17 aprile 2019

Il vetro erotizzato di un pittore eretico. Giuliano Giuman alla Galleria Annunciata di Milano

 

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“Eremo Eretico” è il titolo esoterico della mostra personale di Giuliano Giuman (1944), artista poliedrico, approdato alla pittura nel 1964 e musicista, allievo di Gerardo Dottori, ex docente di tecnica della vetrata presso l’Accademia di Belle Arti di Brera dal 1998 al 2013. Pluripremiato, Giuman vanta oltre 300 mostre in spazi pubblici e privati e ha incentrato la sua ricerca artistica sulla sinestesia tra pittura, suono e supporti di vetro. L’esposizione ospitata nella galleria milanese Annunciata, fino al 31 maggio, a cura di Davide Silvioli, comprende una serie di opere recenti dell’artista perugino, in cui il pigmento e la superficie di vetro in maniera osmotica si fanno oggetto della sua ricerca artistica, una cifra estetica riconoscibile, capace di dare forma a effetti luminosi plastici e dinamici insieme, carichi di evocazioni spirituali. 
I suoi lavori connotati da una indiscutibile conoscenza di tecniche manuali, intrecciano relazioni tra linguaggi diversi, mostrati in un ambiente oscurato, come si vede nella galleria Annunciata, dove lo spettatore si trova a riflettere sul significato dell’eresia dell’arte quando si nutre di dubbi, ambivalenze tra spirito e materia. L’artista è paradossalmente eretico quando corrisponde a vocazioni autentiche, a pratiche di ricerca indipendenti dalle gabbie costrittive del mercato. L’eresia, per Giuman, è una condizione dello spirito, artista-eremita che vive ai margini delle mode insite nell’arte contemporanea. Inventore di soluzioni formali sospese tra scultura e pittura, risolte in dittici o polittici sovrapposti, in cui tradizione e innovazione, trasparenze, evanescenze e cromatismi, segnici aniconici e rarefatti, apparenza e profondità, si materializzano su supporti di vetro dipinto a gran fuoco, con pigmenti che trasudano di trascendenza. 
La retroilluminazione delle sue opere su vetro ne valorizza l’aura misteriosa e simbolica, in cui la pratica d’innesto quasi alchemica tra luce e materia produce aloni di energia che si irradiano nell’ambiente circostante. In questo “eremo”, il fruitore naufraga o approda in una dimensione sacrale, fuori dallo spazio e dal tempo. 
I titoli delle sue opere sono un presupposto per indurre a superare concettualmente i limiti del presente, un esodo dalla banalità del quotidiano per mettere in discussione parametri precostituiti della pittura a olio, trasfigurarla in una materia poetica dello spirito che prende corpo su un vetro illuminato da suggestioni luminescenti. (Jacqueline Ceresoli)

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