23 settembre 2013

MACRO che scotta. Opening per la bellissima mostra di Qureshi, ma le domande sono tutte per il destino del museo

 

di

Imran Qureshi Roof Garden Commission, Iris and B. Gerald Cantor Roof Garden, Metropolitan Museum of Art, New York

Chissà che deve aver pensato Imran Qureshi che stamattina al Macro, in occasione della presentazione della sua mostra in partnership tra il museo romano e Deutsche Bank, si è trovato nel bel mezzo di una conferenza stampa dove ad essere bombardato di domande non è stato lui, quanto la neo assessore alla cultura del comune di Roma, Flavia Barca.
Alla sua prima inaugurazione di una mostra del circuito dei musei Roma Capitale, le questioni sono state tutte rivolte a quello che sarà il futuro gestionale del museo.
Passi la mancata Fondazione, ma quanti fondi saranno stanziati? Quando si conoscerà il nome del nuovo direttore, dopo il mese di proroga alla Campitelli? Come si porrà il museo nei confronti della nuova programmazione, e soprattutto, che programmazione vi sarà? Le domande sono evase in lieve parte dal direttore ad interim, che spiega che il Macro continuerà il grande circolo d’eccellenza inaugurato da Pietromarchi, ma Flavia Barca, attaccata su più fronti con un brusio di approvazione del pubblico presente all’auditorum di via Nizza, nicchia.
Si parla di un museo che dovrà dialogare con gli altri attori culturali della città di Roma, in una nuova idea di rapporto tra pubblico e privato, per “poter collaborare insieme per lo sviluppo e la crescita della città, guardando al pubblico”.
<<La Precarietà durerà poco, un mese al massimo>> ribadisce Barca.
Che incalzata continua un botta e risposta dove il filo principale del discorso è dato da un <<Uscire dal ragionamento sui singoli spazi, ragionare sul l’intera città. Il Macro deve essere pensato e ripensato come un museo in cui c’è un disegno generale, interno alla “filiera” artistica di Roma>>.
Un votarsi all’attenzione al territorio, alle spinte e alle attese del pubblico, spiega Barca.
Piuttosto fosca la situazione. Sarà che forse non è il momento di parlarne. Eppure gli addetti ai lavori della capitale sono tesi, e anche un po’ stanchi di una situazione che, verrebbe da dire, è tutta italiana.
C’è di buono che almeno oggi, e fino al 17 novembre ci si potrà consolare. Con una mostra incantevole di un artista che, decisamente, non poteva che essere quello “dell’anno”. Signore e signori, Imran Qureshi.

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