10 novembre 2011

fiere_resoconti The Others 2011

 
Ha inaugurato la sera del 3 novembre l'atteso progetto di Roberto Casiraghi: una fiera che vuole essere anche punto di riferimento per artisti, gallerie, accademie ed università. Vediamo da vicino come è andata...

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The Others non è stata soltanto una fiera d’arte giovane e inconsueta, ma anche una nuova manifestazione di ampio respiro culturale. L’orario di apertura, dalle 18 all’una, ha favorito un’affluenza omogenea nelle ore serali, creando un’atmosfera intellettualmente stimolante e, al tempo stesso, disinvolta ed immediata. La concomitanza di eventi musicali, letterari e teatrali – curati dal Circolo dei Lettori di Torino – ha arricchito l’evento fieristico di una connotazione più genuinamente culturale.
Le gallerie, tutte di recente apertura, hanno occupato gli spazi delle celle delle Ex Carceri Le Nuove di Torino. Il significato di questa originale impostazione fieristica può essere rintracciato nelle intenzioni del comitato scientifico e selezionatore, composto da Andrea Bruciati (direttore della galleria comunale d’arte contemporanea di Monfalcone), Claudio Composti (direttore artistico della mc2 gallery di Milano), Alessandro Facente (indipendent curator) e Michele Lupi (direttore di Rolling Stone). La volontà è stata, sicuramente, quella di lavorare sulle differenze e sulle peculiarità di scelte curatoriali d’avanguardia, senza perdere di vista una determinata cernita qualitativa e uno sguardo d’insieme sull’orizzonte del contemporaneo: pittura, scultura, installazioni, performance e fotografia. Il modo alternativo in cui particolari progetti si aprono alla contemporaneità e al futuro è stato, già a prima vista, il modus operandi seguito dal comitato per la selezione delle gallerie e delle associazioni no profit.
Alterità come distanza da certezze imposte dalla tradizione e come sguardo periferico che muove verso un nuovo centro: in queste accezioni, il carcere si pone come luogo privilegiato e fortemente simbolico per l’inizio di una nuova manifestazione. La prigione entra – insieme ai concetti di colpa,  alienazione ed espiazione – come argomento di riflessione, anche nei lavori presentati da molte gallerie.
Il progetto espositivo della Galleria Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter di Milano ruota intorno ai lavori dell’artista e scultore bolzanese Leo Ferdinando Demetz. Due mezzibusti in legno,I Colpevoli, si sporgono, completi di abiti da carcerati anni ’30, dalle mura interne della cella e fungono da chiave di lettura di tutto l’allestimento. La decisone di porre la propria rappresentazione artistica all’interno delle spinose tematiche legate alla pena detentiva introduce un percorso di spessore che si snoda con coerenza. I contenuti e lo stile del disegno dell’artista tedesca Kinki Texas danno vita, tra ammiccamenti alla pop art e ad un espressionismo immediato, ai possibili pensieri di serial killer e di alienati della società: altro riferimento a segregazione e disagio sociale. La desolazione presentata nei paesaggi dello sloveno Jernej Forbici indica l’intera umanità come colpevole della distruzione ambientale. Le opere sono ispirate alla regione geografica di Halda, in Slovenia, dove una discarica a cielo aperto e un’industria di alluminio hanno gravemente compromesso il futuro di natura e paesaggio. Nelle opere dell’artista, lande abbandonate si colorano di bianco e rosso: sono gli ossidi di ferro rilasciati dalle scorie. L’opera di Matthias Langer ha ancora a che fare con la colpa. La sua riflessione si sofferma però sul tempo dell’espiazione: l’artista ci presenta le immagini fotografiche della vita di una candela, dello svolgersi del suo ardere. Nello stesso senso, le opere di Luca Gastaldo riflettono sullo scorrere temporale, nella solitudine, della meditazione e dell’osservazione, mentre l’opera dell’artista tedesca Christiane Draffehn, elaborazione digitale su silverprint, significativamente intitolata Caught, pone l’accento sui significati di cattura e privazione.

Rizomi Art Brut, progetto alternativo torinese, si muove nell’inesplorato campo dell’art brut. Questo concetto è stato ideato dal pittore francese Jean Dubuffet per indicare le produzioni artistiche realizzate da non professionisti che creano un’arte fortemente spontanea ed espressiva, operando, tuttavia, al di fuori delle norme estetiche convenzionali (spesso autodidatti, psicotici, prigionieri, persone completamente digiune di cultura). La galleria presenta interessanti opere di Francois Burland, Gianluca Pirrotta e Dan Miller, in bilico tra ingenuità ed espressionismo, riflessione sul segno e arte informale.
La Galleria Paludetto_ Torino presenta una scelta di artisti già presenti in mostre personali e collettive tra le sedi di Rivara, Torino e Roma. Il lirismo della fotografia dell’artista iraniano Arash Radpour, la leggerezza e la ritmicità addensante dell’opera Un Brusio d’Ali di Elvio Chiricozzi, le fascinose sorgenti del fotografo torinese Bepi Chiozzi delineano una mostra di forte impatto simbolico ed evocativo.
Suggestioni cromatiche e simbolismo, giochi d’ombre e luci sono elementi che ritroviamo anche nella produzione fotografica Inheritance di Valentina Merzi e Diambra Mariani per l’associazione KnStudio di Verona.
Fart ArtGallery è una galleria “low cost” torinese: l’idea è quella di raggiungere un nuovo pubblico di appassionati e di collezionisti d’arte, distaccandosi dalle speculazioni delle classiche gallerie e del collezionismo tradizionale. Il nome stesso gioca sul dualismo del significato italiano di “Fare arte” e dell’inglese di Fart, che sta per “pernacchia”: un modo irriverente e, inieme, giocoso, per dare vita a nuovi itinerari nel mondo dell’arte. Lo stesso progetto presentato alla fiera, Forever Jung, nell’ironico gioco di parole che propone, affronta il tema del dualismo attraverso il riferimento alla difficoltà di distinguere il bene dal male. Sono stati esposti dei lavori di Simone Pizzinga, Mattia Macchieraldo, Valentina Argirò ispirati ai tatuaggi criminali o al tema delle maschere.

Per il progetto 4Focus On The Others della casa editrice Prinp Editoria d’Arte, quattro giovani fotografi, in collaborazione con un graphic designer, hanno realizzato un libro/evento dal vivo durante le quattro serate della fiera. Le immagini della pubblicazione documentano l’incontro tra la fotografia, l’architettura e la storia della particolare location delle Ex Carceri Le Nuove, come prima testimonianza dell’inizio di una nuova fiera d’arte. Il fotografo Davide De Martis ha colto alcune espressioni degli spettatori di The Others. Sara Vindrola ha scavato nell’essenza dei luoghi dell’esposizione, tralasciando ogni traccia del passaggio umano. Andrea D’Angelo ha realizzato dei ritratti segnaletici, ispirandosi alle fotografie dei criminali di inizio Novecento e fotografando i suoi soggetti sia frontalmente che di profilo. Vanessa Vettorello ha riletto gli spazi delle Carceri alla luce di un approccio più teatrale, immortalando i personaggi come se fossero imprigionati in un inedito palcoscenico: drammaturgia che mescola ricordo e presente, colpa ed espiazione.
 
ivan fassio

foto in alto: Leo Ferdinando Demetz, Colpevole I, tiglio, h.65 cm., 2010, courtesy Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter

[exibart]

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