26 febbraio 2018

Qualcuno vuole i fiori di Jeff Koons. Voci a favore dell’omaggio alle vittime del terrorismo

 

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C’è chi dice sì a Jeff Koons. 37 intellettuali francesi escono allo scoperto e, in una lettera pubblicata da Le Monde, invitano i loro connazionali recalcitranti ad accettare l’omaggio floreale che l’artista americano, invitato dall’ambasciatrice Jane Hartley, ha intenzione di dedicare alle vittime degli attentati parigini del novembre 2015. 
Tra i firmatari, Fleur Pellerin, ex ministro della cultura, l’artista Loris Gréaud, Jean Frémon, presidente della Galerie Lelong, il collezionista Dominique Guyot e, soprattutto, Jacques-Antoine Granjon, presidente del cda del Palais de Tokyo. Quest’ultimo è un endorsement di particolare rilievo, visto che, tra i punti maggiormente contestati, vi è proprio la collocazione della grande installazione floreale, 12 metri di altezza per 35 tonnellate, di fronte museo parigino, ovvero, dalla parte opposta rispetto alle zone colpite dagli attacchi terroristici ma, comunque, «un luogo naturale nel quale posizionare un’opera», rilevano nella lettera. Ma oltre alla posizione, tra gli argomenti della contestazione c’è anche il costo dell’operazione, visto che Koons potrebbe donare la proprietà intellettuale dell’opera ma le spese per la realizzazione e per il consolidamento delle strutture preesistenti, che ammontano a 3.5 milioni di euro, dovrebbero essere coperte da donazioni private e dallo Stato. Per la fazione possibilista, si tratta comunque di «un magnifico gesto di generosità internazionale, un messaggio positivo e colorato consegnato alle generazioni attuali e future». Non manca poi una frecciatina agli intellettuali schierati dalla parte del no, velatamente tacciati di un certo atteggiamento reazionario, ricordando i casi del Pompidou e della piramide del Louvre, bersagli di critiche feroci e poi rivalutati nel corso del tempo, «Dobbiamo accettare ciò che ci viene offerto. Si deve avere l’eleganza di ricevere con gratitudine». 
Una lettera a favore, una contro e palla al centro, anzi, al Comune di Parigi che presto dovrebbe prendere una decisione chiara e chiudere una volta per tutte quello che passerà alla storia come l’affaire Koons.

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