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La mostra che si inaugura oggi pomeriggio a Palermo, nei saloni della Fondazione Sant’Elia, presenta al pubblico una selezione di disegni e dipinti da 2001 al 2012 di Giovanni Iudice, artista originario di Gela, curata da Giuseppe Iannaccone, noto collezionista milanese e scopritore nel 1997 dell’artista siciliano.
Il realismo antiaccademico di Iudice, esito ineludibile di un personalissimo percorso artistico da autodidatta, sospeso tra misteriose perfezioni ed enigmatiche inquietudini, proviene da un’originale ibridazione tra ossessione miniaturistica e artificio intellettuale, da un imprevedibile innesto di innovazione mediatica su una tradizione culturale che ha superato ormai il periplo del millennio. Sin dai suoi esordi, infatti, durante le lunghe attese notturne da guardia infermieristica in ospedale, il nostro artista ha iniziato il suo dialogo platonico con alcune delle coscienze più autorevoli della storia dell’arte, da Antonello da Messina allo Spagnoletto, da Hopper a Wyeth, da Freud a Perlstein, da Gianfranco Ferroni a Piero Guccione. E, infine, la sconvolgente lezione di Antonio Lopez-Garcia.
Nei suoi dipinti e nei suoi straordinari disegni più risalenti (che, non a caso, Maurizio Fagiolo dell’Arco preferiva definire “works on paper”) si celebra la liturgia del mondo classico attraverso la perfetta simbiosi tra apollineo e dionisiaco. Nei suoi lavori più recenti, invece, alla messa a fuoco più accentuata del soggetto nel suo insieme corrisponde una più acuta capacità di sintesi tecnico-compositiva; così la grafite si rarefa sui candidi lacerti di carta, il non-disegnato diventa chiassoso nella sua apparente inespressività, l’assenza o la scarnificazione della materia pittorica sulla tela acquistano un ruolo comprimario nell’opera, evocando lo spettro “oltre” le cose per conseguirne la “veritas memoriae”. Per Iudice, come per Max Ernst, lo strumento pittorico/grafico non ha pertanto alcuna ambizione teleologica, ma meramente strumentale alla sua ricerca di realtà, di quel “senso” della realtà messo a dura prova dalla tragicità della storia attuale. Dove anche lo spiaggiamento del cadavere di un migrante bambino si perde fino a stingersi tra le pagine di un quotidiano. Relegata a un oblio che sembra permanente, cinicamente senza accesso a possibilità di redenzione. (Cesare Biasini Selvaggi)
INFO
Opening: ore 18.30
GIOVANNI IUDICE/TERRA DI MEZZO
a cura di Giuseppe Iannaccone
dal 30 maggio al 30 giugno 2018
Fondazione Sant’Elia
via Maqueda 81, Palermo