10 gennaio 2017

Uno strumento di garanzia per l’accesso al credito e finanziamento per le imprese creative e culturali, in Europa. Ne parliamo con Bruno Zambardino

 

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Il Cultural and Creative Sectors Guarantee Facility è uno strumento di garanzia dedicato alle imprese che operano nel campo della produzione di beni e servizi culturali, nella valorizzazione del patrimonio artistico e nella organizzazione di eventi culturali in Europa, e che rientra nel programma Europa Creativa. Che significa? Che questo “strumento di garanzia” per i settori culturale e creativo – messi a disposizione dalla Commissione europea, appunto – ha iniziato ad essere attivo alla fine dello scorso anno, e prevede novità rilevanti, sia per quanto concerne l’importo economico messo a disposizione che – se esaurito – permetterebbe il ricorso ai fondi EFSI per anticipare i ratei annuali, sia per il metodo, che mira a rendere la proprietà intellettuale un asset sempre più misurabile e a rendere più solidi i settori oggetto della disposizione. Obiettivo finale? Il pieno utilizzo del potenziale di un settore che, nell’intera Europa, riunisce tre milioni di imprese e impiega 12 milioni di persone, corrispondenti al 7,5 per cento della forza lavoro, generando 509 milioni di euro, il 5,3 per cento del PIL della UE. Ne abbiamo parlato con Bruno Zambardino, Direttore Osservatorio media I-Com, in occasione del convegno “Carmina Non Dant Panem?” 
Cos’è lo strumento di garanzia e come funziona? 
«Lo Strumento di garanzia è stato ideato con lo scopo di facilitare l’accesso ai finanziamenti per micro, piccole e medie organizzazioni dei settori culturale e creativo e per accrescere la capacità degli intermediari finanziari di misurare i rischi connessi con l’attività e i progetti delle organizzazioni del settore, anche prevedendo assistenza tecnica. La dotazione finanziaria dello strumento è pari a 121 milioni di euro per il periodo 2014-2020. Secondo le stime della Commissione, lo strumento potrebbe mobilitare 600 milioni di euro».
Da chi sarà gestito?
«Dal Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) cui spetterà il compito di individuare gli intermediari finanziari che interagiranno con le imprese interessate ad accedere al credito. Dal 30 settembre scorso, il Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) sta raccogliendo le adesioni al bando, aperto a tutte le istituzioni finanziarie interessate a rivolgersi ai settori culturale e creativo, con una offerta mirata e alcuni requisiti da rispettare, tra i quali una policy di management del rischio, adeguata alla tipologia di imprese cui lo strumento è rivolto». 
Qual è la novità rispetto all’iter dei tradizionali bandi europei?
«Fino ad oggi, il focus dei fondi dedicati alla cultura – sia di natura pubblica che privata – è stato prevalentemente quello di sostenere iniziative ed eventi con contributi a fondo perduto. Le iniziative hanno vissuto di un mecenatismo che non ha dato adeguato spazio alla sostenibilità, ovvero fare impresa, creare ricchezza e posti di lavoro stabili. Lo strumento di garanzia ribalta questa logica, imponendo a proponenti e finanziatori di considerare fin da subito la sostenibilità nel tempo delle iniziative culturali e creative, massimizzando quindi il potenziale di uno dei settori economici a maggior crescita e competitività».   
Qual è il risultato più grande ottenuto in questi anni dalle rappresentanze culturali nella Commissione Europea?
«L’aver conservato e promosso uno degli aspetti fondanti dell’Unione Europea, cioè il proprio patrimonio artistico e culturale, consolidandone la dimensione di coesione sociale ed identitaria capace di parlare non solo al passato ma di presente e futuro».

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