono un’arte provocatoria” più che spitito di partecipazione mi sembra vi sia il desiderio di imoporre loro regole anche nel mondo dell’arte. UNA NUOVA CROCIATA! Ma perchè la chiesa cattolica non impone le sue regole ai cattolici e lascia in pace chi non lo è? Sta facendo a gara con gli integralisti islamici? Le leggi della chiesa devono tornare leggi dello stato in italia e alla biennale? Il primo commento non è affatto fuori luogo, se si accetta un’area cattolica alla biennale……Che ne sarà degli artisti che fanno arte provocatoria? Non punteranno sulle proprie forze, su una tessera o su amici influenti ma potranno scegliersi una religione.

  3. Monsignor Ravasi è una persona intelligente, questo senza dubbio. Ma non basta: è l’arte che ha lasciato la Chiesa per insofferenza dei limiti posti o la Chiesa che ha preferito all’arte un artigianato illustrativo obsoleto e di bassa qualità?
    Alla Biennale? Che vengano se credono… ma che per lo meno ci portino qualcosa che valga veramente la pena di vedere… e che non sia solo per il “significato”(non basta!) ma che sia anche per qualità e forza.

  4. No, caro Monsignor Gianfranco Ravasi, adesso state proprio esagerando con le vostre pretese ed imposizioni anche nel mondo dell’arte.
    Le vorrei far presente che l’Arte è creatività ed appartiene dunque alla “religione del pensiero divergente”. Cos’altro aggiungere? Chi vuol intendere intenda!

  5. “religione del pensiero divergente”

    Anche la “religione del pensiero divergente” è una dittatura e una imposizione insostenibile, o vogliamo fare comandare solo quelli contro?

  6. comunque ribadisco che siete un ammasso di prevenuti. salvo paolo maggis. ma cos’è l’arte provocatoria? una forma di espressione trash e coatta, alla quale anche voi appartenete. voi che appena un uomo di chiesa apre bocca gridate allo scandalo, vi stracciate le vesti gridando all’ingerenza. la verità è che vi da fastidio in quanto tale , la verità è che oramai siete apertamente anticristiani, altrochè laicità! non sapete neppure dove stia di casa. ma siete voi la nuova borghesia qualunquista, lo sapete? omologati al pensiero debole, anzi al pensiero impotente. per dirla con moretti: ve lo meritate vezzoli!

  7. Stiamo attenti a valutare in modo univoco e stereotipato una realtà complessa e stratificata come quella della Chiesa, viste la sua tradizione di committenza (che ha pochi eguali) e , con tutti i suoi difetti, la sezione dedicata al contemporaneo dei Musei Vaticani, dove intanto c’è un Bacon, e dove ci sono belle sale di Fontana, di Marino Marini, di Rouault, de Chirico e opere importanti di molti artisti storici e internazionali; forse farei meno l’ignorante anticlericale, indignato, parruccone e attardato (un po’ vecchio massone di fine Ottocento, un po’ nostalgico pseudo-sessantottino di fine Novecento) e guarderei con attenzione a cosa proporranno, poi giudicherei. Il discorso sulle chiese e sui loro arredi è molto articolato ed è vero che ci sono troppe brutture, tuttavia questo padiglione potrebbe rappresentare un’importante apertura verso un rinnovamento. Intanto auguri a questo nuovo padiglione.

  8. Come stato fra gli altri stati credo che sia un diritto della Città del Vaticano partecipare alla Biennale anche se questo escamotage di andare a pescare gli artisti da vari continenti, oltre che forse l’unico modo per reperire qualche nome a fronte di una popolazione interna piuttosta esigua, mi sembra anche una forma retorica, manco troppa velata, per affermare che i confini di quella nazione siano molto più estesi di quelli che gli sono geograficamente riconosciuti.
    Più curioso invece è valutare questa partecipazione da un punto di vista culturale visto che quello della Biennale è uno spazio dove dilaga quel Relativismo che niente affatto piace a Ratzinger, come del resto poi a quasi tutti i rappresentati delle sue gerarchie ecclesiali. Il monsignor Ravasi su questo aspetto è stato fin troppo esplicito: ai Giardini di Venezia si espone “arte provocatoria” e quindi teniamoci a debita distanza, non “di fianco”. Sì, ok, ma quanto lontani? Basta forse esporre sull’isola di San Giorgio oltre il canale di San Marco per essere dai Giardini lontani? E poi: cosa si intende per “arte provocatoria”. A partire dal immagine di un Uomo morto sulla croce, l’iconografia cristiana è piena ogni forma di matirio e flagellazione del corpo umano, tanto che l’unica colpa di qualche anonimo individuo dilaniato da una bomba o appeso ad un cappio è quella forse di non essere stato riconosciuto cristianamente santo.

  9. Cara Giuseppina (Jeppa),
    non ritengo sia un problema di “scandalo”.
    Credo anzi che, daccordo o non con la Chiesa Cattolica (come per qualsiasi altra realtà daltronde), sia doveroso da parte di tutti un confronto. Evidentemente la Chiesa Cattolica (attraverso chi la rappresenta) mostra di credere fermamente a cose più o meno condivisibili. Sono le sue convinzioni, come tutti abbiamo le nostre.
    E’ questa una ragione sufficiente perchè debba stare nell’angolo?
    Io credo di no, se no nel mondo non ci sarebbero angoli sufficienti per tutti.

    Certo è che anch’io trovo pittosto di malgusto l’idea di voler far parte della Biennale senza però rientrare in quelle che sono le strutture della stessa.
    Condivido assolutamente il giudizio di Giacomo in relazione al significato del termine “arte provocatoria”… era Michelangelo Merisi che in epoche passate prendeva come modello una prostituta per ritrarre la Madonna sul letto di morte?
    Lascerei da parte i risentimenti storici e cercherei di vedere se questa volta la Chiesa Cattolica (cioè quella che ha fatto realizzare la Cappella Sistina ecc… ) ha ancora qualche cosa da dire.
    In questo senso spero,anzi, confido ed mi auguro che Monsignor Ravasi si ravveda e ci porti un progetto monumentale di un unico artista proprio dentro al “corpo” della Biennale… San Francesco in fondo stava in mezzo ai lebbrosi no?

  10. Caro Paolo
    il problema è che la chiesa non rispetta le opinioni diverse e vuole imporre le sue a tutti. Se volesse solo partecipare e non pontificare sarebbe anche per me di sicuro interesse. Grazie per la tua risposta, ciao

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