25 luglio 2011

RACCONTI FOTOGRAFICI DI BOB KRIEGER

 
Immagini che hanno fatto la storia della moda, ritratti che colgono l’intimità dei personaggi più celebri al mondo, opere d’arte che trasudano vita, amore, intensità. Questo e molto altro nel grande omaggio che Milano rende a un geniale interprete del Novecento, venuto dall’Egitto…

di

“Più che un fotografo di moda, mi sento un fotografo storico”. Parola di Bob Krieger, davanti alle opere della grande antologica che gli ha dedicato Palazzo Reale a Milano. Lavoro di cui è molto fiero: “Sono stati otto mesi intensi, senza un giorno di riposo. E non sono mancati gli imprevisti: a pochi giorni dall’apertura è saltato l’accordo per l’allestimento, una vera tragedia, poi abbiamo trovato proprio qui, a Palazzo Reale, la scenografia neoclassica perfetta, che sembra fatta apposta per la mia mostra. Un segno del destino”. Un destino in cui Krieger crede fortemente: “La mostra, per puro caso, è stata inaugurata il giorno del compleanno di mia zia Nelly, che è la persona che mi ha spinto a seguire la strada della fotografia”. Il primo ritratto del giovane Bob, scattato nel 1963 all’età di 28 anni ancora ad Alessandria d’Egitto, dove Krieger è nato (1936) e cresciuto, è proprio il suo, esposto nella prima sala che apre la mostra. Di fronte, una sorta di “parete delle origini” in cui troviamo i dipinti del bisnonno Giuseppe Cammarano, uno dei grandi pittori della scuola napoletana che contribuì a realizzare la reggia di Caserta e, tra loro, la prima opera a tecnica mista realizzata da Krieger, Delle gioie e delle pene, un nudo imprigionato in una rete metallica dalle cui giunture scaturiscono oro e color del sangue. “Un lavoro nato dall’incontro con una persona speciale, che mi ha cambiato la vita” spiega l’artista, “una storia d’amore intensa, che dura tuttora. Con quest’opera ho voluto esprimere come mi sentivo, imprigionato da una forza travolgente, luminosa ma anche dolorosa. In basso a destra, una chiave: un simbolo di libertà con cui consegno l’interpretazione allo spettatore”. Come si intuisce dalla prima sala, quella di Palazzo Reale non è un’antologica che segue il filo degli eventi, ma piuttosto quello del cuore. 

I ritratti, le opere, le foto di moda sono la grande famiglia di Bob Krieger, i cui componenti, dialogando tra loro in un allestimento affettivo, ci raccontano un’epoca. Ecco allora che proseguendo nel percorso della mostra, si legge la storia della moda, intrecciata a quella d’Italia: dall’haute couture di Valentino del 1974 alla prima sfilata ripresa su diapositiva di Armani del 1982, dal ritratto di Gianni Agnelli a quello di Anita Garibaldi di fronte a cui campeggia, grande come un sole, l’occhio di Emanuele Filiberto di Savoia. Un omaggio all’Italia, un Paese in cui Bob Krieger crede molto: “l’arte scorre naturale nel sangue degli italiani, gli appartiene. Moralmente, non siamo migliori né peggiori di altri, solo dovremmo smettere di usare la scusa che in Italia le cose non funzionano per non far nulla”. L’Italia rappresentata da Krieger è un’Italia di cui andare fieri: ai grandi ritratti celebri di personaggi internazionali come Bill Gates o il pianista Lang Lang si aggiunge un’intera sala di volti italiani, da Carla Fracci a Giorgio Gaber passando per Dacia Maraini e Vasco Rossi. Tutti trasformati in francobolli, come suggerisce il titolo Prioritaire

E quasi tutti con in primo piano le mani, dettaglio espressivo fondamentale nella poetica dell’artista. Un’attenzione ai dettagli che si traduce in amore per la tecnica fotografica: “Il fotografo è un mestiere che oggi non esiste quasi più. Prima, ogni scatto aveva un costo, e questo rendeva indispensabile la padronanza della tecnica e un certo senso di responsabilità che, come in tutte le cose, viene a perdersi quando la riproducibilità diventa gratuita. L’autofocus è stato il dramma degli aspiranti fotografi”. Nasce forse da qui la voglia di sperimentare tecniche che contribuiscano a rendere uniche le opere. Come la stampa su oro dei nudi Profilo e Lotus (scherza Krieger: “Un amico vedendoli mi dice, “mi dai il suo numero di telefono?” e io “certo, ma mi devi fare una promessa: la chiami davvero”. Oggi la modella dovrebbe avere più di settant’anni, le farà certo piacere la telefonata di un ammiratore…”).

Oltre che nella tecnica, l’immortalità è ricercata negli omaggi ai grandi modelli del passato: Canova, Rodin, Klimt sono i più amati e presenti, come ad esempio nelle celebri immagini della modella Veruschka, ritratta come una dea greca, ma anche nei ritratti del 2011 Gabriella, Umberta e Sandra. La mitologia è presente anche in molte delle opere più recenti che uniscono alla fotografie la materia del colore, unione di elementi che sembra rispecchiare l’animo complesso di Krieger:  anche lui come il suo Tuffatore, resta immobile eppure cattura il movimento, e trasudando oro e argento regala l’immortalità ai suoi soggetti.

a cura di giulia masperi


dal 10 giugno all’11 settembre 2011

Bob Krieger. Ricordi tra fotografia e arte

Palazzo Reale

Piazza Duomo 12, Milano

Orari: lunedì 14.30 – 19.30 /martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30-19.30 / giovedì e sabato 9.30 – 22.30

Ingresso: gratuito

Info: www.comune.milano.it/palazzo reale

catalogo: Leonardo International

Mostra promossa da Comune di Milano / Cultura / Palazzo Reale

in collaborazione con Habitare

con il patrocinio di Regione Lombardia, Provincia di Milano

 

*foto in alto: Bob Krieger, Delle gioe e delle pene-130×130 ©Bob Krieger

[exibart]

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui