05 dicembre 2017

Edvard Munch fotografo

 

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Conosciuto per dipinti come L’urlo (1893) o Sera sul viale Karl Johan (1892), che hanno espresso l’angoscia esistenziale e l’incertezza della vita moderna, per le xilografie e gli acquerelli, forse pochi sanno che Edvard Munch fu anche fotografo. Fino al 5 marzo 2018, in occasione della mostra “The Experimental Self: Edvard Munch’s Photography”, la Scandinavia House di New York propone 50 scatti del pittore norvegese, in prestito dal Munch Museum di Oslo, che ripercorrono le diverse tappe delle sue sperimentazioni fotografiche. Incuriosito da questa nuova tecnologia Munch acquistò a Berlino, quando aveva circa quarant’anni, la sua prima macchina fotografica, una Kodak Bull’s Eye No. 2, e così iniziò a documentare ciò che lo circondava: troviamo autoritratti, immagini di amici e parenti, la maggior parte dei quali andarono a formare il portfolio “Fatal Destiny”, realizzato tra il 1902 e il 1908.  Il suo interesse era rivolto soprattutto alle pratiche difettose, alle distorsioni, ai movimenti resi sfocati e alle inquadrature eccentriche, insomma a tutti gli “errori” fotografici che secondo lui riuscivano a rendere visibile l’invisibile. L’esposizione, organizzata in collaborazione con l’American-Scandinavian Foundation, svela al pubblico il percorso fotografico di Munch insieme allo sviluppo dei suoi dipinti, che potrete vedere fino al 4 febbraio 2018 al Metropolitan, in occasione della mostra parallela “Edvard Munch: Between the Clock and the Bed”. (NG)

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