07 maggio 2015

Venezia/Padiglioni. Ecco l’Albania di Armando Lulaj, tra gli scheletri del potere

 

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Nel padiglione albanese un enorme scheletro di balena si estende per la quasi totalità dello spazio espositivo. Viene dal Museo di Storia Naturale di Tirana, ma l’interesse per la sua presenza non è scientifico. La balena è piuttosto un relitto ingombrante, un indice della storia, che come dice un ufficiale americano alla fine del video Recapitulation “non può essere revisionata” ma va fatta riemergere, con tutti i diversi strati di significato che gli oggetti simbolo del potere hanno assunto con lo scorrere dei regimi politici e dei rivolgimenti sociali che hanno attraversato il Paese. Questo è l’interesse di Armando Lulaj che nel padiglione presenta anche tre video in cui la narrazione si sviluppa intersecando materiale d’archivio e materiale girato dall’artista. 
Ancora in Recapitulation protagonista è un’altra carcassa, questa volta di un aereo-spia americano intercettato nel 1957 e fatto atterrare dall’areonautica albanese, riesumato dal campo in cui è stato abbandonato dopo la fine della dittatura di Hoxha, che l’aveva fatto esporre nel Museo delle Armi della sua città natale. E’ invenzione del nemico, il processo di formazione di un’identità attraverso la definizione delle forze avverse a cui opporsi – come ha detto durante la conferenza stampa il curatore Marco Scotini – che interessa l’artista. Un’invenzione materializzata nei 71 volumi scritti da Hoxha, a cui Lulaj sovrappone piccole foto delle vertebre del cetaceo, che torna come leviatano hobbesiano, simbolo del potere statale, divenuto oggi esso stesso un reperto da museo. (Silvia Simoncelli)

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