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Lo si da tra i nomi degli artisti del prossimo Padiglione Italia, curato da Bartolomeo Pietromarchi. E forse non è un caso che domani Gianfranco Baruchello, artista livornese classe 1924, romano di adozione, converserà proprio al MACRO con Carolyn Christov-Bakargiev, colei che l’ha portato all’ultima edizione di Documenta, inserendolo nella “Rotunda” del Fridericianum, il cervello dell’esposizione, scrigno del museo tedesco che è stato oggetto di file impressionanti e che racchiudeva il “best of” del pensiero teorico a partire dal quale era stata sviluppata la manifestazione. Un posto d’onore per Baruchello, una carriera iniziata al fianco di Marcel Duchamp e John Cage e passata per una sterminata produzione che ha coinvolto negli anni i medium più differenti, compresa l’esperienza di “Agricola Cornelia”, quando alle porte di Roma iniziò, negli anni ’70, una sorta di happening-coltivazione agricola, per una riflessione sul prodotto e il valore artistico. Domani, dunque, sarà probabilmente una sorta di momento anticipatore, una quadratura del cerchio intorno al tanto mistero che aleggia sulla Biennale di Pietromarchi, e forse anche sul futuro di un altro museo romano, il MAXXI, dove i rumors danno Christov-Bakargiev tra i favoriti per la nuova direzione. In tutti i casi si tratta della definitiva consacrazione per Baruchello, che fu anche uno dei repechage di Francesco Bonami per la sua mostra “Italics” a Palazzo Grassi di Venezia, nel 2008. Appuntamento alle 18, ognuno con i propri sospetti.