08 febbraio 2019

Il dandy di Giuseppe Abate da ADA Project

 

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ADA Project inaugura la nuova sede con un dialogo serrato tra la poetica dell’artista e lo spazio fortemente caratterizzato della galleria. Il progetto site-specific di Giuseppe Abate (1987, Bari) propone un articolato lavoro che rilegge la figura del dandy in ambito contemporaneo, in cui confluiscono gli attuali studi dell’artista alla Central St. Martins School di Londra e i lavori realizzati durante una residenza Guwahati Research Program in India. 
Abbiamo posto alcune domande a Carla Chiarchiaro, fondatrice e direttrice di ADA, sulla nuova sede e sulla mostra che apre stasera.
ADA cambia sede. Com’è il nuovo spazio? 
«Il nuovo spazio si trova in Via dei Genovesi 35, nel distretto di Trastevere. Si tratta di uno spazio molto caratterizzante, non un tipico white cube ma un antico edificio con travi a vista e pavimento a scacchi, con il quale gli artisti dovranno di volta in volta dialogare al fine di offrire allo spettare un’esperienza unica e al contempo organica. Ho cercato un luogo simile perché il dialogo con lo spazio fisico è parte integrante della mia ricerca, che punta a lavorare prevalentemente su mostre personali progettate ad hoc. Inoltre, mi interessava particolarmente spostare la galleria in quel distretto per via della compresenza delle importanti gallerie che da qualche anno vi si sono stabilite e di cui ammiro il lavoro e la ricerca».
La mostra di Giuseppe Abate è la prima della nuova sede. Che tipo di mostra è?
«La mostra personale che inaugureremo oggi, 8 febbraio, si intitola “Il Damerino” e, sfruttando la peculiare pavimentazione a scacchi dello spazio di galleria, l’artista ha lavorato alla creazione di un ambiente che ricorda i salotti europei di fine Ottocento. Luoghi ricchi di decorazioni e trofei coloniali, nei quali si consumavano amori e intrighi tra dame e damerini. Le opere che presenteremo appartengono a diversi nuclei, in particolare, una serie di ricami su tessuti indiani, realizzati dall’artista durante la residenza Guwahati Research Program in India, ed una serie di disegni di piccolo formato che, con tono ironico, fanno riferimento ad animali fantastici e scene di caccia. Al di là di questo primo livello di lettura, “Il Damerino”, come emerge dal testo di accompagnamento, risulta però essere non soltanto un frivolo dandy, ma un subdolo conquistatore, avido di potere, la cui figura trova forte corrispondenza con le dinamiche che interessano la nostra attualità».
Quali sono, in breve, gli elementi principali della ricerca di Abate?
«La ricerca di Abate è veicolata dai medium più disparati. Negli ultimi anni ha lavorato soprattutto con il ricamo e i tessuti, pur mantenendo un forte legame con il nostro immaginario quotidiano: dall’ambiente domestico a quello della pubblicità e dei supermercati. Anche per questo il lavoro di Abate è apparentemente semplice e leggero, ma ad uno sguardo più attento rivela contenuti ricercati e spesso poco confortanti».
Un cambio di sede coincide spesso anche con un bilancio. Possiamo ripercorrere brevemente la storia di ADA Project? 
«ADA è nata nel settembre 2017, inizialmente come project-room ospitata nello spazio di Galerie Anselmi nella zona di Villa ADA. Da quel momento ADA ha percorso molta strada, nonostante si tratti di solo un anno e mezzo fa, e si poi è convertita in galleria vera e propria. Sono molto felice della ricerca che sto portando avanti e dei traguardi che stanno raggiungendo gli artisti che rappresento». 
Che progetti avete per i prossimi mesi?
«Nei prossimi mesi abbiamo in programma la personale di Gaia Di Lorenzo, la personale di Andrea De Stefani, oltre alla partecipazione a Miart nella sezione Emergent e uno speciale progetto off-site di Benni Bosetto». (Silvia Conta)
Giuseppe Abate
“Il Damerino”
dal 9 febbraio al 23 marzo 2019
ADA Project
Via dei Genovesi 35, Roma
Opening: venerdì 8 febbraio 2019, dalle 19 alle 21
Orari: dal martedì al sabato, dalle 14 alle 19
ada-project.it, info@ada-project.it

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