21 aprile 2013

L’abbagliante potenza del dettaglio

 
Franco Fontana è un fotografo che riesce a trasformare le immagini banali della vita quotidiana in visioni artistiche. Lavorando sulla luce, il colore. E catturando geometrie nei dettagli apparentemente più insignificanti. Così le sue foto, dal Sud Italia alla grande America, diventano quadri dai colori saturi e dalle linee minimaliste. Dando corpo a un’idea di paesaggio interiore

di

mostra Franco Fontana. Paesaggi a confronto, da Oredaria (foto Manuela De Leonardis)

Roma, 19 aprile 2013. Una finestra con le persiane chiuse, incastrata nell’intonaco tinteggiato di rosso e, in primo piano, un rettangolo di muro grigio, tra lo sfocato e il melange: Urban Landscape. Firenze. 1961 sintetizza la visione di Franco Fontana (Modena 1933, vive e lavora a Modena) nel percorso espositivo “Franco Fontana. Paesaggi” a confronto da Oredaria Arti Contemporanee (fino al 24 aprile). Si tratta del secondo appuntamento che la galleria romana dedica al fotografo modenese dopo la personale Estremi urbani (2006). 
Con lo sguardo dell’esteta, Fontana, celebre interprete della fotografia a colori (è stato tra i primi ad ottenere, fin dall’inizio degli anni Settanta, riconoscimenti internazionali esponendo tra gli altri al São Paulo Museum of Art, alla 36° Biennale di Venezia, al Pushkin Museum of Fine Arts di Mosca, al Museum Ludwig di Colonia, al Carrousel du Louvre di Parigi, all’IVAM di Valencia) cattura il bello e l’inconsueto che c’è nel quotidiano, nella monotonia di un paesaggio, nello squallore di un dettaglio comune. 
Franco Fontana a Roma - ottobre 2010 (foto di Manuela De Leonardis)

È attratto dalle varianti cromatiche, dalle forme geometriche, dalla ripetizione dell’oggetto, dal segno che si trasforma in pattern. Soprattutto i muri, le porte e le finestre, ma anche le linee diagonali dei campi fioriti come vediamo in Puglia, Italia. 1995, dove all’incrocio tra un campo giallo e un campo rosso – proprio come l’incontro tra due raggi di luce – troviamo un alberello dalla chioma fiorita e tutt’intorno il verde brillante del manto erboso. «Le mie fotografie non illustrano, ma esprimono un pensiero», afferma il fotografo e, allo stesso tempo, trattengono e rimandano quell’emozione provata nell’atto stesso in cui lo sguardo coglie il presente. In questo modo Fontana inventa uno stile tutto suo, profondamente originale, attraverso il quale la natura diventa qualcosa di diverso da come siamo abituati a conoscerla. Si fa arte, le fotografie appaiono quadri saturi di colori e dalle geometrie minimaliste. 
Franco Fontana, Chicago, 2000

Fontana è anche un instancabile viaggiatore. In mostra ci sono degli scatti incredibili di Chicago, Ibiza, Los Angeles, San Francisco, Tokyo… luoghi in cui egli torna a distanza di tempo, inquadrando però sempre dettagli anonimi in cui la riconoscibilità geografica è totalmente assente. In questo tipo di percorso interiore si nota una certa similitudine con un altro grande viaggiatore che usava la fotografia (aveva sempre con sé la Leica con l’esposimetro a parte) come block notes: Bruce Chatwin (1940-1989). Meno nota forse della produzione letteraria, è quella fotografica dello scrittore inglese che però è quantificabile in un fondo di oltre 3mila immagini, conservate presso la Trevillion Picture Library di Londra. Nell’introduzione di Bruce Chatwin. L’occhio assoluto. Fotografie e taccuini (1993), Francis Wyndham parla di «un paesaggio visivo interiore rigoroso, sofisticato e inconfondibile».
Lo stesso si può dire di Franco Fontana che della fotografia ha fatto il suo mezzo espressivo, benché all’inizio non ne fosse affatto consapevole: si avvicinò alla fotografia per divertimento nei primi anni Sessanta, prendendo in affitto una Kodak Retina con cui scattava nei weekend. Nello sguardo di entrambi c’è, tuttavia, un’attrazione per le pulsioni cromatiche e anche una poetica in cui emerge una traccia di ottimismo. Se per Chatwin si è parlato di visioni alla Noland o alla Rauschenberg, per Fontana vengono in mente riferimenti alle avanguardie russe, soprattutto il Costruttivismo.
Franco Fontana, Puglia, 1978 Franco Fontana, Ibiza, 1992

Anche il mare fa la sua comparsa all’interno di composizioni minimali come Seascape. Tirreno. 1976 e Seascape. Liguria. 2005, diventando una linea illuminata – dai riflessi argentei – nell’oscurità del mare e del cielo. Particolarmente poetica, poi, per la sua aspirazione ad un senso di libertà la fotografia Ibiza. Spagna. 1992 in cui un grande muro giallo-zafferano si eleva da un pavimento di cotto, su cui poggia anche un parallelepipedo bianco sporcato di celeste. Più su, oltre il muro, nella striscia di cielo azzurro le nuvole si fermano, bloccate nell’imminenza della trasformazione.

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