09 gennaio 2019

L’amore che non muore. Ericailcane completa un grande murale a Bassano del Grappa

 

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Gatti, lupi, pecore, cani, tutti insieme e armati di falci e forconi, una grande parata di animali pronti a dare il via a una contestazione. C’è da preoccuparsi? Per il momento si tratta “solo” di 200 metri quadri di colore e di una invocazione, Ma l’amore mio non muore, titolo del grande murales di Ericailcane, appena completato a Bassano del Grappa, al sottopasso ferroviario di via Tabacco, riqualificato nell’ambito di RAME, progetto ideato due anni fa da Andrea Crestani e promosso dall’Assessorato alla Cultura di Bassano. Quello di Ericailcane è il terzo grande intervento di streetart realizzato in città, dopo quello di Pixel Pancho, nel retro del Vecchio Ospedale, e di Koes, in via Portici Lunghi, mentre in questi giorni è al lavoro un quarto artista, Cento Canesio, che realizzerà un murale sempre in via Tabacco, con un soggetto ispirato alla bicicletta.
L’amor mio non muore di Ericailcane è ispirato all’omonimo libro pubblicato per la prima volta, clandestinamente, nel 1971, una raccolta di articoli e testi che documentano idee, progetti e propositi della generazione del ’68, con riferimenti specifici alla gestione dell’informazione da parte dei poteri costituiti. Lo street artist, originario di Belluno e tra i più conosciuti a livello internazionale, con opere diffuse tra Gran Bretagna, Stati Uniti, Spagna, Messico, Ecuador, Colombia, Guatemala, Marocco, Palestina, Francia e Germania, ha lavorato a Bassano per due settimane nello scorso mese di novembre e ha riferito che, durante la realizzazione del murale, molte persone hanno rivolto il loro apprezzamento, per avere migliorato la fruizione di un passaggio molto frequentato ma, finora, esposto al rischio degrado.
«Gli interventi di arte urbana del progetto RAME sono in linea con un approccio generale per la città di Bassano che vede interventi artistici anche al di fuori dagli spazi culturali convenzionali, per valorizzare le relazioni con lo spazio pubblico, in particolare le periferie. È un modo intelligente per offrire nuovi punti di vista a zone urbane a rischio degrado, ed aggiungere valore visivo e semantico a scorci di paesaggio cittadino senza un’identità particolare, ma che sono a tutti gli effetti scenari che vedono il passaggio quotidiano di migliaia di cittadini in movimento da una parte all’altra della città», ha commentato alla Promozione del territorio e della cultura, Giovanni Battista Cunico.

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