30 gennaio 2016

Matthew Barney e il suo film in prima a Bologna

 

di

590
pagine risolte in circa cinque ore e trenta, il romanzo Ancient
Evenings tradotto  in River of Fundament. Sono a Bologna in attesa che
inizi la prima italiana del film di Matthew Barney, uscito nel 2014 ma
ancora  inedito da noi. Lo scrittore Norman Mailer, morto nel  2007,
grande fan dell’artista, che lo considerava uno dei pochi geni
contemporanei, non ha dunque potuto vedere la trasposizione
cinematografica realizzata dal video artista. Tocca a noi decretarne il
successo o meno, in fondo sono venuta qui per questo. 

Avevo deciso
infatti di bypassare questa edizione di Artefiera, sebbene fosse la
quarantesima. Poi la telefonata di un amico mi ha ricordato questo
evento. Sono affezionata ai lungometraggi di Barney, mi riportano
indietro nel tempo, quando in una Roma  più vitale e gioiosa, stiamo
parlando del 2004, si presentava il ciclo completo dei Cremaster nelle
sale di Filmstudio. Mi ricordo l’entusiasmo di vedere quei lunghi film,
quasi senza soluzione di continuità, facendo file lunghissime per poter
entrare in una delle piccole sale.

Ma Barney non è  conosciuto ai più solo  per la sua filmografia ma anche per il gossip che lo accompagna.
L’artista
infatti, lo ricordiamo, è stato per moltissimo tempo sposato con Bjork,
grandissima musicista, musa ispiratrice e protagonista di alcuni suoi
lavori.  Il film River of Fundament è stato girato più o meno nel
momento della crisi con conseguente separazione, e se nel caso di Bjork
il dolore e la lacerazione sono stati raccontati nel suo disco uscito
dopo il divorzio, nel caso in questione non ne sappiamo molto, o
perlomeno io ne so poco, e forse non mi interesserebbe molto, se non
fosse che la coppia  è diventata negli anni uno status symbol  dell’arte
contemporanea.

Nel
frattempo sono arrivata al teatro comunale, direi sold out. sono nel
mio posto numero 5 fila R. La seconda campanella è suonata, siamo quasi
pronti. 
Tre atti, il primo 1h55, il secondo 1h40 il terzo 1h36.

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