27 marzo 2013

Fino al 16.VI.2013 Soulages. XXI secolo Roma, Villa Medici – Accademia di Francia

 
L’opera al nero dell’ultranovantenne pittore francese campeggia negli ambienti di Villa Medici. Senza cedimenti all’età e alle mode -

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Il fascino del nero, l’oscurità avvolgente della caverna dove l’uomo preistorico traccia i suoi primi segni agli albori della civiltà. È proprio il nero il punto di partenza e d’arrivo di Pierre Soulages (Rodez, Aveyron 1919, vive tra Parigi e Sète). 
Un “processo di ricerca permanente”, quello di Soulages conosciuto anche come “il pittore del nero”, come sottolinea Éric de Chassey, attuale direttore dell’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici nel presentare la prima mostra italiana dell’ultranovantenne artista francese: Soulages XXI secolo (fino al 16 giugno), realizzata in collaborazione con il Musée des Beaux-Arts di Lione. Il suo è un lavoro inteso non come un qualcosa di compiuto – storicizzato – ma completamente immerso nel presente.
«La pittura recente di Pierre Soulages non si è addormentata nel riposo della padronanza – scrive il direttore di Villa Medici – ma continua a frequentare i territori della sperimentazione. Nulla vi è guadagnato una volta per tutte». Motivo per cui il percorso espositivo prevede una serie di lavori datati tra il 2005 e l’agosto 2012, con la sola eccezione di un “catrame” del 1948, Goudron sur verre. Grandi tele monumentali e, allo stesso tempo, intime che coinvolgono l’osservatore a partire dai titoli stessi che, volutamente, forniscono solo informazioni quali la tecnica, le misure e l’anno (completo di giorno e mese).
Soulages mette in atto una sorta di responsabilizzazione in chi guarda, chiamato ad un incontro ravvicinato con la parte più profonda di sé, per permettere alle corde di un’intimità più profonda, mai comunque condivisibile completamente con l’altro, di vibrare in libertà. 
Un’esperienza individuale, quindi, costruita attraverso i riflessi di luce sulla superficie nera, talvolta materica, opaca e lucida in cui pittura e bassorilievo sconfinano con disinvoltura. Il lavoro di Alberto Burri e Lucio Fontana, e anche di Mark Rothko, naturalmente non era sconosciuto a Soulages, né viceversa, tanto che questi grandi maestri gli fecero visita nel suo studio parigino alla fine degli anni Quaranta. La sua mostra del ’47, del resto, non lasciò indifferenti pubblico e addetti ai lavori, tanto che anche Francis Picabia espresse il suo parere positivo, azzardando ipotesi sul futuro dell’allora giovane pittore.
Che il suo lavoro rientri nell’astrattismo, questo Pierre Soulages non può certo contestarlo, benché non ami le categorie, create – come precisa – da critici e storici dell’arte per pura comodità. Ma informale, come formula con un punto interrogativo qualcuno durante l’incontro con la stampa, proprio no. Disponibile al dialogo, l’artista è Roma con la moglie Colette a cui è legato dalla giovinezza: «non sono io ad aver scelto il nero, ma è il nero che ha scelto me», afferma. L’essere svincolato da correnti e mode gli permette di procedere con determinazione ed estremo rigore – quando non è completamente convinto di un lavoro lo brucia non lasciandone traccia – anche in chiave di atemporalità. 
Tranne rare incursioni nel bianco, come vediamo in Encre sur papier, 2003 o in Peinture 300 x 235 cm, 9 juillet 2000, l’unica opera completamente bianca della mostra è Peinture 102 x 130 cm, 21 mars 2012. Un azzardo, forse, in cui la luce si rincorre sulla superficie non troppo differentemente dal momento silenzioso del nero. «Da molto tempo Pierre Soulages spiega che a interessarlo davvero è soltanto la capacità della pittura di creare la luce, e che è per questo motivo che rifiuta la moltiplicazione dei colori sulle proprie tele» conclude de Chassey.
Manuela de Leonardis 
mostra visitata il 2 marzo
dal 2 marzo al 16 giugno 2013 
Villa Medici – Accademia di Francia, Soulages. XXI secolo
Viale Trinità dei Monti, 1 – (00187) Roma
Orari: da martedì a domenica 10.30-12.30 e 14-17.30
Info: 06 6761311

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