25 maggio 2015

Reading Room

 
Un'opera può essere apprezzata solo per le qualità estetiche? Ne parla Antonio Natali
di Eleonora Scoccia

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Era il 18 febbraio 1564 quando Michelangelo Buonarroti, quasi ottantanovenne, spirava nella sua residenza romana al culmine di una vita longeva e piena di successi. Nel 2014, in occasione del compimento del quattrocentocinquantesimo anniversario dalla morte dell’artista toscano, Antonio Natali, direttore della Galleria degli Uffizi, ha voluto contribuire alle celebrazioni inaugurando la collana di studi “Iconologia” e presentando un’approfondita analisi iconografica su due tra le più celebri opere del Buonarroti conservate nel museo: il David e il Tondo Doni. Con un gesto duraturo e significativo, per l’occasione gli Uffizi hanno aperto permanentemente due sale: una dedicata ai capolavori del Maestro e ad altri esponenti fiorentini, l’altra ispirata al Giardino di San Marco, contesto formativo dell’artista in ambiente mediceo. 
Michelangelo Buonarroti, David, Galleria dell' Accademia
Due ambienti in cui una rinnovata disposizione delle opere, meno congestionata e più ariosa, invoglia il visitatore a una lettura più attenta e profonda. Un percorso fatto di pause e intervalli, al fine di permettere una maggiore riflessione allo spettatore, divulgando una nuova idea di museo: non solo luogo di conservazione, ma soprattutto di divulgazione, educazione e conoscenza. Una tesi largamente ribadita nel testo, nel quale Natali si muove con ammirabile disinvoltura nella lettura particolareggiata dei due capolavori, uno all’esterno, l’altro all’interno degli Uffizi. Secondo lo storico, la celeberrima statua di David, posta in originale sul sagrato di Palazzo Vecchio a Firenze nel 1504, mostra una redazione iconografica del personaggio meno scontata e più innovativa, tanto da far supporre di aver suscitato scalpore al momento della messa in scena. Di stazza colossale ed epurata della distintiva testa di Golia, nulla infatti oltre il laccio suggerisce le sembianze dell’eroe di Israele, solitamente una figura giovane ed esile, la cui forza risiede nella fede in Dio. Con un’accurata analisi, Natali avanza varie supposizioni sul perché Michelangelo abbia scelto una trasposizione scultorea meno fedele alla tradizione, spostandosi poi sull’unica opera certa di pittura giuntaci dell’artista: il Tondo Doni. Probabilmente nata per celebrare il matrimonio tra Agnolo Doni e Maddalena Strozzi, o la nascita della primogenita, o dono del coniuge alla moglie, lo studioso presenta una rassegna di chiari riferimenti all’antico di cui la tavola è infarcita, tentando di restringerne il campo cronologico di esecuzione e formulando valide ipotesi sulla trama teologica.
In un continuo andirivieni tra ipotesi, testi e fonti antiche, Antonio Natali, stimato e rinomato studioso, rimanda un messaggio importante: l’opera d’arte esige anzitutto il porgersi delle domande.
Eleonora Scoccia
Michelangelo agli Uffizi, dentro e fuori.
Autore: Antonio Natali
Editore: Maschietto Editore
Anno di pubblicazione: 2014
Prezzo: € 24,00

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