27 marzo 2013

Dalla Biennale de L’Avana a Times Square, ancora un amore perso a New York. Nella nuova installazione di Esterio Segura

 

di

Goodbye my love, Esterio Segura, Times Square
In occasione del programma di arte pubblica di Times Square, sponsorizzato dal Rockefeller Brothers Fund. E promosso dal Cuban Artists Fund and chashama, in Anita’s Way, meglio noto come il passaggio pedonale che collega la West 42th Street alla 43th, all’incrocio con Broadway, arriva Goodbye My Love, il nuovo progetto di Esterio Segura, giovane pioniere dell’arte contemporanea cubana, già tra gli artisti presentati alla scorsa edizione della Biennale de L’Avana. 
Dodici aeroplanini rossi, a forma di cuore, metafora dell’amore e delle relazioni contemporanee, che più che per lo loro “bellezza” colpiscono per quanto la Grande Mela, e più specialmente la mainstream Times Square, stia ritagliandosi ad hoc uno spazio per raccontare drammi e gioie sentimentali, e sentimentaliste, tramite l’arte pubblica (vedasi a proposito Tracey Emin, con i suoi quaranta manifesti luminosi visibili per tre minuti sui maxi-schermi). Sherry Dobbin, direttore di Times Square Alliance ha dichiarato: «Il lavoro di Segura colpisce per un accordo agrodolce di emozioni, ponendosi stesso piano delle nostre esperienze in fatto di addii». Anche se, nascosti dal melò delle sculture volanti, si nasconde anche un discorso di appartenenza al proprio Paese, e alle necessità di lasciare la propria patria -dunque il proprio amore- anche separandosi dalle proprie famiglie.
In collaborazione con il Fondo per l’Arte Cubana, questa parte del programma dell’Alliance vuole in qualche modo porre anche l’attenzione alla comunità di artisti latini, spesso in ombra a causa della loro provenienza da un Paese con un sistema emergente e con un’economia non stabile. Carlos Pomares, direttore esecutivo del Cuban Artists Fund, si è detto felice della nuova collaborazione con Times Square Alliance e chashama, come collaborazioni incredibili per gli artisti cubani per  migliorare la loro visibilità. Sfruttando anche luoghi in qualche modo “sottosviluppati” rispetto ai tradizionali canali di comunicazione del contemporaneo pubblico in città. E utilizzando, ancora una volta, l’amore come tema-cardine per lanciare visioni. Il dubbio che sorge, ora, è che i newyorkesi siano ben disposti a vedersi come “cuori infranti”. 

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