09 marzo 2018

Fino all’11.III.2018 Retina Gluqbar, Milano

 

di

“Questa è la storia di uno di noi, anche lui nato per caso in via Gluck” – cantava Adriano Celentano, in passato residente in via Cristoforo Gluck a Milano, dove adesso si trova il Gluqbar (precedentemente LDS Gallery), spazio espositivo diretto da Luca Massaro – un posto giovane, pieno di gente, ancora pieno di entusiasmo. Passando lungo la strada: una scritta in cinese della “Pizzeria Calipso”, un “Video Hard Europa 92” e il “Ristorante Terra e Mare”, non c’è dubbio che nella zona ci sia un po’ di tutto. C’è anche una scritta “Bondu Frutta Nº 62” abbozzata sullo sporco camion del Servizio Stampa, parcheggiato un passo prima della galleria. Mi ricorda una connessione interessante sia con la Frutta Gallery a Roma, sia con ogni possibile significato della parola “Bondu” nello slang inglese (Gay? Hot girl? Dumb bonde moment? Warriors wearing a gold chest plate?).
E poi, non è vero che è inutile suonare perché non vi aprirà nessuno. Al contrario, vi aspettano tutti con le bottiglie in mano; i bicchieri di plastica sono ormai troppo chic. Improvvisiamoci allora, finchè la mostra non ci scoppi dentro il cuore con infiniti litri di vino rosso.
Ed ecco, ci troviamo improvvisamente nella Berlino anni novanta, truccata con le novità milanesi e filtrata dalla sua eleganza, che si tuffa nell’atmosfera della musica rilassante di Arthur Russell (“This Is How We Walk On The Moon”), un piacevole ronzio, fumo di sigarette ed odore delle candele. Visitatori vestiti con colori intensi – giallo, viola e verde, ma anche il classico nero e jeans, sovrapposti ai baffi alla moda, pellicce e berretti da baseball (osservazione raddoppiata sull’opera di Luca Massaro). Nella galleria ci dà subito il benvenuto una camicetta appesa sulle scale con l’elenco dei cognomi degli artisti invitati, idea alla moda, presente anche nel mondo dell’arte più conosciuta – guardate le sciarpe prodotte da Maurizio Cattelan accessibili all’Hangar Bicocca. 
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Retina, vista della mostra, Gluqbar, Milano
Lo spirito è fresco. L’emozione ha voce. Anche se vestita nelle forme abbastanza formali di fotografie e video. Primo a sinistra, Enrico Boccioletti – interessato a incompletezza e circolarità, duplicazione, strati, spreco, stratificazione, cambiamenti nel contesto, falsificazione, falso-reale. A Gluqbar presenta l’immagine della donna blu, probabilmente niente in comune con l’aspetto del Puffo presentato da Soo Joo Park per Moschino alla settimana della moda di Milano autunno/inverno 2018/2019 (ma questo non si sa, come non si conosce la radice dei Pokemon nel libro di Giorgio Di Noto). Poi c’è, moltiplicato e trasformato, il cielo in una stanza di Filippo Minelli, e ancora una fotografia tradizionale di stagno arricchita dal disegno di personaggi Manga ad opera di Rachele Maistrello. La mostra prosegue con la natura morta di Teresa Giannico, che ricorda lo stile di Georges Braque, presente tra le proposte più interessanti della dodicesima edizione di Fotografia Europea, il festival internazionale dedicato al mondo della fotografia contemporanea. Il concetto della mostra si “riferisce all’anfibologia tra la più avanzata qualità di schermo per PC e l’apparato anatomico della membrana oculare”. L’interessante opera nel bagno merita un sguardo attento e soprattutto tanto tempo. Con “The Iceberg” di Giorgio Di Noto, entriamo nel deep web: rospi, medicine per l’influenza, cosmo, ultravioletto e citazioni: “Be the actor you know you are”, “Never trust anyone”, “Have an escape plan when things go to shit” – sorprendentemente non si referiscono alla psicoanalisi di Freud ma al mondo di internet. Nel punto centrale dello spazio troviamo i quadri vulcanici toccati con “Magic Wand” (la bacchetta magica) di Photoshop di Martina Corà rappresentata da Viasaterna. Dopo tutto, ci viene consigliato di rilassarci con il video di Ben Janowitz, pura modernità, droni, fiori finti fluttuati in aria e cornici viola di IKEA. Torna la paura della videosorveglianza, che perseguiterà la nostra generazione fino alla morte, presa in giro da Irene Fenara. “La mostra fa riferimento alla doppia articolazione del medium fotografico, tra reale e virtuale, stampa e schermo, IRL URL, visione, appropriazione, rappresentazione e condivisione”. – afferma l’organizzatore, rappresentando una visione critica su passato, presente e futuro.  
Dobrosława Nowak
mostra visitata il 22 febbraio
Dal 22 febbraio al 11 marzo 2018
Retina
Via Christoforo Gluck 48
Milano
Info: http://gluqbar.xyz/

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