02 marzo 2018

E tu, che cultura voti?

 
Tra proposte di ingressi gratuiti perenni, rivisitazioni dell'Art Bonus, idee di tutela e valorizzazione da cambiare, domenica si vota. Ma quali partiti hanno le idee chiare sull'arte?

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Il fatidico 4 marzo è ormai alle porte. Dopo settimane di campagna elettorale condotta senza esclusione di colpi ci si prepara a proclamare, forse, il vincitore della contesa. I protagonisti si sono sfidati a suon di slogan più o meno roboanti, spesso veicolati tramite social network, soprattutto twitter e facebook. Qui si è giocato il grosso della sfida: al passo con le attuali esigenze comunicative, eppure con il rischio di sintetizzare contenuti complessi in 280 caratteri. Ma è davvero possibile, in un ambito così delicato come la scelta di chi ci governerà nei prossimi 5 anni, basarsi su questo tipo di contenuti? Quanti, tra coloro che domenica prossima entreranno nella cabina elettorale, avranno letto i programmi che i duellanti intendono attuare? Documentarsi è molto facile, basta andare sui siti ufficiali dei partiti e dei movimenti. 
Se si considera il solo campo della cultura, la lettura comparata rivela subito un dato interessante: tra i molteplici aspetti della politica, i beni culturali rappresentano uno dei segmenti su cui vi è la maggiore convergenza tra i partiti, anche di segno opposto. Si concorda con l’importanza della cultura per l’identità nazionale, con la necessità di riconoscere e tutelare le professionalità che lavorano nel settore, con il bisogno di ottimizzare l’apparato ministeriale, annoso problema. Altri punti che mettono d’accordo l’intero arco costituzionale sono la necessità di predisporre il piano per la tutela e lo sviluppo sostenibile del paesaggio, la digitalizzazione degli archivi, l’incentivazione delle donazioni a favore della cultura. 
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Milano, Museo del Novecento
Un ulteriore elemento significativo è che molti partiti prendono spunto da alcuni aspetti della riforma Franceschini giudicati, pertanto, favorevolmente pur senza esplicitarlo: molto ricorrente è il riferimento all’Art bonus, anche se nell’ottica politica del “noi lo faremo meglio”. 
I documenti reperibili sono differenti per impostazione, più o meno curati da un punto di vista grafico, discorsivi o sviluppati per punti programmatici, ma tutti sembrano affrontare marginalmente (o in maniera poco chiara) il tema chiave: le modalità di ripartizione delle competenze tra tutela e valorizzazione e, per quanto riguarda la seconda, tra pubblico e privato. Si tratta del nodo gordiano che nessuno è ancora riuscito a sciogliere, nonostante i numerosi tentativi, per lo meno da quando la riforma del Titolo V della Costituzione (art. 117) ha sancito la divisione tra la tutela, materia di competenza esclusiva dello Stato, e la valorizzazione, che invece può essere di competenza delle Regioni. Il problema ruota soprattutto intorno alla seconda e su come attuarla e regolamentarla. 
Nel documento elaborato dal Partito Democratico la cultura è alla stessa voce di scuola e università, strutturando il programma in maniera discorsiva e articolata, quasi fosse un saggio, offrendo un’analisi interessante della parola cultura, proposta secondo diverse declinazioni. L’indirizzo generale è di continuità con le strategie degli ultimi 5 anni e con il lavoro iniziato con la riforma Franceschini che ha raggiunto, certamente, obiettivi importanti: autonomia dei musei, Art bonus appunto, incremento dei visitatori, presentando tuttavia ancora diverse criticità da risolvere. Un punto chiave del programma dei democratici è il recupero delle aree urbane più degradate attraverso le nuove forme di arte contemporanea, sviluppando un piano di rigenerazione di aree dismesse e sottoutilizzate, confermando la sensibilità verso queste tematiche già evidenziate con l’istituzione, nel 2014, della Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane.
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Gallerie degli Uffizi, Firenze
Il Movimento 5 Stelle presenta un programma articolato che, negli ultimi giorni, ha sostituito una precedente versione molto più sintetica. Tra i punti più interessanti c’è l’attenzione rivolta verso gli spettacoli dal vivo, in particolare con la proposta di modificare i criteri del FUS (Fondo Unico dello Spettacolo) attraverso una modalità più discrezionale e flessibile da parte della commissione di esperti. Altro aspetto importante, inerente le esportazioni delle opere d’arte, è la richiesta di revisione immediata del comma 106 della “Legge annuale per il mercato e la concorrenza” che ha, recentemente, modificato il Codice dei Beni Culturali, introducendo una norma che sostituisce il valore culturale con quello economico come criterio per ottenere la licenza di uscita dal Paese.
Se la coalizione di centrodestra presenta un programma di soli punti programmatici molto sintetici, un semplice “Sviluppo e promozione di cultura e turismo”, alcune delle anime che la compongono rivelano singolarmente linee guida molto più articolate. La Lega, per esempio, propone un programma molto strutturato i cui punti principali sono: l’ingresso gratuito a tutti i musei statali, che grazie alla biglietteria generano ogni anno circa 200 milioni di euro, la defiscalizzazione totale delle donazioni a favore della cultura, e una nuova denominazione del dicastero, “Ministero del Tesoro dei Beni Culturali”, a sottolineare l’importanza anche economica del settore. 
Chi rompe davvero con la riforma Franceschini è Liberi e Uguali che, nella sua analisi, prende le distanze dal “segno prevalente delle scelte compiute in questi anni, quello della mercificazione della cultura”. Tra le proposte più significative c’è quella di ricongiungere tutela e valorizzazione, e ampio spazio viene dato pure agli obiettivi di salvaguardia delle professionalità del settore, con la proposta di istituire concorsi a cadenza regolare. 
Ci sarebbero molte altre cose da evidenziare, ma questa brevissima panoramica vuole essere semplicemente un invito ad andarsi a leggere i programmi per approfondire l’argomento: qualunque sia il risultato che scaturirà dall’election day di domenica, l’auspicio è quello che le politiche a favore dei beni culturali siano parte rilevante dell’attività del futuro parlamento, e che non rimangano solo buone intenzioni: verba volant, scripta manent (anche se sul web). 
Luca Liberatoscioli

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