12 giugno 2018

Palermo, Palazzo Oneto di Sperlinga

 
Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018 e sede di Manifesta 12 ha già raggiunto un risultato di particolare significato: l’apertura per la prima volta di palazzi storici rimasti fino a oggi chiusi e inaccessibili, emblemi del ruolo di capitale che il capoluogo siciliano deteneva insieme a Napoli e Parigi nel XVIII secolo.

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Che la lunga estate di quest’anno per Palermo sarà incandescente non solo per le temperature diviene subito una certezza incamminandosi per l’intricata matassa dei suoi vicoli e vicoletti, a cominciare da quelli della Kalsa, il quartiere centrale simbolo della città e della sua storia, sorto durante la dominazione islamica. Un vero e proprio cantiere a cielo aperto, con la sua interminabile rassegna di splendidi palazzi nobiliari in restauro o appena restaurati, retaggio di un passato glorioso e splendente di fasti, ricchezze, mecenatismo, e di una lunga tradizione di potere. Templi del gusto, molti dei quali fino a oggi rimasti abbandonati, chiusi o comunque inaccessibili, che in occasione di Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018 e di Manifesta 12 hanno aperto o stanno per aprire i battenti al pubblico, dischiudendo un patrimonio architettonico e artistico sorprendenti. Così, passando attraverso mercati e mercatini multietnici di gusto e odori mediorientali, dolci, acri, comunque intensi, tra motorini che sfrecciano da tutte le direzioni, e sterminate infilate di panni stesi ad asciugare al sole, può capitarvi, per esempio, di imbattervi in palazzo Oneto di Sperlinga (via Bandiera 24), oggetto di un complesso intervento di restauro voluto dall’attuale proprietario, Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona. Le sue imponenti mura secolari vantano all’interno un apparato decorativo caratterizzato da elaborate composizioni in stucco sulla tradizione degli oratori del Serpotta, ma rievocano pure le articolate vicende della baronessa Eufrosina del Miserendino che qui aveva la sua dimora all’inizio del XVII, amante del viceré Marcantonio Colonna e protagonista di una delle storie più torbide e sanguinose del Rinascimento. Tanto che Leonardo Sciascia ebbe a definirla “Farfalla di morte”. Ebbene qui attende il pubblico non solo il passato, ma anche un presente di ricerche artistiche dai linguaggi ed entroterra concettuali dei più vari. Si aprono le danze il 14 giugno con la collettiva Graziosi, Odescalchi, Ruffo, Twombly, insieme all’esposizione de “L’angelo dell’Apocalisse” di Vettor Pisani. Il 16 giugno seguente, poi, sarà un vero e proprio “exhibition day”, con Chiara Dynys e i suoi “Solidi platonici”, Francesca Matarazzo e le sue “Ipergrafie”, la Fondazione VOLUME! che presenta il progetto “Caudu e Fridu” di Massimo Bartolini, mentre la galleria Lia Rumma propone la personale di Michele Guido “Ceiba garden project 2007/2018”. (Cesare Biasini Selvaggi)

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