30 agosto 2015

Fino al 04.IX.2015 Lina Selander Galleria Tiziana Di Caro, Napoli

 

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Rendere visibile l’invisibile, mostrare il flusso della storia attraverso le sue tracce, sono i temi della prima mostra personale dell’artista svedese Lina Selander (Stoccolma, 1973), in corso presso la Galleria Tiziana Di Caro, a Napoli. Le tre video-installazioni disposte nelle sale dello spazio espositivo fanno parte del più ampio progetto Excavation of the Image: Imprint, shadow, spectre, thought, con il quale quest’anno Selander ha rappresentato la Svezia alla 56. Biennale di Venezia.
L’allestimento e le singole opere mimano il processo percettivo del pensare per immagini, in cui gli accostamenti di frammenti video, documenti, film e riprese inedite convergono in una considerazione sulle aspettative deluse dal progresso. 
Il primo lavoro, Model of Continuation (2013) gioca sull’autoreferenzialità della rappresentazione e si concentra sulla sua riproduzione e sui mezzi che la concepiscono, suggerendo una percezione indipendente del dato visivo, da parte dello strumento che lo produce: «Le immagini appartengono alla tecnologia che le ha generate» dice l’artista.  La produzione alterna frammenti cinematografici e riprese dello studio di Selander, senza tralasciare l’interesse per la memoria e le questioni socio-politiche a cui è legata la ricerca dell’autrice. Le sequenze, infatti, sono tratte da Children of Hiroshima, di Kaneto Shindo, del 1952, Hiroshima mon amour, di Alain Resnais, del 1959, e Hiroshima Nagasaki August, 1945, di Erik Barnouw, del 1970, pellicole che raccontano le tragiche vicende che hanno segnato il secolo scorso.
Lina Selander, The Offspring Resembles the Parent, 2015. Veduta dell’installazione

Il fallimento della modernità, di quella tecnologia che avrebbe dovuto migliorare le condizioni di vita collettive, è ripreso anche in Lenin’s Lamp Glows in the Peasant’s Hut (2011), il cui titolo rinvia al film del regista russo Dziga Vertov, L’Undicesimo, prodotto per celebrare la Rivoluzione d’ottobre, in cui si racconta della costruzione dell’innovativa centrale elettrica sulle rive del Dnepr, fiume che bagna anche Pripyat, la città dove vivevano gli operai vittime dell’esplosione nucleare di Cernobyl del 1986. L’installazione, costruita come una struttura convergente al cui apice c’è la proiezione, racchiude testimonianze storiche, riprese inedite, speciali radiografie – foto senza luce prodotte dall’uranio a contatto con la carta fotografica – e parole. Il linguaggio è un elemento sempre presente nel lavoro di Selander, fattore di raccordo e di cortocircuito che, questa volta, si presenta in una placca d’acciaio riflettente, sulla quale scorre il filmato, dove sono incisi i nomi dei luoghi geografici e mentali da cui nasce l’intero progetto.
L’ultima stanza ospita The Offspring Resembles the Parent (2015), lavoro realizzato in collaborazione con Oscar Mangione per la Biennale di Venezia, che mostra l’influenza dell’economia sulla storia.  Still video, documenti antichi e pellicole in rewind, legate da una puntuale traccia sonora, stravolgono le convenzioni spazio-temporali dichiarando come il tema della riflessione sia assolutamente universale. Secondo la filosofia aristotelica la moneta è una convenzione legale poiché il suo valore dipende dall’attività politica dell’uomo, incrementare il denaro per l’interesse del singolo è innaturale e mina alle vere funzioni della polis. Selander riflette sull’etimologia della parola moneta e sottolinea la sua stretta relazione con il termine memoria. Dunque, il denaro e la memoria sono strettamente legati tra loro, del resto lo stesso Aristotele sosteneva che la moneta oltre a essere una merce è anche un segno, il denaro è anche una traccia della storia. Come nel caso delle banconote che appaiono nella proiezione, quelle stampate dalla Germania per l’emergenza finanziaria degli anni ’20, su cui campeggiano figurazioni spettacolari e propagandistiche che evocano non solo il concetto di inflazione economica ma anche quello di svalutazione dei valori culturali, entrambi alla base del tracollo della società occidentale moderna.
Ilaria Tamburro
mostra visitata l’11 giugno
Dal 11 giugno al 4 settembre 2015
Lina Selander
Galleria Tiziana Di Caro
Piazzetta Nilo, 7 – 80134, Napoli
Orari: da lunedì a venerdì, dalle 15:00 alle 20:00, sabato su appuntamento
Info: 081 5525526 – info@tizianadicaro.it

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