12 settembre 2018

Se la Tate sceglie Wikipedia. Le biografie imprecise degli artisti fanno discutere

 

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Wikipedia è una fonte decisamente molto usata, per non dire saccheggiata, per diversi motivi. Non sempre la sintassi dei testi è impeccabile e in alcuni casi le voci sono lacunose ma è di facile accesso e di rapida consultazione e in linea di massima è anche attendibile, basta un pizzico di buon senso ed esperienza per riuscire a distinguere un’informazione affidabile. Insomma, è perfetta per l’uso quotidiano e non troppo specializzato ma che succede se anche un’istituzione storica come la Tate vi si affida per le biografie degli artisti in collezione? 
A lamentarsene è stato lo storico dell’arte Bendor Grosvenor, personaggio popolare in UK, conduttore di programmi televisivi ed esperto di Peter Paul Rubens, Claude Lorrain e Brueghel il Giovane. A Grosvenor non è piaciuta in particolare una curiosità, decisamente troppo amena, riportata alla voce di Antoon van Dyck e riferita alla barba fluente del grande artista fiammingo. La questione è che non tutte le informazioni presenti su Wikipedia sono accertate, per esempio uno studio effettuato dal Journal of the American Osteopathic Association ha stabilito che nel 90% dei circa 30 milioni di voci di medicina sono riscontrabili errori e imprecisioni. Difficile calcolare quanti potrebbero essere trovati nelle voci riferite alla storia dell’arte. E la risposta della Tate non è stata incoraggiante. Una portavoce ha infatti dichiarato che la galleria «non ha le risorse per redigere le biografie di ogni artista in collezione o per aggiornare quelle esistenti. Allo stato attuale, Wikipedia fornisce le informazioni più aggiornate e affidabili». E se nemmeno un’istituzione come la Tate ha le risorse per assolvere nel migliore dei modi al proprio lavoro di archiviazione, studio e ricerca, allora è effettivamente il caso di preoccuparsi. Dal museo però specificano che avvieranno una partnership con l’enciclopedia online, per migliorare la qualità delle voci.
Per il momento. sul sito del Museo sono circa 100 le schede compilate da esperti storici dell’arte, come quelle di William Turner, John Constable e Francis Bacon. Ma non quelle di William Hogarth, Joshua Reynolds, Lucian Freud, David Hockney e Damien Hirst

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