24 giugno 2010

cono d’ombra De Dominicis: le opere non pittoriche

 
Esordisce con un’analisi del mercato delle opere di Gino De Dominicis la nuova rubrica di Alfredo Sigolo. Che si cimenta - e come potrebbe essere diversamente? - con quotazioni, consigli d’acquisto, andamenti d’asta e quant’altro...

di

Per i sumeri il re è l’artista, il creatore,
l’architetto
(Gino De Dominicis).

MESSA A FUOCO
Gino De Dominicis
(Ancona, 1947 – Roma, 1998) è stato tra le figure
più controverse del Novecento italiano. Artista, pittore, scultore, architetto,
comprenderlo in una categoria non è facile, come pure assegnarlo a una
corrente: non fu poverista né transavanguardista e i connotati concettuali
della sua ricerca devono essere intesi in senso letterale e non tanto come
pretesto per riconoscergli affinità con questo o quell’altro artista. Celebre fu
la battuta con cui liquidò la fortuna del termine ‘concettuale’, attribuendola
alla diffusione di nomi comuni come Concetta, Concezione e Concettina.
In tempi in cui l’impegno politico, la riflessione sociale
e la critica storica tenevano banco, De Dominicis percorreva le strade remote
dell’alchimia, della spiritualità, dell’esoterismo e della mitologia. L’amore
per la civiltà sumerica si inserisce nel contesto di una riflessione sui temi
della bellezza primigenia e dell’immortalità.
Le sue intuizioni sono riferimento per molti artisti delle
nuove generazioni: da Roccasalva
a Pessoli fino a Gabellone. Alcuni ne vedono le tracce anche nei lavori più
enigmatici di Maurizio
Cattelan.
Gino De Dominicis - Senza titolo - 1986 - tempera e acrilico su legno - cm 105x355 - courtesy Galleria Lia Rumma, Napoli-Milano
Sul mercato non circolano facilmente opere di Gino De
Dominicis: la sua produzione non è stata molto ampia e il rifiuto da parte dell’artista
di sottomettersi alle regole del collezionismo rende oggi difficile ottenere
certificazioni, oltre a favorire una certa dispersione.
A questo si aggiunga che, poco prima della morte, l’artista
aveva inteso avviare un progetto di sistematica distruzione delle proprie opere
che per fortuna non è stato portato a compimento.
Il corpus di De Dominicis si può sommariamente suddividere
in due fasi: la prima, tra gli anni ‘60 e ‘70, alla quale appartengono le
sculture e i video; la seconda, dagli anni ‘80 fino alla morte, più
marcatamente pittorica.
In mancanza di progetti di catalogazione ragionata, i
riferimenti più autorevoli restano i cataloghi delle mostre ma soprattutto le
indagini degli studiosi che stanno pazientemente lavorando al riordino dell’eredità
intellettuale di De Dominicis.

Claudio Abate - Gino de Dominicis, Lo Zodiaco - 1970 - stampa lambda - cm 150x120 - (c) Claudio Abate
MINI-BIO

Cruciale nella sua carriera è la mostra presso l’Attico di
Fabio Sargentini nel 1969, dove espone un’asta in bilico dorata, intitolata Equilibrio
. In occasione di questa prima
mostra romana l’artista fece stampare un manifesto funerario che annunciava la
propria morte anagrafica.
Dello stesso periodo sono due filmati video, Tentativo
di far formare dei quadrati invece che dei cerchi attorno ad un sasso che cade nell’acqua
e Tentativo di volo.
Le provocazioni maggiori sono ottenute attraverso le
installazioni e le performance. Nel 1972 presenta alla Biennale di Venezia una
delle opere più controverse: in Seconda soluzione d’Immortalità (L’Universo è
Immobile)
esibì
un giovane affetto dalla sindrome di Down seduto in un angolo di fronte a uno
dei cubi invisibili, a una palla di gomma in caduta da due metri, fissata nell’attimo
precedente al rimbalzo, e a una pietra in attesa di movimento.
All’inizio della sua carriera si concentrò sulla scultura
e le opere invisibili (1968-70), molto significative per l’origine della sua
ricerca artistica e che tornano anche nella sua opera più tarda.

Gino De Dominicis - Senza titolo (Prospettiva rovesciata) - 1991 - compensato, perspex e legno - cm 207x207x 7,5 con cornice - coll. Franchetti - courtesy Blu Bramante Associazione Culturale - photo Hugo Glendinning
Dalla fine degli anni ‘70 De Dominicis si dedicò quasi
esclusivamente a opere pittoriche e disegni; l’impianto è figurativo, con
elementi ricorrenti come i personaggi dai lunghi nasi, le nuvole, l’utilizzo
dei fondi oro.
Nel 1998 nel suo palazzo a Roma, qualche ora prima della
sua morte, distrusse minuziosamente il suo archivio, le foto, le diapositive, e finì di dipingere
alcune opere, si stese nel suo letto e si spense. Per una personalità
caratterizzata da una vita all’insegna del mito non poteva mancare una morte
altrettanto avvolta da mistero.
Dieci anni dopo la Fondazione Merz ha ospitato una
retrospettiva che, nonostante qualche critica, è stata esportata al P.S.1 di
New York (dopo esser transitata a Villa Arson a Nizza). La nuova antologica
romana al Maxxi è un punto di riferimento importante, anche per il collezionismo.

XXXVIII Biennale di Venezia 1978 - Gino De Dominicis allestisce Senza titolo del 1969-70 - Archivioarte Fondazione Cassa di Risparmio di Modena
ANALISI DI MERCATO

Questa sua esistenza al di fuori degli schemi sta alla
base delle motivazioni per cui il mercato di Gino De Dominicis non può dirsi
ancora realmente decollato. In linea con l’avversione verso le riproduzioni e
archiviazioni gli eredi si rifiutano di pubblicare cataloghi o libri, senza i
quali è difficile certificare e documentare le opere a garanzia dei
collezionisti.
Il mercato dell’artista rimane tendenzialmente
circoscritto e concentrato sulle opere pittoriche (64 delle 93 aggiudicazioni),
presentandosi come un fenomeno italiano, con il 90% dei passaggi in asta
avvenuti in Italia e il 10% nel Regno Unito.
Il record di De Dominicis è stato segnato da Christie’s di
Londra nel 2002 per un dipinto su fondo d’oro del 1992 di dimensioni importanti
(cm 272×176), Senza titolo
, con un’aggiudicazione pari a 118.875 euro, per una stima
di 55-77.000 euro.
75088
Dal grafico si evince questa predominanza della pittura,
con un fatturato globale di 1.006.340 euro per un totale di 36 opere vendute,
per un totale di passaggi all’asta pari a 64 nel periodo 1996-2009. Per quanto
riguarda le altre tecniche, i fatturati complessivi vanno dai 56.550 euro per
gli acquerelli (14 passaggi all’asta con 8 lotti invenduti) agli 870 euro per
le stampe (4 lotti di cui un invenduto), dai 37.013 euro per le fotografie (7
passaggi in asta e 3 invenduti) all’unica scultura-installazione venduta nel
2004 per 12.550 euro.
75089
Leggendo i grafici riferiti alla pittura, anche se il
2000 è l’anno in cui sono state vendute più opere, il fatturato relativo viene
di gran lunga superato da quello registrato nel 2007 e 2008. Il prezzo medio di
un’opera di De Dominicis in asta è aumentato del 400% dal 2000 al 2007 (nel
2000 il prezzo medio era inferiore ai 9.000 euro, nel 2007 attorno ai 44.000
euro) fino a raggiungere +570% nel 2009, anno in cui è stata però venduta una
sola opera di pittura, per un prezzo di aggiudicazione pari a 59.000 euro.
Il 2007 e il 2008 sono state due annate proficue per De
Dominicis: il fatturato subisce uno scatto in avanti del 260% in confronto al
2006 e supera per la prima volta i 200.000 euro nel 2008.
Nel 2009 invece assistiamo a un brusco crollo del numero
delle transazioni (certamente complice la crisi economica) che però non
mostrano contrazioni nei prezzi di aggiudicazione, i quali superano anche il
prezzo di stima pre-vendita.
75090
Il mercato d’asta di Gino De Dominicis presenta un alto
tasso di invenduto distribuito in tutte le categorie, ma è più evidente nella
pittura (28 invenduti su 64 passaggi all’asta), che nel 1999 e 2004 arriva a
sfiorare l’80% di invenduto. Si può notare come alla voce “non venduto”
appaiano i dipinti che hanno i prezzi di stima maggiori, molti dei quali
presentano dimensioni importanti.

CONCLUSIONE
Indicazioni: il mercato concentrato sulle opere pittoriche
rende interessante e particolarmente conveniente il segmento delle opere non
pittoriche (fotografia, multipli, video, sculture).
Pro: interesse crescente, tendenza rialzista del mercato,
opera di riordino in atto.
Contro: offerta ridotta, certificazioni difficili,
dispersione, rischio di falsi.
Fabio Sargentini (a sinistra) con Gino De Dominicis
Alcune gallerie di riferimento: Emilio Mazzoli (Modena), Pio
Monti (Roma), Barbara Paci (Pietrasanta, Lucca), Rizziero (Pescara), Lia Rumma
(Milano-Napoli), Spazia (Bologna), Stein (Milano).

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7 Commenti

  1. Gentile Alfredo Sigolo,non si può che essere
    felici dell’interesse in atto per l’indimenticabile Gino De Dominicis.
    Molti sono i giovano critici che ne scrivono,spesso però denotando oltrechè una mancata conoscenza diretta dell’artista anche quella evidentemente relativa sul suo lavoro e ha quanto sta avvenendo attualmente a riguardo.
    Particolarmente significativo trovo quanto lei scrive sulla mancanza di progetti per la catalogazione.
    A parte il catalogo del MAXXI, in larga parte formato da materiale fornito dall’Associazione Gino De Dominicis, la informo che un catalogo ragionato di opere dell’artista a cura di Italo Tomassoni-che da dodici anni se ne sta occupando-,è quasi pronto per essere pubblicato dall’ditore Skira.
    Giuliano Perezzani

  2. Gentile Alfredo Sigolo,non si può che essere
    felici dell’interesse in atto per l’indimenticabile Gino De Dominicis.
    Molti sono i giovano critici che ne scrivono,spesso però denotando oltrechè una mancata conoscenza diretta dell’artista anche quella evidentemente relativa sul suo lavoro e ha quanto sta avvenendo attualmente a riguardo.
    Particolarmente significativo trovo quanto lei scrive sulla mancanza di progetti per la catalogazione.
    A parte il catalogo del MAXXI, in larga parte formato da materiale fornito dall’Associazione Gino De Dominicis, la informo che un catalogo ragionato di opere dell’artista a cura di Italo Tomassoni-che da dodici anni se ne sta occupando-,è quasi pronto per essere pubblicato dall’editore Skira.
    Giuliano Perezzani

  3. … cosa vuol dire “non sapeva dipingere”?

    Il mio vicino di casa dipinge molto bene dei soggetti di cani, a volte autoritratti e ritratti di amici, riconoscibilissimi, uguali.
    Ma per la sua banale e precipua aderenza alla copia di fotografie da cui parte, la pedestre insensibilità e personalità pittorica che gli è completamente assente, con l’idea di base che la sola copia è l’essenza dell’opera, è la cosa più lontana dall’arte in cui mi sia imbattuta.
    De Dominicis per fortuna non sapeva dipingere.

    Roccasalva è un figo; intanto perché è un bell’uomo, poi perché marciando su De Dominicis (alle volte è imbarazzante l’omaggio…) ha fregato tutti, o quasi.

  4. il libro catalogo di tomassoni è uscito e ha portato un pò di ordine nel lavoro del GRANDE de dominicis che con le sue splendide opere piene di anticipazioni, intuizioni, gusto, e eseguite, nel tratto, con grandissima attuale maestria.= i prezzi stanno andando alle stelle
    e, per mancanza di opere, diverranno pari a quelle di manzoni piero.=

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