08 agosto 2017

Hippie Pop. In chiusura la mostra di Robert Indiana alla Pinacoteca di Locarno

 

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Coniò il logo della Hippie Generation, si definisce il meno Pop della Pop Art ma viene riconosciuto tra gli esponenti più significativi dell’ala americana del movimento, tra Andy Warhol, Roy Lichtenstein e Claes Oldenburg, distinguendosi per una profonda matrice verbale, legata alla parola. Si tratta di Robert Indiana, al secolo Robert Clark, e rimangono ancora pochi giorni per visitare la grande personale a lui dedicata, a cura di Rudy Chiappini, in collaborazione con la Galerie Gmurzynska di Zurigo e allestita alla Pinacoteca Casa Rusca,  spazio espositivo ricavato in una dimora signorile settecentesca e inaugurato nel 1987, a Locarno. 
L’ampia retrospettiva fa seguito a quelle promosse dal MoMA, dal Whitney Museum di New York e dal Museo di Stato di San Pietroburgo, con un percorso che, attraverso sessanta opere, restituisce un’immagine completa della ricerca dell’artista nato nel 1928, dai motivi geometrici alle poesie scultoree, come LOVE, opera realizzata a metà degli anni ‘60 come cartolina natalizia del MoMA e in breve diventata inno alla pace. Si inizia dai dipinti su legno, prodotti alla fine degli anni ’50, dove si nota la predilezione per i motivi geometrici, scaturita soprattutto dal confronto diretto con Ellsworth Kelly, Agnes Martin e Jack Youngerman, epigoni del movimento minimalista. Ma il panorama visivo di quegli anni, negli Stati Uniti, era quanto mai variegato, al punto che l’artista così doveva dichiarare, in un’intervista al New York Times: ‹‹Ci sono più segni che alberi in America. Ci sono più segni che foglie. Per questo penso a me stesso come a un pittore del paesaggio americano››. Tra dipinti, opere grafiche, sculture in alluminio e bronzo, grandi assemblaggi lignei, si affronta quindi l’evoluzione dei decenni seguenti, arrivando alle sperimentazioni sul legame indissolubile tra immagine e linguaggio, fino ai dipinti e alle serigrafie degli anni Duemila, con la serie dedicata a Marilyn Monroe e le produzioni ispirate alla lingua cinese.

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