05 luglio 2012

Giacomo e i libri

 
Non passa alla storia come un tipo simpatico, Monaldo. Peggio ancora la madre, Adelaide Antici, tirchia e dura. Ma un merito Monaldo ce l'ha: ha messo in piedi una grande biblioteca dove Giacomo si è copiosamente abbeverato e che ha anche contribuito ad allestire. Aperta al pubblico dal 1812, celebra ora il bicentenario con una mostra dedicata al poeta e alla sua passione per i libri [di Pierfrancesco Giannangeli]

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Spesso quattro mura, vere o metaforiche, possono rappresentare una prigione da cui è impossibile uscire, per liberarsi nello scorrere della vita. Talvolta, al contrario, quelle pareti diventano il luogo privilegiato attraverso cui aprirsi, con gioia, alle innumerevoli occasioni offerte dall’Infinito, inteso come conoscenza, di sé e degli altri. È questo il caso della Biblioteca di Casa Leopardi, a Recanati, stanza delle meraviglie per Giacomo, che grazie a quei tesori di carta – alcuni a portata di mano, altri nascosti, che bisogna cercare, creando le connessioni giuste – seppe aprire la porta necessaria al moltiplicarsi del sapere. Da due secoli, poi, la Biblioteca costruita amorevolmente, pezzo dopo pezzo, dal padre, Monaldo Leopardi, è un pozzo a cui attingere per tanti studiosi che qui si danno appuntamento, per approfondire gli studi sul Poeta, ma anche per consultare altri volumi conservati tra queste mura.

Dal 1812, infatti, la Biblioteca Leopardi è aperta al pubblico, raro esempio di continuità per un luogo che è rimasto sostanzialmente com’era in origine e che dunque ha respinto gli assalti del tempo. D’altra parte fu proprio Monaldo, nel suo testamento, a indicare ai suoi discendenti la necessità di mettere a disposizione di chiunque volesse averne accesso questo sterminato patrimonio di volumi. «Voglio ancora provvedere – scrisse infatti – alla conservazione e buon uso della mia Biblioteca, la quale ho raccolta con grandi cure e dispendi, non solo per vantaggio e comodo dei miei discendenti, ma ancora per utile e bene dei miei concittadini recanatesi». Concittadini che, col passare degli anni, sono diventati tutti i cittadini del mondo.

Per celebrare il bicentenario dell’apertura al pubblico di questo luogo, nei giorni scorsi a Casa Leopardi si è inaugurata la mostra “Giacomo dei libri”, che reca come significativo sottotitolo “la Biblioteca Leopardi come spazio delle idee”. Curata da Fabiana Cacciapuoti, Vanni Leopardi (discendente di Giacomo) e Lucio Felici, realizzata in collaborazione con la Regione Marche, è pensata proprio in funzione dell’esaltazione del pensiero che dialoga con altri immaginari, nel segno di quella frase, affidata al “Filippo Ottonieri”, dove il Poeta sostenne che «il leggere è un conversare, che si fa con chi scrisse». Sarà visitabile tutti i giorni, per i prossimi mesi, dalle ore 9 alle 18 (info: www.giacomoleopardi.it).

Divisa in sei aree tematiche, la mostra racconta dapprima il sogno di Monaldo, nel quale furono coinvolti – anche in maniera giocosa – Giacomo e i suoi fratelli, nella scelta e nella catalogazione dei libri. Poi, il percorso si focalizza sul Poeta, per il quale la Biblioteca divenne la prima maestra di vita e formazione. La prima sezione descrive, attraverso i documenti, come è nata la Biblioteca, la sua architettura, le istruzioni per allestire un luogo fruibile al pubblico, le regole per il prestito e la conservazione dei libri. La seconda sezione è dedicata a dizionari e repertori, nella terza comincia il dialogo tra Giacomo e i grandi pensatori europei, da Voltaire a Rousseau, Diderot e Pascal, e poi Locke e Hume, tra i principali. La quarta parte è riservata alle due “Crestomazie”, della prosa e della poesia, la quinta al lavoro autografo conservato alla Biblioteca Nazionale di Napoli e la sesta allo “Zibaldone”. Tutta la mostra, inoltre, pone in relazione la Biblioteca Leopardi con quella di Jean-Jacques Rousseau, altra miniera fondamentale per la costruzione del pensiero. Da segnalare, anche, lo straordinario lavoro multimediale che accompagna i visitatori, un affascinante viaggio dentro i libri, realizzato da Matteo Catani col suo Studio Grafico D2 di Jesi e il contributo di alcuni studenti dell’Accademia di belle arti di Macerata.

«La Biblioteca è la grande opera di Monaldo, quella che lo impegnerà per tutta la vita e quella per cui andrebbe ricordato», commenta Vanni Leopardi. «Non solo egli raccoglie questo pregevole fondo librario, ma nel 1812 lo apre al pubblico, con un gesto che denota liberalità e lungimiranza, permettendo così il libero accesso alla cultura. Tanto valore dà Monaldo a questa iniziativa, da vincolare, con le sue disposizioni testamentarie, i suoi discendenti a mantenerne libero l’accesso agli studiosi. Questo impegno è stato sempre fedelmente onorato dalla famiglia Leopardi, infatti ancora oggi studiosi da tutto il mondo frequentano le antiche sale per approfondire la loro conoscenza dell’opera del Poeta e la “piccola” Biblioteca di Recanati diventa così il centro dell’universo leopardiano. Lo spunto che ci offre qui Monaldo è quello di promuovere la cultura e renderla accessibile. La mostra “Giacomo dei libri” è dedicata a tutti gli uomini che cercano una società migliore e che, pur esprimendosi con diverse favelle, parlano il linguaggio universale usato da Giacomo Leopardi».

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