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Si definiva un pittore, diceva di ispirarsi alle immagini del Rinascimento, ha contribuito in maniera decisiva al processo di rinnovamento estetico nel boom del dopoguerra ed è stato uno degli ultimi, grandi maestri di un certo modo di intendere la materia dell’arte, non solo in Italia. Jannis Kounellis era uno scrupoloso rivoluzionario, osservatore obliquo, a tratti scomodo, dei suoi e dei nostri tempi. E alla sua vita e alle sue opere, Fondazione Prada dedica la prima, ampia retrospettiva dopo la sua scomparsa, avvenuta il 16 febbraio 2017. La mostra sarà curata da Germano Celant, che tra il 1967 e il 1969 gettò le basi teoriche dell’Arte Povera, movimento di sintesi originale tra la poetica d’esportazione della Pop Art e la forte tradizione visiva italiana, nel cui alveo Kounellis mosse i suoi primi passi.
Intitolata semplicemente “Jannis Kounellis”, l’esposizione aprirà l’11 maggio, nella sede veneziana della fondazione, a Palazzo di Ca’ Corner della Regina, e sarà visitabile fino al 24 novembre 2019. E siamo pronti a scommettere che risulterà tra gli appuntamenti più affollati nei giorni di apertura della 58ma Biennale d’arte di Venezia, a dimostrazione di una fama riconosciutagli più dalla storia e dalla critica che dal mercato.
Il progetto, sviluppato in collaborazione con l’Archivio Kounellis, riunisce 70 lavori dal 1958 al 2016, provenienti da istituzioni e musei italiani e internazionali, come Tate Modern di Londra, Centre Pompidou di Parigi, Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, Walker Art Center di Minneapolis e Castello di Rivoli di Torino, oltre che da importanti collezioni private in Italia e all’estero. La mostra ricostruisce la storia artistica ed espositiva di Kounellis, nato al Pireo nel 1936, evidenziando gli sviluppi fondamentali della sua poetica e cercando di stabilire un dialogo tra le opere e gli spazi settecenteschi di Ca’ Corner della Regina.
Si passa, così, dai primi lavori, esposti originariamente tra il 1960 e il 1966, al periodo successivo, quando la matrice concettuale doveva intrecciarsi con le operazioni poveriste, fino alle imponenti installazioni degli ultimi anni, passando attraverso le declinazioni olfattive, quegli inconfondibili sentori di caffè e grappa, le sperimentazioni con i metalli e con i processi di trasformazione della materia, come nelle combustioni. La retrospettiva è completata dalla presentazione di documenti, film, cataloghi, inviti, manifesti e fotografie d’archivio, che testimoniano la storia espositiva di Kounellis, oltre che da un focus dedicato ai suoi progetti in campo teatrale.
La mostra è accompagnata da un volume che, con un saggio di Germano Celant e un’ampia cronologia illustrata, documenta e approfondisce il percorso biografico e professionale dell’artista.
In home: Ritratto di Jannis Kounellis al Florian Caffe, 1975 Venezia. Foto Giorgio Colombo
In alto: Ritratto di Jannis Kounellis con cavalli, Roma 1969 Galleria L’Attico. Foto Claudio Abate