19 maggio 2010

fino al 30.V.2010 Michela Ghisetti Vienna, Galerie Wolfrum

 
Invece dei baffi alla Gioconda lei mette gli occhiali alla… Ma fosse solo quello! Ha un’ossessione per certi dettagli, e li fa così bene, che viene la curiosità di sapere se li disegna dal vivo, tanto è la varietà del solito soggetto ritratto. Questione non di poco conto, data la posta in gioco...

di

Alla base dei gesti
dada di questa artista c’è sempre uno schizzo a matita su carta che riproduce L’Origine
du monde
di Gustave
Courbet
,
conservando anche le dimensioni 46×55 centimetri del quadro originale. Ma lì
dove il pittore francese presenta un pube tutto nature, per non dire scapigliato, lei
acconcia il pelo con tanta doviziosa fantasia da farlo sembrare un curioso
parrucchino messo a ornamento dell’organo sessuale femminile, elemento, questo,
sempre chiaro e distinto, sempre ben in vista nella sua carnosità. Eccessivo
nell’offrirsi allo sguardo.
Michela Ghisetti
(Bergamo, 1966), trapiantata
a Vienna da quasi un ventennio, dove si è diplomata presso l’ambitissima
Akademie der Bildenden Künste, ha quindi scoperto un filone d’indagine
praticamente inesauribile, che le permette di produrre un campionario di tutto
rispetto e tutto sui generis, diciamo lombrosiano, tanto per rendere l’idea. Indagine
inesauribile, considerata la fantasia delle acconciature di ogni epoca e stile
in combinazione con la variante formale della natura femminile.
Lei è abilissima
nel disegno a matita e a pastello, ha un tratto molto raffinato mirante a
raggiungere un efficace naturalismo che – crediamo – il grande Courbet, pittore
realista per
eccellenza dell’Ottocento
francese, non avrebbe certo disdegnato.
Michela Ghisetti - 1.10 (Robin Hood) - 2010 - matita su carta giapponese - cm 46x55 - courtesy l’artista
Una serie
recentissima di sei di questi tipici disegni l’abbiamo trovata esposta in una
mostra collettiva viennese, e tra i sei ne spicca uno con gli occhiali da sole,
con inevitabile allusione allo sberleffo ironico e profanatorio di Duchamp sulla Gioconda. Al tempo stesso, la
trasfigurazione che ne deriva si appropria di un’ulteriore semantica citazionista
riferita al surreale e grottesco mondo di Arcimboldo, l’artista cinquecentesco
lombardo che ebbe proprio a Vienna la sua trionfale affermazione.
La collettiva
viennese ha un titolo che pare tagliato su misura per la produzione di
quest’artista: si chiama, neanche a dirlo, Haar, ovvero ‘capello’, e anche
‘pelo’. Nel folto gruppo di artisti in mostra, solo lei in effetti si è data, e
non da ora, il compito di riunire in quel singolo significante (Haar) i due significati, con una
strategia decisamente post-strutturalista. Che è un tutto dire associata al
fatto che, proprio nel luogo natale della psicanalisi – e partendo da un
dipinto come L’Origine du monde, a lungo appartenuto e venerato da Jacques Lacan, lo
psicanalista che ha “reinventato” l’originalità del pensiero freudiano – la
poetica di Michela Ghisetti sia riuscita a mettere in gioco tanti elementi che
convergono infine in una perturbante quanto inattesa messa-a-nudo della seduzione incarnata
nell’eros.
Michela Ghisetti – 2.10 (Coconut Kiss) - 2010 - matita su carta giapponese - cm 46x55 - courtesy l’artista
In piena
inaugurazione abbiamo messo alle strette Michela Ghisetti, l’artista in
persona, per farci rivelare la duplice fonte, materiale e concettuale, della
sua ispirazione… Lì per lì, più interessati alla prima che alla seconda, a
dire il vero.
Astutamente ci ha negato
la soluzione, rispondendo che questa diffusa curiosità lei la affida alla
fascinazione di chi guarda: “Consiste anche e soprattutto in questo rimando
il senso del mio lavoro”
. È una fascinazione, però, che produce una frattura; un interdetto traumatico, non rivolto
unicamente alla sfera maschile. Niente da fare, quindi, con il sospetto di
essere stati noi stessi risucchiati nell’abisso traumatico di quella seduzione. Per certi
versi, siamo
stati rinviati alla motivazione che Giacomo Casanova fa trapelare al lettore
nelle righe del suo capolavoro, ragionando intorno a ciò che lo fa immergere
nel vortice dell’universo femminile. Che non è la donna in quanto tale, ma il
riflesso fantasmatico di se medesimo: l’indomabile, irrequieto istinto di soddisfare
la sua curiosità.

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mostra visitata il
15 aprile 2010


dal 16 aprile al
30 maggio 2010
Haar
Galerie Wolfrum
Augustinerstrasse,
10 – 1010 Vienna
Orario: tutti i
giorni ore 10-18; sabato ore 10-17
Ingresso libero
Info: tel. +43
151253980; fax +43 1512539857; wolfrum@wolfrum.at;
www.wolfrum.at

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3 Commenti

  1. Cosa costrige oggi all’artista che – magari sa disegnare in modo ecelso – ad inventare per poter farsi notare! Del resto nulla disorienta più , inoltre non credo che chi scrive si stupisca: anche qui sento poca verità
    (opinione personale ovviamente)
    Tuttavia la verità in arte sfugge anche a chi non la vuole rivelare…ma è proprio certo che è agli uomini che si rivolge l’artista con le sue strategie?
    NF

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