14 gennaio 2004

restauro Sala Altoviti – Palazzo Venezia Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia

 
Storia di un soffitto staccato: quello della loggia di Palazzo Altoviti, con un ciclo di affreschi di Vasari. Salvato dalla distruzione dell’edificio e collocato a Palazzo Venezia. Ora il restauro nel svela tutti i segreti. Tra colori originali e ridipinture novecentesche. E c’è perfino una botola…

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Alla fine del XIX le sponde romane del biondo Tevere vennero stravolte dai lavori di arginatura che imposero la distruzione di diversi edifici. Tra i tanti palazzi demoliti quello –magnifico- che il banchiere fiorentino Bindo Altoviti (1491-1557) aveva fatto costruire alla metà del XVI secolo all’altezza di Ponte Sant’Angelo.
Dall’abbattimento vennero salvati gli affreschi della loggia del pianterreno, opera di Giorgio Vasari (Arezzo 1511 – Firenze 1574), collocati tra il 1919 e il 1929 nella sala posta alla fine dell’Appartamento Cybo di Palazzo Venezia, che da allora prese il nome di Sala Altoviti.
Gli interventi del restauratore Torello Rupelli, alla fine degli anni Venti, furono volti anche all’integrazione delle parti mancanti o meglio delle parti di raccordo tra le varie storie; molti stucchi e alcune scene del ciclo erano infatti andate perdute.
Il tema degli affreschi, datati tra il 1553-54, è costituito dalle Storie di Cerere e dalla rappresentazione dei Mesi dell’anno, divisi in dodici riquadri e disposti intorno giorgio vasari_decorazione soffitto altoviti (particolare) all’immagine centrale dell’Omaggio a Cerere. Un soggetto caro al Vasari, che decorò con le gesta della medesima dea persino la propria dimora aretina e che ripropone qui -per l’Altoviti- il trionfo della Grande Madre circondata da decorazioni con le lotte tra tritoni, giochi di amorini e immagini del Tevere e dell’Arno, i fiumi delle città d’adozione e natale del banchiere.
Dopo più di 70 anni dalla data del montaggio questo è il primo intervento conservativo sugli affreschi, diretto dalla Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Romano e possibile anche grazie alla sponsorizzazione del Gruppo Monte dei Paschi di Siena.
La fragilità della pellicola pittorica depressa da crepe, abrasioni e decoesioni, ha imposto ai restauratori una notevole cautela e un preconsolidamento d’urgenza. Durante l’intervento è stato possibile identificare le ridipinture novecentesche, eliminare la patina di polvere e sporcizia e ridare nuova vita anche agli stucchi, che costituiscono la splendida intelaiatura del programma iconografico dipinto.
giorgio vasari_soffitto altovitiÈ stata inoltre scoperta la struttura portante che permise l’ancoraggio alla volta della sala mediante dei robusti tiranti in ferro e -curiosa soluzione- una botola ricavata da una sezione del ciclo – il riquadro con Cerere che affida a Trittolemo la sua missione – per permettere, forse, delle periodiche ispezioni nella struttura. Per quest’anno è prevista la seconda parte del restauro, che dovrebbe coinvolgere le pareti laterali con le paraste e gli stucchi, restaurabili grazie ai nuovi fondi che -dopo il successo di questa prima operazione- verranno sicuramente stanziati dalla Soprintendenza.

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cristina del ferraro
visitato il 17 dicembre 2003


Sala Altoviti, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, ingresso da via del Plebiscito, 0669994319, museopalazzovenezia@tiscali.it , direzione dei lavori di restauro: Maria Selene Sconci, catalogo: Retablo

[exibart]

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