Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Non è di certo “musica del caso”, citando il grande scrittore Paul Auster, piuttosto è rock sperimentale e improvvisazione, in un disco suonato a dozzine di mani. Ecco il nuovo lavoro di Paolo Tarsi, compositore, romanziere del collettivo Argo e artista, che negli anni ha scritto musiche per mostre di Paolo Cotani, Mario Giacomelli, Andy Warhol, e collaborato con gli artisti Marco Tirelli e Tullio Pericoli, figure omaggiate nel nuovoFurniture music for new primitives (musica d’arredamento per nuovi primitivi), in uscita oggi per la collana POPtraits Contemporary Music Collection di Cramps Music e prodotto dall’etichetta Rara Records. Una carriera, quella di Tarsi che l’ha visto anche impegnato in perfomance e installazioni al MAXXI di Roma, il MUSMA di Matera e il Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro (foto sopra, di Paolo Rossi).
Ma come sarà questo nuovo disco, decisamente d’artista? Ispirato a un altro grande scrittore, William S. Burroughs, e al suo romanzo Le Città della Notte Rossa, primo volume dell’omonima trilogia edita nel 1981. Un disco che muove idealmente da quella che Erik Satie definì la “musica da arredamento”, specchio e metafora del mondo contemporaneo, saturo di segnali e modi di comunicare, popolato da creature virtuali che sembrano muoversi come dei nuovi primitivi di fronte alle possibilità tecnologiche del XXI secolo.
Ma non è finita, perché l’arte non la troverete solo tra le tracce, ma anche nella copertina (foto in home page, dettaglio), realizzata con la collaborazione dell’artista Luca Domeneghetti, il fotografo Roberto Masotti e il compositore, regista e artista Roberto Paci Dalò, e nata attraverso materiali cartacei trovati, in una versione collage e de-collage che ricorda il celebre cut-up di Burroughs, o degli italiani Gioli e Tambellini (entrambi al Padiglione Italia). E così volontariamente o meno, Burroughs ritorna, a viverci dentro. Con John Cage, Brian Eno e la ruota di Duchamp, Marina Abramović/Ulay, Entr’acte di René Clair, Jean Tinguely e le sue macchine inutili e il Lettrismo, solo per citare l’arte. Buona visione o buon ascolto?