02 dicembre 2017

L’intelligenza artificiale e noi. RomaEuropa chiude con una giornata di performance e una domanda

 

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Questo primo sabato di dicembre dal cielo uggioso, potreste trascorrerlo conversando amabilmente con una intelligenza artificiale. Scenario sconfortante, dai tratti vagamente apocalittici, oppure occasione come un’altra di fare nuove conoscenze? Magari sta già succedendo e non ce ne rendiamo conto. Perché la domanda con la quale RomaEuropa Festival ha aperto la sua 32ma edizione è più che attuale, Where are we now? E a chiudere il cerchio della rassegna è ancora questo interrogativo, che riguarda la nostra posizione nel mondo delle cose che noi stessi abbiamo costruito. Sabato, 2 dicembre, la giornata conclusiva del festival al Palazzo delle Esposizioni sarà interamente dedicata al tema dell’identità e dei ruoli che assumeremo in un futuro prossimo e altamente plausibile, nelle sfumature assunte dal transumanesimo, dall’intelligenza artificiale, dalle tecnologie digitali, dal design. 
Si inizia alle 17, con il talk “Where are we now? Riferimenti contemporanei per l’esplorazione del futuro”, in cui Massimo Bergamasco, Direttore dell’Istituto di Tecnologie della Comunicazione, dell’Informazione e della Percezione della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, e il performer Stelarc, cercheranno di delineare i tratti del nostro presente, alla luce del rapporto tra l’uomo e la macchina, con la consapevolezza che la tecnologia è parte integrante nella profondità dei processi evolutivi, innestata negli organismi biologici. 
Alle 19, sarà la volta delle performance di Julia Krahn e Invernomuto, i due finalisti del Premio Eberhard Art On Time, progetto ideato e coordinato da Marco Trevisan, Tommaso Cinti e Giorgio Fasol. In questa occasione sarà nominato il vincitore. La sensazione di scomparsa o di sospensione del ricordo e, in particolare, di abbandono e del timore di esso, muove i fili di L’oblio, performance di Krahn. Menelikke è l’azione di Invernomuto, duo composto da Simone Bertuzzi e Simone Trabucchi, che ruota attorno alla presenza di un cantante afro-italiano di origine etiopiche, che improvvisa un flusso di parole e crasi, relazionandosi con la memoria e il tempo. 
Chiusura alle 21, con Cracking Danilo Rea, performance inedita e in prima nazionale del musicista Danilo Rea e dell’artista Alex Braga, in cui il terzo personaggio sarà una I.A.-Intelligenza Artificiale, realizzata appositamente dalla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Roma Tre. A questa presenza virtuale è affidato il compito di apprendere le modalità d’improvvisazione pianistica di Rea, tra i più celebri in questo campo, per prevederne le note successive, inviate sotto forma di impulsi a un virtual ensemble di Braga, che provvederà all’orchestrazione. «Abbiamo progettato una particolare Intelligenza Artificiale capace di duettare con Danilo Rea. L’IA sviluppata è in grado di ascoltare in tempo reale una improvvisazione al pianoforte di Rea imparandonelo stile», ha spiegato Il Prof. Francesco Riganti Fulginei, Head of the laboratory ESTLaB del Dipartimento di Ingegneria, Università Roma Tre. La potenza di calcolo riuscirà ad anticipare il pensiero del musicista? E l’uomo sarà in grado di sfuggire al controllo della macchina? Assisteremo a questa sfida in tempo reale, accompagnati dalle videoproiezioni generate da un software sviluppato ad hoc dal videoartist Paolo Scoppola insieme ad Alex Braga. Rea è entusiasta: «Insolite suggestioni musicali arrivano da lei: l’intelligenza artificiale. Attraverso i nostri input iniziali ci studia, ci copia e ci rigenera mostrandoci nuove strade da percorrere verso il superamento di noi stessi. I.A./Uomo, insieme per l’Arte. Insieme per l’uomo». E Alex Braga si sbilancia: «La simbiosi e l’equilibrio tra l’uomo e i robot sono la chiave del futuro. La nostra intelligenza artificiale, suonando con noi, ci permette di raggiungere lidi inesplorati della musica elettronica, dove da soli non saremmo approdati».

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