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Abbiamo visto cadere simboli imponenti di gloriose culture, monumenti di incredibile bellezza distrutti dalla devastazione delle guerre. Qual è il ruolo del patrimonio storico-artistico nei processi di costruzione dell’identità di un popolo? Come si può concepire un’idea di riparazione, di riconciliazione? Che ruolo svolgono i musei, in questo contesto? Da queste domande parte la riflessione di “Anche le statue muoiono”, progetto espositivo che, fino al 9 settembre, riunisce le maggiori istituzioni museali di Torino, con un calendario di mostre ed eventi tra il Museo Egizio, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e i Musei Reali, in collaborazione con il Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino.
Il progetto, elaborato dai curatori Irene Calderoni, Stefano de Martino, Paolo Del Vesco, Christian Greco, Enrica Pagella, Elisa Panero, mette in evidenza, da una parte, il tema attualissimo della vulnerabilità, della distruzione sistematica e consapevole del patrimonio culturale, dall’altra, l’importanza della sua protezione. Arrivando ad approfondire argomenti come il ruolo delle immagini, portatrici di significati e strumento di potere, e la funzione dei musei, tra conservazione e predazione. In dialogo, reperti antichi e opere di artisti contemporanei, molti dei quali originari di Paesi in cui i conflitti hanno messo a rischio e talvolta distrutto il patrimonio.
In questa occasione, il Museo Egizio si apre per la prima volta all’arte contemporanea ospitando nove artisti, tra i quali Mimmo Jodice, la cui serie Anamnesi è stata usata come immagine guida del progetto, e Kader Attia per l’esposizione dedicata a Khaled al-Asaad, barbaramente ucciso dall’Isis nel tentativo di difendere il sito archeologico di Palmira di cui era direttore da oltre 30 anni. Alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo si indaga sul presente, riflettendo sul colonialismo, sull’identità nazionale e sulle relazioni tra culture, con le opere di artisti come Mark Manders, Simon Wachsmuth e Lamia Joreige, tra gli altri. Ai Musei Reali, invece, in esposizione reperti archeologici e opere d’arte, dai rilievi assiri alla pittura di Rogier van der Weyden, intrecciati con la spettacolare installazione di Mariana Castillo Deball.