11 novembre 2016

Fino al 12.XI.2016 A sandbox in the desert A+B gallery, Brescia

 

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“A sandbox in the desert” conclude il progetto espositivo ideato e curato da Gabriele Tosi e ospitato dalla galleria bresciana A+B, che ha coinvolto gli artisti Niccolò Morgan Gandolfi, Silvia Hell e Simon Laureyns nella realizzazione di tre esposizioni collettive nell’arco di un anno solare per rileggere, in un differente concept e allestimento, una diversa sfumatura della loro ricerca personale. Con l’intenzione di scardinare la visione “univoca e arbitraria” che una collettiva inevitabilmente propone, Tosi ha rivolto l’indagine curatoriale al tema del format, creando di fatto una sovrastruttura che ha permesso l’introduzione di diversi livelli di lettura che hanno accentuato la fruibilità e l’espressività delle singole ricerche.
“Even a birch can be real” ha inaugurato il progetto esplorando le modalità con cui gli artisti si rivolgono al mondo circostante. Immerso nella dimensione della strada, Laureyns ha lavorato sulla polisemia insita nel rapporto dell’uomo con la città, snodo di temporalità e spazialità che evapora nella frammentarietà dell’esistenza. L’artista recupera spessi strati di manifesti pubblicitari mostrandocene invece il retro blu, sostituendo il messaggio promozionale con una spazialità usualmente invisibile, o nuovo vuoto da riempire con un’interpretazione personale. La complessità dei rapporti umani registrati durante un periodo annuale, è congelata da Hell con pratiche meccaniche, come la posizione dei nei su di un volto e l’attribuzione di un colore ad una personalità. In principio relazionale, il metodo si traduce nella costituzione di un’intima collezione di ritratti, da cui attingere per rendere in immagine la rete di connessioni che ci rende animali sociali. Le istanze fino qui elencate si polarizzano attorno gli strumenti costruiti e usati da Gandolfi per realizzare fotografie del paesaggio, qui raccolti nel centro della galleria. L’arte fotografica è quindi evocata dalla strumentazione che racconta del rapporto intrecciato dall’artista con l’ambiente circostante, dichiarandone l’esigenza di ricreare il proprio studio negli ambienti naturali che, nonostante la collocazione remota, egli raggiunge con il banco ottico.
Slash, veduta della mostra con opere di Niccolò Morgan Gandolfi, Silvia Hell e Simon Laureyns, courtesy A+B gallery
“Slash” ha svolto il ruolo mediano di interruzione tra l’inizio e la conclusione del progetto, ed è stato caratterizzato da un’intonazione notturna e riflessiva, sviluppata con altre opere allestite in una nuova costellazione di vuoti e pieni. La metodologia lavorativa di Gandolfi è rappresentata da una grande griglia composta da numerose scansioni di elementi vegetali, realizzate in viaggi notturni nei boschi e con materiale trovato e scansionato sul posto. Il contrasto di luce e oscurità è centrale anche nel lavoro di Hell, una serie fotografica di dettagli di uno schermo luminoso che riproduce frammenti di una frase estrapolata dal testo di Susan Faludi sull’11 settembre, innescando una catena di rimandi scardinanti circa la percezione della nostra esistenza in un mondo che si muove tra l’intimità della propria casa e una realtà sempre più globale. Al centro di Slash si trovano infine Memory Lane, portabiciclette che Laureyns recupera dalle vie di Ghent intervenendo nella notte, prima che le autorità le sostituiscano poiché deformate da incidenti stradali.
Infine, A sandbox in the desert presenta un esito minimale, che ricollega le tre ricerche riunendole in una combinazione che s’inscrive attorno il senso scultoreo dei lavori di Hell. Le sue composizioni di elementi metallici, materiali di recupero rilavorati e connessi alle orbite celesti, sono allestite in un display che comprende un scintillante carrello rosso da ferramenta. Sulle pareti si dividono lo spazio le fotografie di Gandolfi e un’opera di Laureyns, dai toni pacati, dimessi, e che si caricano adesso di una ricerca rivolta alla definizione mnemonica dell’attività lavorativa, come esprimessero la dilatata temporalità della processualità artistica, rendendo evidente la suddivisione che anticipa la realizzazione stessa dell’opera.
Alessandra Franetovich
Dall’1 ottobre al 12 novembre 2016
A sand box in the desert
A+B gallery
via Gabriele Rosa 20a
25131 Brescia
Info: 0305031203, gallery@aplusb.it, www.aplusb.it/gallery

1 commento

  1. La qualità delle tue recensioni e lo spessore della tua proprietà di linguaggio sono incredibili. Ti ho cercata per un capriccio e scopro che hai fatto tantissima strada e sei diventata una persona straordinaria e una grande professionista.

    Complimenti, l’Università di Pisa e tutte le altre organizzazioni con cui collabori sono fortunati ad averti.

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