04 maggio 2018

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“L'arte come prassi umana”, ovvero come liberarsi dall’orientamento “oggettualistico” per una nuova libertà
di Ernesto Jannini

di

Georg W. Bertram inizia il suo saggio “L’arte come prassi umana. Un’estetica”, tradotto da Alessandro Bertinetto, uscito per i tipi di Raffaello Cortina Editore, con un significativo flash sul pensiero di Ludwig Wittgenstein, riferendosi in particolare alle famose ‘Ricerche filosofiche’ in cui l’intellettuale austriaco ci invita a sperimentare un cambio di ottica sul mondo. 
Bertram fa lo stesso, suggerendo al lettore di vedere l’arte in una prospettiva più allargata; in particolare ci porta a considerare il rapporto che intercorre tra la vita e l’arte, sostenendo che quest’ultima “si colloca in una continuità profonda con altre pratiche umane, poiché soltanto riferendosi a tali pratiche guadagna la sua specifica potenzialità”.
La materia del saggio è densa come una mousse e il tema di fondo è uno dei più delicati; in parte controverso, da lungo tempo emerso sia nella pratica artistica che nel dibattito dell’estetica filosofica; vale a dire la ‘specificità’ dell’arte e la sua ‘autonomia’. Secondo i sostenitori del paradigma dell’autonomia’, l’arte non avrebbe nulla a che vedere con le altre pratiche umane. L’arte ha una sua specificità che non può essere confusa con altre peculiari attività umane. 
Secondo Bertram, – interprete di una ricerca filosofica rigorosa -, resta il fatto che il paradigma dell’autonomia non può essere demolito tout court: da esso non ci si può congedare in toto. Quella che va criticata è una concezione ‘unilaterale’ dell’autonomia. Piuttosto, – sostiene l’autore, docente alla Freie Universität di Berlino, l’autonomia “dev’essere intesa come un aspetto della forma della prassi umana”.
Ma in che senso va intesa la ‘prassi umana’? Bertram sostiene che l’uomo è in continua ‘ridefinizione di se stesso’, precisando che “la prassi umana è caratterizzata dal fatto che l’essere umano prende posizione rispetto a se stesso”, e questa ridefinizione è la principale attività che svolgiamo, calati nella forma di vita che ci siamo dati e che storicamente e culturalmente abbiamo ereditato. Siamo tutti immersi in una ‘pratica riflessiva’ che assume vari aspetti, molteplici declinazioni. Naturalmente questo vale, – vedi Kant e Hegel – anche per l’arte che – chiarisce Bertram – “Non è semplicemente una pratica specifica, bensì una forma specifica di prassi riflessiva, un’espressione specifica di quelle pratiche mediante le quali gli esseri umani prendono posizione rispetto a se stessi nel contesto di una prassi culturale”. 
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La copertina del libro
Dal punto di vista filosofico l’accento viene quindi posto proprio sul concetto di riflessione. Cosa vuol dire ‘capire se stessi’ attraverso la riflessione? Secondo l’autore risulta troppo riduttivo pensare la riflessione nell’ottica riduzionistica del cognitivismo, essenzialmente teorica, o in quella del proposizionalismo inteso come pratica puramente concettuale, entrambe inadeguate: ad esempio, a spiegare il ruolo svolto dalle rappresentazioni religiose. Un modo per dire che esistono forme differenti di riflessione conseguenziali a prassi differenti. Insomma, ci sono tanti modi per riflettere, per ridefinirci e riposizionarci nel mondo. Quando l’arte non viene pensata in senso puramente oggettuale (vale a dire finalizzata alla realizzazione di oggetti, cioè le opere/oggetti, benché dotate di speciali proprietà) diventa più chiaro il senso dell’arte come ‘pratica riflessiva’: il che vuol dire che l’uomo plasma se stesso attraverso questa particolare prassi riflessiva a cui diamo il nome di arte che, chiaramente, non va intesa in senso puramente teorico ma come un vero e proprio fare riflessivo. Quindi sussiste una connessione con le altre prassi, una disponibilità all’eteronomia, anche nell’arte che si sente ‘autonoma’; disponibilità, in realtà, finalizzata alla messa in opera della sua stessa pratica riflessiva. Come dire che gli artisti si avvalgono continuamente dell’apporto di altre pratiche per la realizzazione di un’opera, ma risentono anche della forma di vita del loro tempo storico. Tanti aspetti che emergono dalla disamina di Bertram e che corrispondono ognuno ad un particolare orientamento della filosofia dell’arte. Orientamenti che il filosofo, con il suo caratteristico piglio, mette ben in luce con la sua pungente critica al paradigma dell’autonomia e della specificità dell’arte. E dunque sotto i primi riflettori compaiono le posizioni complementari, ma dagli esiti riduzionistici, di Cristoph Menke e Arthur Danto, – per citarne solo alcuni -, orientate all’autonomia dell’esperienza estetica. Per Menke, che si ricollega ad Adorno, l’esperienza estetica è l’esperienza dell’interruzione delle routine quotidiane e delle loro apparenti determinatezze; le opere sono oggetti che “mettono in moto una comunicazione disturbata” interrompendo gli automatismi quotidiani dell’uso dei segni, svelando in tal modo l’indeterminatezza su cui si basa ogni prassi umana. Quella dell’artista, è una prassi non controllata, espressione di un ‘non-potere’. 
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Andy Warhol, Brillo box, 1964
Per Arthur Danto, si sa, invece la specificità dell’arte non sta tanto nel contesto istituzionale che ne attribuisce il valore, – come sostiene per l’appunto George Dickie con la sua ‘teoria istituzionale’ -, piuttosto essa va ricercata nella direzione dell”aboutness’, in ciò che le opere ‘tematizzano’; neanche nella materialità poiché, talvolta, l’opera si è presentata ‘indiscernibile’ (ready made, brillo box e quanto altro). Ciò che da statuto all’opera, per Danto è l’interpretazione che dischiude il significato, l’interpretazione, che è anch’essa una prassi storico-culturale.
Per Bertram, in definitiva, è proprio l’orientamento oggettualistico che bisogna abbandonare, in nome di una più ritrovata libertà.
A questo punto il saggio di Bertram si apre ad una capillarità d’indagine che lasciamo al lettore attento e appassionato che – come sottolinea in prefazione Federico Vercellone – è anch’esso e principalmente immesso in una prassi continua d’ interpretazione.
Ernesto Jannini
George W. Bertram
L’arte come prassi umana. Un’estetica.
Raffaello Cortina Editore, 2017
Euro 20
ISBN 9788860309136 

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