19 gennaio 2018

Fino al 28.I.2018 Juana Romani: “la petit italienne”. Da modella a pittrice nella Parigi fin de siècle Convento del Carmine, Velletri

 

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Dovremmo esultare perché la storia dell’arte europea, a cavallo tra il XIX e XX secolo, ha una piccola grande lacuna in meno con la quale fare i conti, e dovremmo esultare ancora più animatamente perché la lacuna in questione era, parlo al passato perché è stata in parte colmata, relativa ad un’artista donna strappata con destrezza ed estrema cura dalle viscere del dimenticatoio. 
L’artista in questione è Juana Romani nata a Velletri, cittadina in provincia di Roma, nel 1867 e scomparsa a Suresnes, in Francia, nel 1923. A centocinquanta anni dalla sua nascita, e dopo un lungo periodo di ricerche e di studi attenti in giro per l’Europa, si è pensato di dedicarle una mostra nella sua città natale, la prima in Italia, intitolata Juana Romani: “la petit italienne”. Da modella a pittrice nella Parigi fin de siècle a cura di Marco Nocca, Gabriele Romani e Alessandra De Angelis.
Il prestigioso luogo che ospita l’esposizione è il refettorio del seicentesco Convento del Carmine, il più grande convento carmelitano del Lazio, divenuto da pochi mesi sede distaccata dell’Accademia di Belle Arti di Roma. La mostra, inaugurata il 22 dicembre e visitabile fino al 28 gennaio, è stata organizzata in collaborazione con la Fondazione Arte e Cultura Città di Velletri. Il progetto, che si spera sia il primo di una lunga serie, è un eccellente modo di riqualificare questa porzione del territorio laziale. 
Torniamo però all’artista. Juana nasce da un’umile sarta e da un brigante che abbandona entrambe. La madre, per strappare la figlia dalla povertà assoluta, prende servizio come domestica nella dimora della ricca famiglia Romani dove si innamora di Temistocle, figlio del proprietario. Lo scandalo divampa velocemente e i due amanti e la piccola, che prende il cognome del patrigno, sono costretti a lasciare la cittadina laziale e fuggire a Parigi, era il 1877.  
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Juana Romani, Leonora D’Este 1900 ca
Nella città francese Juana, non ancora adolescente, inizia a posare come modella nelle accademie private Colarossi e Julian e poi negli ateliers dello scultore Alexandre Falguière che la ritrae nelle vesti di Diane (opera in mostra), di Victor Prouvè, Raphael Collin che la raffigura in un dipinto oggi conservato al Musèe Rodin di Parigi, Carolus Duran, Jean J. Hanner e Ferdinand Roybet del quale diventerà modella e musa ispiratrice a partire dal 1884. Di quest’ultimo è celebre è il Ritratto di Juana Romani che occupa un posto importante nell’esposizione veliterna. L’esperienza da modella offre da subito a Juana l’opportunità di confrontarsi con la materia pittorica tanto da acquisire precocemente, e in modo del tutto personale, tecniche e rudimenti dagli artisti, i maestri dei Salons dell’epoca legati alla grande tradizione seicentista, per i quali la ragazza è in uso posare. Il suo talento è da subito indubbio e precocissimo, nel 1888 partecipa al suo primo Salon, un anno dopo, a soli 22 anni, vince la medaglia d’argento all’Esposizione Universale, nel 1901 partecipa alla IV Biennale di Venezia e si narra che dal 1895 al 1905 fosse la pittrice donna più celebre a Parigi. La Francia poi l’annovera tra le quaranta immortali che rappresentano l’Italia nel mondo. 
Gran parte della produzione artistica della Romani è caratterizzata da una lunga sequenza di ritratti femminili che prendono ispirazione da vicende bibliche, letterarie e teatrali. Le donne che sceglie sono sempre carismatiche, languide e sensuali pensiamo a Juditta (1889), Angelica (1898), Salomè (1898), Giovanna d’Arco (1900) e alla Maria Maddalena (s.d.). La svolta della sua produzione è certamente databile intorno al 1893 anno in cui si reca a Madrid in visita al Museo del Prado insieme a Ferdinand Roybet. Nel Museo spagnolo la Romani studia attentamente i dipinti di Velazquez, le pose, gli incarnati e soprattutto i ricchi tessuti damascati che compongono le vesti e che lei personalizza con maestria in alcuni suoi lavori, pensiamo a Portrait de jeun fille (1893), Leonora d’Este (1893) e Infanta (1894) che anche nel titolo omaggia il grande artista spagnolo. Juana disegna sulle tavole direttamente con il pennello garantendo ai suoi volti un’eleganza diafana e conturbante. Interessante è anche l’innovativo taglio fotografico che dona ad alcune delle sue opere. 
Nella Parigi della fine Ottocento, dove le Belle Arti si identificano con la tradizione e gli impressionisti sono già il simbolo del rinnovamento artistico, la Romani riesce ad imporsi con il suo personalissimo stile al grande pubblico e alla critica che l’annovera tra i pittori italiani parisianisés, insieme ad Antonio Mancini e Giovanni Boldini. Diventa precocemente consapevole dell’importanza del suo ruolo sociale e culturale e lo ribadisce posando per le più importanti riviste dell’epoca o prestando loro le immagini dei suoi dipinti migliori. Si rifiuta di prender parte ai gruppi artistici femminili del tempo ribadendo la parità di genere e l’assenza di un arte maschile o femminile. Atteggiamento pionieristico se pensiamo che ancora oggi il dibattito non è del tutto concluso. Nel 1903 iniziano le sue crisi psicotiche che poco dopo la faranno rinchiudere alla Maison de Santé d’Ivry sur Seine, vicino Parigi. Dal quel momento verrà internata in diversi manicomi fino alla data della sua morte avvenuta nei primi anni venti del novecento. 
L’esposizione suddivisa in tre sezioni: la modella, la pittrice e la fortuna critica, quest’ultima ricca di documenti originali e foto d’epoca, è supportata da un corposo catalogo edito da L’Erma di Bretschneider.
Vanessa Crescenzi
Mostra visitata il 23 dicembre
Dal 23 dicembre 2017 al 28 gennaio 2018
Juana Romani: “la petit italienne”. Da modella a pittrice nella Parigi fin de siècle 
Convento del Carmine, Piazza Trento e Trieste 54, Velletri (rm)
Orari: da lunedi a domenica, h. 9-19.00; venerdi e sabato h. 9-22.00
Info: www.mostrajuanaromani.it, www.facebook.com/juanaromaniartista

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