07 novembre 2017

Beatrice Marchi nella collezione Iannaccone

 
Si inaugura oggi, a Milano, il quarto appuntamento del progetto “IN PRATICA”, nello studio legale dell’avvocato Giuseppe Iannaccone, dove è conservata parte della sua nota raccolta d’arte. È il turno di “Ruffiana la Mafalda e la Loredana del villaggio”, la mostra personale di Beatrice Marchi

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Con gli anni il desiderio di Giuseppe Iannaccone di cogliere nelle opere d’arte contemporanee le stesse sensazioni percepite nei lavori degli amati artisti tra le due guerre, quelli di Corrente, della Scuola Romana e dei Sei di Torino, è divenuta realtà. Ecco allora “irrompere” nella sua collezione, tra gli altri, Matthew Barney, Michael Borremans, John Currin, Tracey Emin, William Kentridge, Juan Muñoz, Shirin Neshat, Elizabeth Peyton, Marc Quinn, Kiki Smith, Nathalie Djurberg e Regina José Galindo. Non solo. C’è anche spazio per i giovani emergenti, chiamati a confrontarsi e a tentare un dialogo con quella parte della sua raccolta che è ospitata nello studio legale. Prima Davide Monaldi, Luca De Leva e Andrea Romano, oggi invece l’artista “convenuta” dal noto avvocato è Beatrice Marchi (Varese, 1986). «Dopo aver visitato la collezione di Giuseppe Iannaccone – ha raccontato la giovane artista – sono rimasta colpita da come la maggior parte dei soggetti delle opere di tutta la sua raccolta raccontino sentimenti ambivalenti, ricerche che non rientrano in un linguaggio limitato o spettacolare, ma piuttosto, esprimono valori umani proprio perché contrastanti e dualistici, che non sono mai chiari e delineati perché parlano della complessità dell’uomo. Ciò di cui parlo è sempre stato espresso tramite il linguaggio della pittura, un linguaggio illimitato, in bilico tra i contrasti, quasi sul punto di perdere l’equilibrio». È al “Caffè” dipinto da Arnaldo Badodi nel 1940 che la giovane artista fa, in particolare, riferimento e a cui decide di tributare un indiretto omaggio con la sua mostra personale odierna. Tra i suoi nuovi dipinti campeggia, infatti, ripetutamente quella stessa ironia di Charlot che il critico Marco Valsecchi aveva individuato in Badodi “il più contenutista dei pittori di Corrente”: «…un’ironia charlottiana profondamente patetica, fatta di quell’incrocio indistinto fra sorriso e compatimento che Charlot espresse in maniera indimenticabile nella famosa danza dei panini nella Febbre dell’oro o negli ultimi fotogrammi del Circo, quando l’omino è solo sulla strada infinita». Ma i punti di convergenza con Badodi non finiscono qui. Nonostante il gap generazionale, i personaggi evocati da Beatrice Marchi si muovono in un mondo di incomunicabilità analogo, rivelando le medesime tinte della solitudine del vivere quotidiano, dove le scene si ripetono in continuazione senza che però, nulla di significativo accada mai. Le sue figure, quelle di Katie, Fox, Mafalda, Loredana, Susy, Isa B, dietro l’apparente scanzonatura della loro rappresentazione, celano la scomposizione della loro personalità, colta un fluire indistinto di stati in continua trasformazione. C’è, infatti, innegabilmente coincidenza tra il contesto culturale dei primi decenni del Novecento di Badodi e l’attuale della nostra artista: quello del crollo dei valori e delle certezze che conducono a una profonda crisi dell’individuo che si trova, così, sottoposto a forze “disgreganti”. Se le cause all’origine di ciò sono diverse, non lo sono invece gli effetti, come detto. Che determinano la chiusura dell’individuo, ieri come oggi, nella sua soggettività, mentre il suo io subisce un progressivo processo di “spersonalizzazione”. E, proprio da ciò, deriva l’annosa incomunicabilità tra gli uomini. L’attitudine verso la vita di Beatrice Marchi, a differenza di quella di Badodi, non si presenta, tuttavia, all’insegna di un pessimismo totale. Tutt’altro. «Lei, – per dirla con le parole del padrone di casa, l’avvocato Iannaccone – nel sogno, nella fiaba, ci parla di sé, ci racconta che vive per essere artista, ma si impone un codice etico: sarà un’artista vera, sincera spontanea, priva di condizionamenti narcisisti e lotterà con se stessa per riuscirci». (Cesare Biasini Selvaggi)
INFO
Opening: dalle 18.30 alle 21.30 solo su invito e prenotazione obbligatoria all’indirizzo email: info@collezionegiuseppeiannaccone.it
IN PRATICA: Beatrice Marchi. Ruffiana la Mafalda e La Loredana del villaggio
dall’11 novembre 2017 all’11 marzo 2018
COLLEZIONE GIUSEPPE IANNACCONE
c/o Studio Legale Avvocato Giuseppe Iannaccone e Associati
Corso Matteotti 11, Milano
t. +39 027642031 – info@collezionegiuseppeiannaccone.it
www.collezionegiuseppeiannaccone.it

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