25 marzo 2018

Finissage La Rivoluzione Russa. Da Djagilev all’astrattismo (1898-1922) Palazzo Attems-Petzenstein, Gorizia

 

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In una città di confine come Gorizia, un tempo capolinea e punto di partenza di culture meticcie, la mostra  “La Rivoluzione Russa. L’arte da Djaghilew all’astrattismo. 1898-1922” con oltre 100 opere tra oggetti, porcellane, dipinti, borsette e almanacchi, spiega l’irruzione dell’arte russa del ‘900 sulla scena mondiale. L’operazione riuscitissima, mette in campo come, attraverso la malia dei pannelli poetici, le innovazioni delle avanguardie artistiche, il teatro e i famosi Balletti, la Russia sia riuscita ad imporsi culturalmente. Con 6 momenti chiave, 6 date simbolo, 1898, 1905, 1910, e quelle che collimano con fatti storici rilevanti il 1913, o l’anno della Rivoluzione d’Ottobre 1917 e il 1922, data di fondazione dell’Unione Sovietica, l’esposizione ripercorre gli anni d’oro dell’innovazione artistica. Il secolo breve in Russia inizia anche prima ed è più ridotto che mai, perché dopo il ‘22 prende completamente un’altra piega, a causa della nascita del Realismo socialista. Ma prima di quella data, in un breve volgere di anni, scoppiano una serie di piccole grandi rivoluzioni, situazioni talmente esplosive, dinamiche e “imprevedibili” (come sosteneva lo studioso Jurij Lotman) che tornare indietro diventerà impossibile. Mai abbastanza valorizzata, l’arte russa del XX secolo, esposta a palazzo Attems Petzenstein con rigore scientifico, è condensata in un progetto a cura di Silvia Burini e Giuseppe Barbieri (Csar, Università di Venezia) in collaborazione con Faina Balachovskaja. Estremamente corposo, volutamente didattico e reso fruibile in modo davvero ineccepibile, si avvale di un potente apparato multimediale costruito attraverso un’accurata indagine iconografica: un visualtelling gigante (ovvero una sorta di storytelling realizzato esclusivamente per e con accostamenti di immagini e solo talvolta di suoni in cui il visitatore può fruire in modo diretto la mostra, scrollando e selezionando il contenuto) e 6 touch scroll  in cui anno per anno si raccontano le vicende di quegli anni ruggenti. Il percorso espositivo si dipana lungo le sale del palazzo goriziano seguendo la trama di manifesti, di riviste e di citazioni della grande poesia da Anna Achmatova a Alexndre Blok, Majakovskj e Pasternak. Nella sala di Diaghilew per esempio la locandina dei “Ballets Russes” al Théàtre du Chatelet evidenzia come Mosca fosse diventata, dopo San Pietroburgo con la regia di Diaghilew, un crocevia dinamico di artisti, poiché si apre al confronto con l’Occidente grazie a personaggi come Stravinsky, Chopin, Scarlatti, Satie, Picasso (che insieme a Larionov, Garcarova progettarono i costumi per le pièce teatrali), e poi con Soutine, Borodine. 
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Kazimir Malevič: Stazione senza fermata. Kuncevo. 1913. Olio su legno. 49 х 25,5. Mosca, Galleria Tret’jakovskaja

Segue la stanza del Fante dei Quadri, artisti considerati veri sovvertitori dell’arte precostituita perché dipingono in modo appositamente sgraziato, esasperando le ricerche giunte fin a quel momento al punto massimo. Come è evidenziato in mostra, nel corso del ‘900 non c’è in Russia un solo manifesto programmatico delle arti ma ben 7, 8 che si susseguono nel giro di pochi anni tra circoli e riviste. La Russia in quegli anni è anche un Paese democratico: il ruolo delle donne ha grande rilievo. Sono loro infatti nella quinta sezione in mostra che portano avanti le istanze del Cubo-Futurismo, ma con un gusto orientaleggiante come nelle opere di Popova, Goncarova e Ekster. Le sensibilità delle pittrici e dei pittori russi sono quindi molto eccentriche, diverse, multiformi pure dall’interno di uno stesso gruppo e in pochissimi anni ogni artista si distingue per una propria cifra stilistica. Una ricchezza che si frantuma presto però quando dopo il sogno della Rivoluzione d’Ottobre del 1917 quella straordinaria stagione creativa volgerà al culmine. Ma lo farà non senza aver prima innestato una vera e propria esplosione culturale che muterà per sempre i canoni espressivi non solo figurativi grazie a Malevic e Kandinskij ma anche del teatro con Cechov, della fotografia di Rodcenko per finire nella musica con Stravinskij. Le oltre 100 opere, alquanto sconosciute in Italia che provengono dalle principali istituzioni moscovite, rivelano che c’è una trama di storie da conoscere, un vero tessuto connettivo quasi interamente inedite e da scoprire. L’occasione è offerta da questa densa operazione di valorizzazione che resterà aperta fino al 25 marzo e che per dare più spazio di conoscenza al pubblico, coniuga la visione delle opere con il mondo virtuale, ricorrendo quindi all’ausilio della tecnologia più avanzata del visualtelling, una tecnica, appunto, rivoluzionaria.
Anna de Fazio Siciliano
La Rivoluzione Russa. Da Djagilev all’astrattismo (1898-1922) 
Palazzo Attems-Petzenstein, Gorizia
Orario: da martedì a domenica dalle 10:00 alle 18:00
Info: musei.erpac@regione.fvg.it / musei@provincia.gorizia.it

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