21 dicembre 2018

Pino Pascali da Frittelli

 

di

Frittelli Arte Contemporanea inaugura la mostra “Pino Trademark. Opere grafiche di Pino Pascali”, che ricorre a cinquant’anni dalla scomparsa (l’11 settembre 1968) del grande artista italiano del secondo dopoguerra. Ci spiega il progetto in anteprima il suo curatore, Roberto Lacarbonara.
Come mai la scelta del titolo Pino Trademark?
«Il titolo della mostra nasce da un’intuizione brillante di Pascali, quella di firmarsi “Pino Trademark” e di inventare un marchio grafico in una corrispondenza con il suo gallerista Gian Enzo Sperone. A pochi giorni dall’inaugurazione della mostra torinese del 1966, in cui Pascali espone per la prima volta le sue “armi”, scrive una lettera per ringraziare Sperone e sceglie di inventare questo “marchio di garanza”, quasi fosse un’affermazione della propria consapevolezza di artista e di grande comunicatore. Erano gli anni in cui la carriera di Pascali si sviluppava con grandissimo successo tra la produzione grafico-pubblicitaria –  lavorando per la Lodolofilm e per la Rai –  e quella scultorea; anni in cui il confronto con i media e i linguaggi della Pop Art si faceva sempre più costante e avvincente. Il suo sguardo all’amato Jasper Johns trova proprio in questo marchio una dichiarazione di intenti: “All products are guaranteed!”».
Quali sono i collegamenti tra il contrassegno grafico che Pascali inventa per Sperone e quei soggetti da tempo da lui indagati, come le armi, i killers, i cowboys, il dollaro, il paesaggio metropolitano?
«Le molteplici connessioni tra pubblicità e scultura sono al centro di questa mostra che celebra il cinquantenario della scomparsa dell’artista. Sono temi sociali, politici, culturali e mediatici che Pascali analizza, a suo modo, con ironia e scherno, producendo opere e inventando soggetti televisivi assai vicini alle delicate questioni dell’economia e della politica internazionale, specie quella americana, cui rivolge molta attenzione. La militarizzazione della società, la supremazia del dollaro, la questione sociale degli afroamericani e quella, ancora oggi irrisolta, delle frontiere e dei nativi, la diffusione capillare delle merci industriali e dei linguaggi di massa all’interno della produzione artistica: sono tutti aspetti che Pino conosce e rimastica, soprattutto alla luce del suo coinvolgimento attivo nel medium televisivo».
Che tipo di sguardo Pascali rivolge all’America e ai suoi “modelli”?
«È uno sguardo assolutamente lucido e critico. In seguito alla Biennale del 1964, quella in cui in Italia arrivano le grandi opere di Johns, Rauschenberg, Dine, Oldenburg, caratterizzate dall’utilizzo di materiali sintetici, chimici, industriali e seriali, molti artisti europei e italiani reinventano i propri linguaggi per allinearsi, o comunque confrontarsi, con quanto accade oltreoceano. Pascali mostra grande resistenza verso questa accelerazione e reagisce con abilità e onestà, proponendo un percorso a ritroso, un recupero della natura e della terra, dell’identità e dell’immaginario mediterraneo. La sua “Ricostruzione della natura”, concepita come un gioco d’infanzia, resta a tutti gli effetti una lezione straordinaria di arte italiana e di indiscussa genialità».
Ci potresti descrivere il percorso espositivo allestito da Frittelli Arte Contemporanea, soffermandoti su qualche opera in particolare?
«La mostra da Frittelli Arte Contemporanea ricostruisce un percorso molto ampio sulla produzione grafica di Pascali, con oltre 100 lavori su carta e alcuni video realizzati dall’artista tra i primi degli anni Sessanta e il 1967, quando la sua carriera artistica lo allontana dall’impegno televisivo. Ci sono alcuni nuclei tematici essenziali, in particolare lo studio e l’acquisizione dei codici New Dada e Pop, per esempio nelle opere di carattere urbano e metropolitano, oppure negli sguardi all’America del dollaro, della bandiera, delle armi. Per la prima volta viene esposto in pubblico la carta “Super” (1964-1965), cui ho dedicato il recente volume “Super. Pino Pascali e il sogno americano” (Skira, 2018). A questi studi si aggiunge un’ampia selezione dei disegni de “I Killers”, uno dei soggetti più amati da Pascali, disegnati per l’Algida, ma sempre rifiutati perché ritenuti non adatti a un pubblico di bambini. A questo focus fa da contraltare un doppio sguardo di Pascali, rivolto sia al mondo arcaico e remoto nel tempo (con lo studio della natura, degli indiani, dei mezzi agricoli e delle civiltà antiche) sia al mondo infantile, al gioco, alla vita domestica. Un ultimo confronto si consuma tra due meravigliosi caroselli: quello de “I Killers” e quello per la Cirio: il paesaggio americano “contro” quello romano e napoletano, il mondo metropolitano e quello mediterraneo, la rapidità della vita urbana e quella trasognata del mare, soggetto così amato e presente nel suo immaginario». (Cesare Biasini Selvaggi)
In alto: Pino Pascali, Killers 1964 tm su acetato e cartone, cm 32,2×51,8
In homepage: Pino Pascali, Super 1964-65 pastelli e tm su carta, 10,5×14
INFO
Opening: ore 17.30
PINO TRADEMARK. Opere grafiche di Pino Pascali
dal 20 dicembre 2018 al 9 febbraio 2019
FRITTELLI ARTE CONTEMPORANEA
via Val Di Marina 15, Firenze
www.frittelliarte.it

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