05 settembre 2012

Un’azione collettiva per identificare il rapporto di una città con la crisi. Al Kunstverein di Francoforte va in scena l’azione dell’italiana Francesca Banchelli

 

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Come un gruppo sociale si forma, esiste e si alimenta con il reale? Sono queste le tre domande fondamentali sul cui registro si muove The Sunshine Vineyard (Our ideal Revolutionary Storm), l’opera in progress dell’italiana Francesca Banchelli, diploma all’Accademia di Belle Arti di Firenze e master al Saint Martin di Londra, attualmente artista in residenza con il programma istituito da Deutsche Bank e dallo scorso agosto “di stanza” al Kunstverein di Francoforte.
Un progetto che mira a intersecare le visioni e l’incontro di un gruppo di invidui, provenienti da diversi background culturali, intorno ad un’azione collettiva, ovvero riunirsi sulle rive del fiume Meno, discutendo e interagendo su due dei temi più attuali nella Germania della crisi: da un lato le pratiche degli “angry citizens”, che hanno infervorato l’opinione pubblica per l’occupazione delle piazze di varie città per protestare contro la situazione di instabilità economica del sistema occidentale; il secondo punto evoca invece le pratiche dell’arte politica e relazionale che si è diffusa negli ultimi dieci anni nel tentativo di riscoprire la realtà o di “salvare il mondo” da parte degli artisti. Un approccio che l’artista muove in entrambi i casi criticamente, ponendo domande sul valore dell’azione, su una forma di arte che molto spesso sconfina nell’idea di una protesta, sul coinvolgimento. Oggi, al Kunstverein, sarà presentato lo stato del progetto cercando di allargare ulteriormente la futura comunità destinata a realizzare la “manifestazione di protesta” e l’azione collettiva che si svolgerà venerdì, sulle rive del fiume e dalla quale nascerà un video-documentario che metterà in evidenza tutte le tensioni alla base del dialogo e le contraddizioni rispetto all’ideazione dello stesso The Sunshine Vineyard (Our ideal Revolutionary Storm), che in qualche modo ha scardinato completamente l’approccio all’opera, da un lato inserendosi nel tessuto cittadino e popolare, dall’altro non occultando nulla del processo di “formazione” di quella che sarà l’azione collettiva.

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