02 luglio 2019

Solo promesse per Notre Dame?

 

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Sono passati poco più di due mesi dall’incendio che, il 15 aprile 2019, ha devastato la cattedrale di Notre Dame. Da quando le fiamme si sono spente, a Parigi i lavori non si sono mai fermati: gli operai hanno ripulito la polvere di piombo tossico dal piazzale della cattedrale e hanno iniziato la pulitura dell’edificio. Inoltre, i lavoratori stanno costruendo una passerella in legno che possa rimuovere le 250 tonnellate di ponteggi bruciati, per poi procedere con la sostituzione della protezione in plastica con un temporaneo tetto a ombrello più grande e robusto. 
A finanziare questi lavori, però, c’è solo una parte delle ingenti donazioni promesse. Stando a quello che riporta France Info, a fronte degli 850 milioni di euro stimati, solo 80 sono giunti a destinazione, circa il 9% del totale. Sono le offerte di privati cittadini, imprenditori ed enti locali. Mancano all’appello le grandi donazioni delle ricche famiglie e aziende francesi che avevano assicurato cifre a otto zeri. Bernard Arnault (LVMH) offriva 200 milioni, Francois Pinault (Kering) 100 milioni, così come il colosso del beauty L’Oréal. Cifre stellari che non sono state ancora versate, suscitando non poche polemiche.
In realtà, come mette in chiaro Le Monde, le piccole donazioni sono semplici da acquisire, mentre le più corpose richiedono accordi precisi. Si vorrebbe inoltre evitare che lo Stato guadagni interessi su queste cifre prima dell’inizio effettivo dei lavori. I soldi saranno donati in funzione delle varie fasi del cantiere, seguendone gli sviluppi. È il caso della compagnia petrolifera Total (100 milioni di euro promessi) che ha dichiarato di attendere un progetto più definito. Così come The Bettencourt Schueller Foundation, che vorrebbe finanziare attività inerenti l’artigianato.
Un report di Bloomberg osserva maliziosamente che, così facendo, i grandi finanziatori sbloccheranno i soldi solo per le parti più solide della struttura, quelle destinate a restare in memoria della loro attività benefica. Le fasi di lavoro più effimere ma non meno importanti per la prosecuzione del cantiere, come la messa in sicurezza di questi giorni, non saranno oggetto della loro (mirata) generosità.  
A sedare la polemica è intervenuto Olivier de Châlus, responsabile delle guide ed esperto dell’architettura della cattedrale. C’è ancora tanta incertezza sulla direzione che prenderanno i lavori di ricostruzione, spiega. In questo momento iniziale non servono grandi forze economiche, di cui invece ci sarà bisogno nella fase successiva, non prima della seconda metà del 2020, quando si prenderanno le decisioni architettoniche più importanti. (Yasmin Riyahi)

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