22 ottobre 2015

Musei che rinascono. A Treviso, dopo dodici anni, torna il Civico Luigi Bailo. Ma la cittadina veneta cerca il successo anche con Escher

 

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Sono serviti 4 milioni e 600mila euro, e dodici anni. Ma almeno a qualcosa sono stati utili, visto che il prossimo 30 ottobre Treviso tornerà ad avere il suo “Museo del Novecento”, ovvero il Civico Luigi Ballio che, tra la collezione, conta la più ampia raccolta di sculture di Arturo Martini (sono quasi 140 le opere dell’artista qui esposte tra terracotte, gessi, sculture in pietra, bronzi, opere grafiche e ceramiche, tra cui Fanciulla piena d’amore, le Allegorie del Mare e della Terra in cemento, il famosissimo bronzo della Pisana o l’esemplare unico e stupefacente della terracotta Venere dei porti), che ora sarà pienamente valorizzata. 
Non si è trattato di una semplice ristrutturazione, ma della messa in atto di un museo nuovo in una fabbrica antica – ex convento degli Scalzi fino al 1866 – polo fondamentale, insieme al complesso di Santa Caterina, del sistema museale cittadino.
Ora si è in attesa di nuovi finanziamenti, in modo che questo primo lotto che conta circa mille e 600 metri quadrati possa diventare completamente autonomo. 
L’allestimento, che comprenderà circa 300 opere provenienti dalle collezioni civiche, è stato progettato da Maria E. Gerhardinger, Emilio Lippi, Eugenio Manzato, Marta Mazza e Nico Stringa, con lo Studiomas di Padova, e il team di architetti e museografi Marco Rapposelli, Piero Puggina e Heinz Tesar. Ma nel week end dell’arte di Treviso aprirà, sotto la “guida” della società Arthemisia, anche la mostra di Escher al Complesso di Santa Caterina. Sperando di bissare i numeri di Roma e Bologna, rispettivamente 240mila e 175mila visitatori. E chissà che il grande illusionista non possa chiamare anche occhi sull’autore di Scultura lingua morta.

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