09 febbraio 2019

“Surrealismo Svizzera” al MASI di Lugano

 

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Da Jean Arp e Paul Klee a Meret Oppenheim, Alberto Giacometti e Le Corbusier fino a Henriette Grindat, Sonja Sekula e Anita Spinelli, attraverso un centinaio di opere provenienti dai maggiori musei svizzeri, riunite al MASI Lugano per una delle più ampie retrospettive mai dedicata al Surrealismo in Svizzera. 
La mostra riunisce precursori del movimento, massimi esponenti e alcuni protagonisti di sperimentazioni locali ed è il risultato della collaborazione tra due musei: l’Aargauer Kunstahus di Aarau – in cui si è da poco è conclusa una delle due parti della mostra, quella legata al contemporaneo – e il MASI Lugano, nella sede del LAC, dove questa sera sarà inaugurato un serrato percorso espositivo dedicato agli anni storici del movimento, con una trentina di artisti, tra documenti, disegni, dipinti, opere fotografiche e sculture.
«La mostra – spiega il Museo alla stampa – indaga sia l’influenza che il movimento ha avuto sulla produzione artistica elvetica, sia il contributo degli artisti svizzeri nel definire lo stesso», abbiamo approfondito questi aspetti con Francesca Benini, co-curatrice di “Surrealismo Svizzera”.
Le opere di quali artisti saranno presenti in mostra? In che cosa consiste la collaborazione con l’Aargauer Kusthaus? 
«Abbiamo condiviso con l’Aargauer Kunsthaus il desiderio di approfondire il tema del surrealismo in Svizzera, dedicandogli una grande retrospettiva, declinata poi in due allestimenti diversi. Mentre ad Aarau si è dato spazio anche ad artisti contemporanei, al MASI Lugano ci concentriamo sugli anni storici del movimento. Accanto a celebri nomi come Alberto Giacometti, Serge Brignoni, Meret Oppenheim o Kurt Seligmann, sono presenti altri interessanti protagonisti del surrealismo in Svizzera, tra questi anche alcune artiste donne quali Henriette Grindat, Sonja Sekula e la ticinese Anita Spinelli. 
Il percorso espositivo si apre con una selezione di documenti e disegni che offrono uno sguardo generale sul contesto del Surrealismo in Svizzera, con particolare interesse alle associazioni progressiste Gruppe 33 e Allianz. Accanto alle opere grafiche, trova spazio anche la fotografia con la ricerca di Henriette Grindat. Si è voluto poi rappresentare il ruolo centrale dei precursori del movimento, Jean Arp e Paul Klee, per poi passare alle esperienze, tra gli altri, di Jean Viollier, Werner Schaad, Otto Abt, Walter Kurt Wiemken, Serge Brignoni, Kurt Seligmann e Gérard Vulliamy. Una sala è dedicata alla breve ma fondamentale fase surrealista di Alberto Giacometti. Breve e tangente fu anche il coinvolgimento di Le Corbusier e Hans Erni, entrambi presenti in mostra, mentre una profonda affinità di temi e di linguaggio si ritrova anche in artisti non propriamente surrealisti come Anita Spinelli, Sonia Sekula, Ricco, Karl Ballmer o Walter Bodmer. Il percorso si chiude con un’ultima sala nella quale viene presentata un’installazione realizzata ad hoc per l’esposizione, con la quale si è voluto valorizzare la scultura surrealista.
Le opere provengono dai principali musei svizzeri, tra cui il Kunsthaus di Zurigo, il Zentrum Paul Klee, il Kunstmuseum di Basilea, il Kunstmuseum, e da importanti collezionisti privati in Svizzera e all’estero». 
Nel comunicato stampa si legge che la mostra si muove in due direzioni principali: «da un lato l’influenza che il movimento ha avuto sulla produzione artistica elvetica, dall’altro il contributo degli artisti svizzeri nel definire il surrealismo». Può aiutarci ad approfondire brevemente questi due aspetti?
«Per quanto riguarda l’apporto degli artisti svizzeri al movimento internazionale surrealista, bisogna innanzi tutto considerare il legame con il movimento dada, nato a Zurigo nel 1916, oppure basti pensare alle figure di Paul Klee e Jean Arp, eletti dagli stessi surrealisti, in ambito pittorico, precursori del movimento. Oltre a loro, importanti artisti elvetici, quali Alberto Giacometti, Serge Brignoni, Meret Oppenheim, Gérard Vulliamy e Kurt Seligmann, aderirono o furono attivi nel gruppo di Parigi. Giacometti e Brignoni aprirono la strada alla scultura surrealista, ispirandosi anche all’arte etnica; Seligmann e Oppenheim, rispettivamente con “Ultrameubl”e (andata distrutta) e “Colazione in pelliccia”, crearono due opere che fino a oggi sono considerate, a ragione, vere e proprie icone del surrealismo.
In Svizzera, il surrealismo trova espressione autonoma negli anni Trenta. Gli artisti che ne abbracciano il pensiero e il linguaggio si sentono discriminati dalla politica culturale ufficiale del tempo e si alleano ad altri esponenti incompresi dell’avanguardia, come gli astrattisti e i costruttivisti, dando vita a gruppi progressisti come Gruppe 33 e Allianz – Vereinigung Moderner Schweizer Künstler. Gli artisti del surrealismo svizzero, tra i quali Otto Abt, Walter Kurt Wiemken, Max von Moos e Otto Tschumi, sono un’alternativa nel clima culturale conservatore che ha caratterizzato ovunque in Europa gli anni tra le due guerre». 
Come si inserisce, questa mostra, nella programmazione del MASI Lugano? Quali saranno le prossime mostre?
«Nel 2019 ripercorreremo oltre due secoli di storia dell’arte svizzera, collaborando con importanti istituzioni e artisti elvetici. Il filone, che si apre proprio con “Surrealismo Svizzera”, prosegue con una mostra dedicata alla prestigiosa collezione federale d’arte della Fondazione Gottfried Keller, organizzata in collaborazione con il Museo nazionale di Zurigo e l’Ufficio federale della cultura: “Hodler – Segantini – Giacometti. Capolavori della Fondazione Gottfried Keller” (dal 24 marzo al 28 luglio 2019). La mostra riunirà i principali capolavori, tra cui opere di Ferdinand Hodler, Alberto Giacometti e il maestoso trittico di Giovanni Segantini ispirato alle Alpi. Quest’ultimo, esposto una volta sola al sud delle alpi più di cent’anni fa, rimarrà poi al centro dell’allestimento “Sublime. Luce e paesaggio intorno a Giovanni Segantini” (dal 25 agosto al 10 novembre 2019). In primavera renderemo omaggio a uno dei più significativi artisti svizzeri contemporanei, Franz Gertsch, che curerà personalmente la mostra “Gertsch – Gauguin – Munch. Cut in Wood” (dal 12 maggio al 22 settembre 2019), ponendo in dialogo le sue xilografie con quelle dei due grandi maestri. Mentre il giovane artista vodese Julian Charrière – già invitato alla Biennale di Venezia 2017 – rappresenterà la scena elvetica emergente (dal 27 ottobre 2019 al 14 marzo 2020). Accoglieremo il suo progetto interdisciplinare “Towards No Earthly Pole” sulle relazioni ambientali tra le varie regioni glaciali.
Guardando invece alla storia della fotografia, ospiteremo in autunno una figura chiave dell’arte concettuale americana: William Wegman. Il fotografo presenterà a Lugano il progetto “Being Human” (dall’8 settembre 2019 al 6 gennaio 2020), nel quale i celebri cani Weimaraner posano con fierezza e vulnerabilità davanti all’obiettivo. L’esposizione è organizzata in collaborazione con la Foundation for the Exhibition of Photography». (Silvia Conta)

In alto: Werner Schaad Metamorphose im Raum 1930 olio su tela 116 x 147 cm Museuum zu Allerheiligen Deposito Kunstverein, Schaffhausen Foto: Museum zu Allerheiligen Depositum Kunstverein, Schaffhausen 
In homepage:  Kurt Seligmann La deuxième main de Nosferatu 1938 olio su compensato 85.5 x 125 cm Aargauer Kunsthaus, Aarau. Deposito Fondazione Gottfried Keller, Ufficio federale della cultura, Berna © Orange County Citizens Foundation /  2018, ProLitteris, Zurich 
“Surrealismo Svizzera” 
A cura di Peter Fischer, storico dell’arte e curatore indipendente e Julia Schallberger, collaboratrice scientifica Aargauer Kunsthaus 
Coordimento e allestimento MASI Lugano a cura di Tobia Bezzola, direttore e Francesca Benini, collaboratrice scientifica 
Dal 10 febbraio al 16 giugno 2019

Museo d’arte della Svizzera italiana, Lugano 
Sede: LAC Lugano Arte e Cultura 
Piazza Bernardino Luini 6, Lugano (Svizzera)
Opening: 9 febbraio 2019, ora 18.00
Orari: dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 18.00, giovedì apertura fino alle 20.00
www.masilugano.ch

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