01 dicembre 2018

I pugili alle pareti, in Palestra Visconti a Milano. Con la benedizione di Arthur Cravan

 

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Circolo Arci Bellezza, Palestra Visconti. Un luogo storico, uno di quei “posti del cuore” come in realtà – nella Milano che continua a salire – se ne incontrano ancora, per fortuna, diversi, spesso raccolti in cortili, con vecchi bar e vecchi neon, e muri un po’ scrostati. Alla Palestra Visconti fu proprio Luchino Visconti a girare molti interni di Rocco e i suoi fratelli, e scendendo le scale al 16A di via Bellezza sembra quasi ancora possibile ritrovarsi negli anni ’50, tra il piccolo palco dove ieri sera si è esibito al piano il grande Patrizio Fariselli (negli AREA alle tastiere) e le casse da usare come tavolo. L’occasione che ci porta qui? Una mostra intitolata VS. CRAVAN, dedicata ovviamente al pugilato, dove alle pareti si sfidano a guantoni le opere Petr Bystrov, Gianluigi Colin, Franko B, Cesare Fullone, Antonio Marras, Paul Pfeiffer, Riiko Sakkinen, Giovanni Testori e Maria Cristina Vimercati, tra gli altri, fino al prossimo 6 dicembre. 
A cura di Elisabetta Longari, la serata – e la mostra – è stata “innescata” dalla performance-incontro di Andrea Contin VERSUS (eseguita qui da tre ragazzi – un uomo e due donne della Boxe Popolare – dopo essere stata presentata nel 2002 alla galleria Artericambi di Verona, che oggi mette a disposizione il ring, a Losanna nel 2003 e alla Factory Art di Berlino nel 2012) che si è posta in dialogo non solo con le opere appese ma anche con la ricostruzione parziale della performance che il 5 ottobre del 2005 Ivo Bonacorsi dedicò ad Arthur Cravan, l’artista più dadaista del Dada, pacifista e personaggio mitico della più bollente avanguardia del secolo scorso. Una mostra che “testimonia il nesso profondo tra boxe, arte e vita”, accompagnata da un catalogo sottoforma di una fanzine ciclostilata e autoprodotta, che contiene documenti di diverso tipo: ristampe di foto antiche, testi del passato e appunti di lavoro degli artisti coinvolti, oltre alle riproduzioni delle opere esposte senza andare troppo per il sottile, in bianco e nero. E con una dedica speciale a Stefano Cucchi, che amava la boxe.

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