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Andiamo per gradi: la Soprintendenza Archeologica Speciale di Roma perde la gestione di Colosseo, Fori Palatino e Domus Aurea, e incorpora le competenze attualmente affidate a quella ordinaria, che viene smantellata. La Soprintendenza, insomma, resterà una, e si occuperà di tutto il territorio di Roma.
Secondo: A questa Soprintendenza verrà garantita una percentuale del 30 per cento degli introiti arrivati dai biglietti del Parco del Colosseo, cifra che servirà anche per tutelare le altre aree archeologiche e si unirà ad altre risorse disposte dallo Stato. Sperando che i conti dell’interrogazione parlamentare, come vi abbiamo raccontato nel nostro fatto, siano sbagliati. O che le cose cambino.
Già, perché da qualche ora il simbolo di Roma è nel mirino di tutte le sorti, tra polemiche, mancati incassi, “servizi aggiuntivi” che Scelta Civica ha messo alla berlina.
Avanti, terzo punto: anche il Colosseo, che appunto diventa Parco Archeologico, avrà un nuovo direttore perché «È incontestabile che ovunque in Italia il passaggio ai musei autonomi ha portato ad un miglioramento su tanti fronti, dai visitatori che sono cresciuti a migliori servizi. È un percorso lento, che nel Paese andrà a velocità differenziate, ma che sta portando frutti». Sono le parole del Ministro Dario Franceschini, artefice di questa ulteriore “riforma” che è stata presentata poco fa a Roma, e che appunto cambierà la sorte del simbolo della Capitale, o almeno si spera, in positivo.
Quarto: le tempistiche. Dal Mibact si assicura una grande celerità. Il Parco manterrà il suo personale, e in attesa del concorso resterà al suo posto l’attuale soprintendente Massimo Osanna. Solo alla scadenza del suo mandato verrà indetta la selezione internazionale, come per tutti i musei resi autonomi dalla riforma. Stranieri, italiani, rapporti con il comune di Roma? Tutto da scrivere. Vedremo.